«Referendum su Gaza o rovesceremo Sharon» di Fiamma Nirenstein

«Referendum su Gaza o rovesceremo Sharon» PASSA LA FINANZIARIA IN ISRAELE, MA E' SOLO UNATREGUA «Referendum su Gaza o rovesceremo Sharon» dissidenti del Likud annunciano: lo scontro è soltanto rinviato. La Jihad uccide un colono Fiamma Nirenstein GERUSALEMME Alla prima prova il nuovo governo di Sharon ce l'ha fatta, ma tutti sanno che è una tregua che somiglia a una trappola; il Parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato con 64 voti contro 53 la prima lettura del bilancio, evitando così non solo una immediata crisi, ma anche la spaccatura definitiva del Likud. Tutta la questione, ha pochissimo a che fare con i conti in rosso dello stato d'Israele e la controversa pohtica di risanamento di Bibi Netanyahu, ma riguarda invece (specialmente dopo l'elezione di Abu Mazen a presidente deh'Autonomia Palestinese e l'ingresso di Shimon Peres con i suoi laburisti nel governo) lo sgombero da Gaza e jarte della Cisgiordania. Sharon ne la fatto il suo primo e quasi unico obiettivo, e per questo ha arruolato l'opposizione concedendole importanti e numerosi ministeri; il suo partito, il likud, è però spaccato in profondità su questa prospettiva, e gh fa una guerra senza quartiere pungolato dai partiti dì estrema destra. Lo scopo dei «ribelli» è costringere Sharon a fare marcia indietro sullo sgombero, e in una prima fase ottenere che venga indetto il referendum: lunedì, in occasione della fiducia, votarono addirittura in tredici del likud contro il loro stesso nuovo governo. La nuova coalizione ha preso così solo 58 voti contro 56. Adesso, non è che i ribelli abbiano rinunciato alla loro battagha: guidati dah'astuto e duro Uzi Landau e sostenuti di nascosto da Bibi Netanyahu, che pure h ha dissuasi uno a uno per telefono dal far cadere il governo il giomo dopo che era entrato in carica, sono pronti a agire nel giomo della seconda e della terza lettura, e hanno detto chiaro che se Sharon non decide per il referendum, la sorte sua e di Peres è chiudere bottega. Sharon però sta lavorando a due possibilità: la prima è quella delle elezioni anticipate, col rischio che il Likud scelga, a causa di strani equilibri intemi nel Comitato centrale, un altro candidato. La seconda quella dell'allargamento del governo a un altro partito ultraortodosso oltre a quello, già dentro, dell'Unità ebraica della Torah: Shas. Sharon già ieri ha cercato Eh Yishai, il Segretario del partito, per un incontro che si svolgerà oggi. Il dilemma è molto deheato: Shas ha ricevuto da Ovadia Yossef, il suo Grande rabbino, il divieto di far parte di un governo che avrebbe ceduto la terra unilateralmente tramite lo sgombero, come previsto. Infatti, ha ponderato secondo criteri religiosi il rabbino, si può cedere terra solo in cambio di pace, ovvero della salvaguardia garantita di vite umane. Adesso Sharon prometterà a Shas due cose: prima di tutto, che cercherà di gestire lo sgombero da Gaza in collaborazione con Abu Mazen e non più unilateralmente come ai tempi di Arafat. E in secondo luogo, che le grosse concessioni economiche ricevute dai religiosi ashkenaziti per convincerli a entrare al govemo, si potrebbero ripetere con Shas. Insomma, Sharon cerca di portare almeno una parte dei partiti religiosi dall'escatologia alla dimensione civile, che non è poca cosa. La realtà è che la ribellione pohtica (quella sociale è ovviamente fra i coloni e gh obiettori nell'esercito) cova soprattutto nello stesso partito di Sharon, che ormai lo accusa in maniera ossessiva ed eccitata di essere un traditore e un leader antidemocratico perché non vuole andare al referendum sul ritiro e ha tradito le aspettative del suo stesso elettorato. Sharon deve così fare i conti con una quantità di terribili ostacoli sulla strada della sua linea morbida, basta pensare che ieri proprio a Gaza, Gideon Rivlin, un coltivatore diretto cinquantenne padre di cinque figli, è stato ucciso da una bomba piazzata dalla Jihad Islamica in un tunnerl: un'azione certo di cattivo auspicio, come i lanci di razzi Qassam che proseguono, per lo sgombero. Tuttavia, una rivoluzione micidiale è iniziata nella pohtica israeliana: Sharon è di fatto il capo di uno schieramento vasto e variegato che guarda aUa pohtica, alla sicurezza, all'economia, mentre si configura un'opposizione soprattutto eh destra ma anche di estrema sinistra, ambedue con caratteri massimalisti. Il premier israeliano Ariel Sharon con il vicepremier laburista Shimon Peres

Luoghi citati: Cisgiordania, Gaza, Israele