UN VECCHIO COPIONE di Luigi La Spina
UN VECCHIO COPIONE UN VECCHIO COPIONE Luigi La Spina MA perché non li avvertono? Perché non si sono accorti che da ormai cinque anni è cambiato il secolo e non siamo più nel Novecento? Che il comunismo, per fortuna, è finito a martellate su un muro di Berlino, in una straordinaria notte di quindici anni fa. Che la socialdemocrazia, lanciata addirittura nell'ultimo anno dell'Ottocento da un signore che si chiamava Eduard Bernstein, sempre in Germania, è stata certamente longeva, ha prodotto tante buone cose e tante illusioni, ma difficilmente può essere fonte d'ispirazione anche nel Duemila. Un weekend politico davvero nostalgico e un poco surreale quello che abbiamo appena trascorso. Per la verità, degno più di Flaiano e del suo povero abitante di Marte che dei fasti, meglio dei nefasti, della seconda e della terza Internazionale. Poiché Berlusconi, Rutelli e tutti coloro che si sono dilettati di passare un fine settimana «rétro» non sono professionisti della storia ma della politica, occorre domandarsi perché abbiano cominciato così una campagna elettorale che si annuncia non solo lunghissima, ma, se davvero proseguisse in tal modo, davvero noiosissima. Escluse motivazioni d'approfondimento scientifico, la spiegazione possibile è quella di un fenomeno imitativo, come al solito, di impronta americana. L'esempio di Bush, del suo trionfo fondato sulla predicazione dei valori, sulla suggestione delle emozioni profonde che ha saputo susci- tare, contro l'algida razionalità del suo avversario, deve aver convinto anche la nostra classe politica che le armi vincenti sono quelle che toccano il cuore del cittadino elettore piuttosto che la sua mente. In verità, si tratta di una legge della competizione elettorale che non ha scoperto Bush, ma che era già ampiamente nota e intensivamente applicata nella Grecia classica e al Senato romano, quello di Marco Tullio (Cicerone), non di Marcello (Pera). Passano i. secoli; l'uomo, anche quello sub specie elettorale, è sempre uguale; i brevetti, dopo un certo numero di anni, scadono e non si devono neanche pagare le tasse agli eredi di chi li ha inventati. Si potrebbe anche sostenere che questo «revival» sentimentale sia una fortuna: finalmente i nostri politici si accorgono che i loro cittadini hanno bisogno di chi sa mobilitare anche la passione. In tempi di delusioni e di scetticismi, almeno così dicono, questa potrebbe essere davvero la giusta cura per rinsaldare intorno alla democrazia lo spirito civico degli italiani. Peccato sia proprio impensabile che siano ancora queste antiche parole ad accendere gli animi, a sollevare entusiasmi, ad incutere paura. Sembrano piuttosto vecchi copioni rispolverati da vecchi attori che non riescono a capire più i gusti del loro pubblico e sperano di risuscitare, se non l'interesse, almeno la nostalgia della platea. Al traguardo manca più di un anno, gli sfidanti sono quelli di dieci anni fa, gli argomenti sono quelli del secolo scorso: ci sarà poco da divertirsi. COSTITUZIONE UE, LEGA IN TRINCEA La ratifica all'esame della Camera da domani, il Carroccio affila le armi Gigi Padovani A PAGINA 4
Persone citate: Berlusconi, Bush, Cicerone, Eduard Bernstein, Flaiano, Gigi Padovani, Pera, Rutelli
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