FIRST LADY LOOK IMPERIALE di Aldo Baquis

FIRST LADY LOOK IMPERIALE LA SVOLTA DI LAURA BUSH FIRST LADY LOOK IMPERIALE Lucia Annunziata MARTHA (Washington), la prima, vestiva ancora con bustino all'inglese (e suo marito indossò solo in quella occasione calze di seta al ginocchio); Abigail (Adams), la seconda, sfoggiò un lungo strascico, nonostante suo marito fosse rimasto fedele all'austero abito scuro degli aristocratici delle Colonie. Nella fenomenologia americana del potere, i vestiti delle First Lady (e del Presidente) nei giorni della inaugurazione hanno la valenza di una dichiarazione politica. Esposti, infatti, in una mostra permanente al National Museum of American History, questi abiti costituiscono una breve - e irriverente - storia della nazione, un piccolo indice rivelatore di debolezze che avrebbero potuto essere colte subito: da quel desiderio di fasto di Abigail, alla semplice insicurezza di Rosalynn Carter che mise di nuovo un vecchio abito liso che però era caro al marito; dallo snobismo di Jacqueline Kennedy che si disegnò da sola il celebre modello impero di seta pesante, al rosso hollywoodiano di Nancy Reagan, all'imbarazzante tunica piena di specchietti della intellettuale Hillary, a disagio nel ruolo di moglie. Giovedì prossimo, 20 gennaio, per la 55a inaugurazione presidenziale degli Stati Uniti, Laura Bush presenterà al mondo la metamorfosi di se stessa da anatroccolo texano insegnante, giacca, pantaloni e tacco medio - a cigno del potere: se quattro anni fa si presentò al Paese con un cap- potto di lana boucle a tre quarti firmato da un sarto che veste anche le cheerleaders dei Dallas Cowboy, giovedì sfoggerà un completo di cachemire rifinito da ricami, di un inusuale bianco, firmato Oscar de la Renta, sarto simbolo del lusso americano, incline all'uso di stoffe pesanti, ricami, stole e sbuffi, di solito prediletto da donne come Sarah Jessica Parker. E se è vero che questo 55" giuramento, con i suoi 40 milioni di dollari (già molto discussi), si presenta come il più costoso della storia degli States, il guardaroba della signora Bush (vari capi per l'intera settimana di celebrazioni) pare aver contribuito felicemente al lievitare dei costi. Del resto questo è il messaggio: la evoluzione di Laura è anche il racconto di un passaggio avvenuto, di un «Presidente occasionale» che ha finalmente avuto una investitura popolare piena, con tre milioni e mezzo di voti in più del suo avversario. Di questa vittoria Laura, che nel 2000 salì sul podio del giuramento come la riluttante moglie di un politico dal breve futuro, è nel 2004 piena protagonista. Nei risultati elettorali, infatti, uno dei fortini democratici polverizzati da Bush è proprio il sesso femminile. Nel 2000 il 54 per cento delle donne americane scelse Gore, nel 2004 solo il 51 per cento ha scelto Kerry; lo spostamento di voti è ancora più marcato fra le donne sposate e con figli, che hanno dato a Bush il 55 per cento dei loro consensi, a fronte del 49 per cento consegnato a Kerry. Sono, queste ultime, le «security mom», le madri rese ansiose dalla guerra che hanno considerato Bush un migliore leader. Il loro voto, insieme a una parte di voto ebraico, operaio e cattolico, ha dato al Presidente repubblicano la sua riconferma. Laura ne ha il grande merito. Il suo calcare le scene in bianco è forse controcorrente rispetto ai rossi e ai blu patriottici, ma è molto lussuoso, distaccato, altero: insomma, in linea con una presidenza divenuta imperiale. ISRAELE SOSPENDE I CONTATTI CON L'ANP Reazione di Sharon dopo l'attacco Abu Mazen condanna l'attentato Aldo Baquis A PAGINA 10

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