Addio a Rubini fisico di pace tra ebrei e arabi

Addio a Rubini fisico di pace tra ebrei e arabi UN PIONIERE Addio a Rubini fisico di pace tra ebrei e arabi Ida Molinari SERGIO Fubini si è spento a Ginevra ab'età di 76 anni. Professore emerito deb'Università di Torino, non fu solo un fisico teorico blustre nel campo debe particelle elementari e un pioniere della teoria delle stringhe. Fu un saggio dotato di fine umorismo ebraico e di understatement subalpino. Quando Hans Bethe, premio Nobel, uno dei grandi padri della fisica, gb offrì una cattedra ab'Università di Comeb che si trova a nord di New York verso il Canada, disse scherzando che aveva rifiutato perché non voleva spalare neve sei mesi l'anno. In realtà non voleva recludersi in luoghi troppo remoti rischiando così di perdere le radici torinesi. Ma neppure voleva rinunciare al suo essere cittadino del mondo. «In questo modo - dice b preside deba facoltà di Scienze, Enrico Predazzi - Fubini costruì a Torino una scuola dai forti legami con Istituzioni di primaria importanza, come il Mit di Boston e il Cem di Ginevra.». Molto prima che venissero inventati l'Erasmus, le lauree europee e gb scambi istituzionabzzati, Fubini insegnò a colleghi ed allievi come uscire dal provincialismo. Anche grazie a lui, in Itaba, la fisica fu il primo ramo deba scienza cui venne riconosciuta dignità intemazionale. «Fu un tessitore di rapporti umani e scientifici - dice ancora Predazzi - oltre che un promotore di idee nuove.». Anni 60.1 fisici venivano da anni gloriosi di grandi scoperte e c'era una gran voglia di fare, di costruire, di inventare. Fubini era nel suo elemento e divenne uno degb artefici di quella globalizzazione deba scienza che oggi è un fatto scontato. «Girate - ripeteva - andate a studiare in America, in Francia, in Danimarca, pubblicate sube riviste intemazionali.». E aiutava poi con generosità molti fisici a trovare i contatti giusti affinché davvero riuscissero a raggiungere quebe mete. Sembra la preistoria, non c'era Internet e le telefonate con l'estero bisognava prenotarle e aspettarle per ore. Fubini non aveva pazienza, era lui b messaggero. Partiva e poi tornava a Torino arrivando dalla California, dove lavorò con Murray Geb-Man, «b premio Nobel che aveva mutuato da Joyce b termine Quark», ripeteva divertito. Poi da Boston, quindi da Ginevra, dove crescevano i laboratori europei del CERN (più tardi entrò lui stesso nel direttorato di questa organizzazione). «Aspetto Fubini e poi parto anche io.». Era una frase comune di quegli anni in cui i fisici torinesi sognavano un lavoro da pioniere in una di quelle prestigiose istituzioni. «Fu una persona unica, di un fascino incredibbe - ricorda Vittorio De Alfaro, suo collaboratore storico e oggi anch'egb professore emerito dell'Università di Torino -. Dal 1966 al 1986 lavorai con lui incessantemente. Erano anni molto eccitanti neba fisica, specie in queba delle particebe elementari. Con Sergio si operava perfettamente aba pari anche se poi era lui a condurre l'azione. Sono stati anni fruttuosi e felici. Io avrei potuto scegliere una strada autonoma, come si fa sempre ad un certo punto, ma la ricerca con questo grande amico era troppo entusiasmante. Fubini era al Mit e stava al Cem durante l'estate. Lì lo raggiungevamo io ed altri cobaboratori. Si fermava anche a Torino, certo, e quando veniva portava nel nostro Istituto personaggi di prima grandezza. Una volta arrivò con Steven Weinberg, b Nobel americano che tutti conoscono come l'autore dei "Primi tre minuti".» «La sua vita scientifica ebbe due fasi - spiega Stefano Scinto, uno dei suoi ultimi cobaboratori- . In California lavorò abe interazioni nucleari basandosi su un concetto chiave in fisica teòrica, quebo di simmetria. Passò quindi al Mit e poi al Cem: qui pubblicò con Gabriele Veneziano ricerche che posero le basi aba moderna teoria debe stringhe. Ma in lui c'era molto di più della vita di scienziato perché nessuno gb era pari nel saper mettere in contatto persone e culture diverse. Chiuse la sua vita attiva nel modo migbore: con b congresso del Sinai del 1995 che mirava a dare una mano neba difficbe opera di ricucitura dei rapporti fra israebani e palestinesi.».