Sri Lanka, l'onda assassina non ferma le Tigri tamil

Sri Lanka, l'onda assassina non ferma le Tigri tamil —— .'■'v..',.-"...-'. T LA SPARTIZIONE DEI FONDI STANZIATI DALLA COMUNITÀ' INTERNAZIONALE RIATTIZZA GLI ODI ETNICI Sri Lanka, l'onda assassina non ferma le Tigri tamil L'Unicef denuncia: tre bambini arruolati dalla guerriglia in un campo profughi reportage ìerangelo Sapegno inviato a COLOMBO SEMBRAVA che il dolore avesse fermato i cuori e l'odio. Ma a volte abbiamo troppa fiducia nel! uomo. Mentre non riusciamo ancora a distogliere gli sguardi dagli orrori, è già tutto tornato come prima, o peggio di prima, sotto gli occhi degh aerei che portano medicinali, fra le truppe che vengono ad aiutare, i ministri che corrono a salutare e i soldi che cominciano a suonare. Nello Sri Lanka c'era persino una pace che durava da due anni, da quando Erik Solheim aveva portato ai tavoli delle trattative cingalesi e tamil dopo vent'anni di guerra civile, e ora tutto sembra già crollare fra i morti e le macerie, e le parole di cordoglio e le lacrime di un popolo. In Indonesia è uguale, e a Banda Aceh, dove musulmani cristiani e buddhisti avevano trovato il coraggio di soccorrere insieme le vittime, hanno una fretta matta di tornare a far fuoco, a regolare i conti. E' il rumore dei soldi. E la rabbia dei poveri. A Colombo la presidente dello Sri Lanka, Chandrika Kumaratunga, aveva appena detto piangendo che voleva «adottare un bambino tamil». Lei è già madre di due figli. Al cronista del Daily News era parsa «visibilmente emozionata», durante la riunione in corso sugli sforzi per la ricostruzione. Aveva parlato come una mamma, e aveva detto: «Sono contraria a a mandare negli orfanotrofi i bambini che hanno perso i genitori in questa tragedia». Cosa pensa di fare?, aveva chiesto il giornalista. «Io comincerò ad adottarne imo, tamil, e spero che tanti seguano il mio esempio. Non possiamo lasciare soli i nostri bambini più fortunati». Lei, l'adozione deve ancora farla. Qualcuno invece li arruolerebbe, quei bimbi, per fame dei soldati. Ted Chaiban, il capo dellllnicef nello Sri Lanka, ha parlato di tre casi, di tre piccoli reclutati in un campo profughi dalle Tigri tamil. Oggi ha detto che due sono stati ritrovati (o rilasciati dopo una trattativa), ma la terza, una ragazza di 15 anni, no. Sarebbe stata presa nel campo di Batticaloa. Anche Amnesty International ha lanciato l'allarme, dopo quello delle violenze sulle donne nello Sri Lanka: «Quella dei bambini recluta¬ ti dai guerrigheri è una tragedia che continua da tempo». E il tempo, da queste parti, ormai non si ferma più. In questo Paese i giornali americani hanno anche spedito truppe di inviati che denunciano i dolori dei più pica oli e le violenze sai bambini, nel cuore dello tsunami e ai margini della guerra tamil. E di nuovo il rumore dei soldi a riaccendere queste agonie. Non è un caso che Amnesty sottolinei pure il crescente disaccor' do in questa regione per la distribuzione degh aiuti. E' l'altra faccia di questa partita del dolore. Adesso verrà anche Paul Wolfowitz, il neocon della guerra in Iraq, a benedire le truppe umanitarie, i marines americani che tendono la mano con un pezzo di pane al posto del mitra, come quelh che incontriamo in questi giomi aU'Hilton di Colombo, che non fanno mai il muso duro, e che preferiscono sorridere e parlare. Ma il nuovo corso non sarà così semphee da imporre agh altri, a tutti quelh che vedono questi soldati solo come dei nemici. Già l'India non ha voluto Kofi Anan a visitare le zone tamil. E l'Indonesia l'altro giorno ha fatto sapere che le truppe umanitarie devono sloggiare da Banda Aceh, dove i ribelli fanno la guerra anche con il maremoto o per il maremoto, e quel che significa: aiuti e soldi, di nuovo. Prima vanno meglio è, così il governo potrà avere mano libera contro i ribelli. E poi, come se non bastasse, da qui e da là, affacciate sui fuochi e sui morti, ci sono pure un po' di elezioni nella grande regione dello tsunami, perché si vota in Thailandia, dove cerca di farsi rieleggere il presidente-tycoon proprietario di tv, e nelle Maldive e nello Sri Lanka. Dappertutto in palio c'è sempre la stessa cosa: la ricostruzione. Possono essere cadaveri che brillano d'oro questi che abbiamo visto ammassarsi sulle risacche, rapiti dalle case sfasciate dall'acqua, rubati dal mare. E allora, non c'è da stupirsi troppo, se non basta il volto buono a stelle e strisce che mostra l'America scendendo' dal cielo con i suoi sacchi di riso, le medicine e le taniche d'acqua da distribuire agh assetati, per fermare il mondo con lo tsunami. Nello Sri Lanka, la Norvegia cercherà di riallacciare i negoziati fermati dal maremoto tra la maggioranza sinhala (buddhista) e la minoranza tamil (hindu). Qualche buon segnale ci sarebbe: l'Italia attraverso Margherita Boniver ha fatto sapere di aver trovato ben disposto il governo di Colombo a far arrivare una parte consistente degh aiuti ai tamil. Ma le parole, qui come altrove, vanno come il vento. E i tamil che annoiano a forza pure gli orfani dello tsunami non sembrano avere grandi intenzioni pacifiche. Persino la smentita della Daya Haster, la branca pohtica dei tamil, non sembra troppo convincente: «Noi abbiamo l'ordine di non annoiare ragazzini e sappiamo obbedire. Solo che molte volte sono i ragazzini che mentono sull'età». Il rumore dei soldi e gli squilli di guena. Possiamo fermare negh occhi quello che resta dello tsunami, le sue cifre, i IBOmila morti, i 30893 dello Sri Lanka più i suoi 6.038 dispersi, i corvi e i cani randagi che cercano cibo e carogne di animali fra le macerie, e il volto distrutto di un uomo che ha perso suo figlio «solo 5 secondi, solo 5». Lo teneva stretto fra le braccia quando il mare Iha portato via. Gli sembra d'essere stato lui a lasciarlo. Per questo non si muove da qui, fanno come una pietra con gli occhi verso il mare. Questo è quello che è stato. Ma quello che verrà non sarà meglio. Bambini in un campo profughi nello Sri Lanka

Persone citate: Banda Aceh, Chandrika Kumaratunga, Erik Solheim, Kofi Anan, Margherita Boniver, Paul Wolfowitz, Sapegno, Ted Chaiban

Luoghi citati: America, India, Indonesia, Iraq, Italia, Maldive, Norvegia, Thailandia