Milan a -4, la Juve già campione d'inverno di Roberto Beccantini

Milan a -4, la Juve già campione d'inverno Milan a -4, la Juve già campione d'inverno I Palermo frena i rossoneri. Impresa nerazzurra: 3 gol alla Samp in 6' Roberto Beccantini IL Palermo blocca il Milan, e la Juventus, 4-2 al Livorno, si laurea campione d'inverno, per quel che vale, con un turno d'anticipo. Cambia poco, anche se i punti di margine sono di nuovo quattro: l'osso più duro l'avevano i rossoneri. Quarto 0-0 per la squadra di Ancelotti, leziosa e altalenante. La sua superiorità territoriale tocca di rado picchi travolgenti. Guidolin si chiude, ma non a chiave: e nel finale, Gonzalez e Santana un po' di polvere l'hanno alzata. Stringi stringi, un miracolo per parte: di Dida su Morrone e di Guardalben su Kakà. Il Palermo, che aveva già costretto al pari Juve e Inter, completa il suo trittico come meglio non avrebbe potuto. I tre tenori - Crespo, Shevchenko, Kakà - girano in folle, soverchiati da una Maginot non meno implacabile della coppia Maldini-Costacurta. Domenica, Milan-Udinese e, nel posticipo, Caghari-Juve: chissà quali altre sorprese ci riserverà il destino. Signora ambigua. Dopo una mezz'ora di calcio spighato ed efficace, si distrae (forse) e cala (di sicuro). Il Livorno sfiora il 2-2 con Doga e, sul 3-2, una bava di fuorigioco sottrae un rigore a Vidigal. Neppure il ritomo al gol evita, a Del Piero, la 17a staffetta. Champions inclusa: questa volta, però, è oggettivamente crudele. A Colomba mancavano i due Lucarelli e, per scelta tecnica, Protri. Il Livorno ha sofferto il decollo; la Juve, la comodità del volo. Netta la flessione atletica di Emerson, e non una grande idea Olivera centrale. Aproposito: Appiah non convocato, Blasi in tribuna. Problemi? Centrocampo in mano agli awersari, tardivo l'ingresso di Tacchinardi. Quattro gol in una partita, i bianconeri non li avevano mai segnati. È la terza volta, in compenso, che ne incassano due: difesa con troppi spifferi, soprattutto ai lati. Ibrahimovic, lui, si conferma determinante: propizia il raddoppio e sigla la terza rete, agevolata, in avvio, da un braccio di Zalayeta. Fondamentale anche l'apporto di Camoranesi, regista-ombra della squadra e cannoniere aggiunto. L'imbattibilità dell'Inter diventerà, presto, materia di un romanzo. Beati i lettori dal cuore così forte che arriveranno sino in fondo. Se la rimonta con la Juve, da 0-2 a 2-2, era stata epica, questa con la Sampdoria, da 0-2 all'82' a 3-2 in sei minuti, come la intitohamo? Non escludo che fra i padri fondatori del calcio, lassù nella vecchia Inghilterra, ci fosse un azzimato signore con i baffi a manubrio e il sangue nerazzurro. Non si spiega altrimenti la vena di foiba con la quale l'Inter contribuisce a promuovere là popolarità del football. La Samp presentava fior di credenziali: terza difesa del campionato e quarto posto, ex aequo con i rivali: imo «spareggio», dunque. Sarà un caso, ma Novellino non ha mai sconfitto una Grande. Che ci sia andato così vicino - e a San Siro, per giunta accentua rimpianti e rimorsi. La sfida, la stravolgono i cambi: Martins (gol e assist a Vieri) e Recoba (palo e gol). L'uruguagio avvicenda Adriano, stremato, sullo 0-1. Non è facile stendere sul lettino Mancini e analizzarlo: la sua Inter resta una matrioska da cui esce di tutto, sprechi, emozioni, manovre tambureg- gianti e dormite omeriche. Che spirito, però: non più «schiava» eh Adriano, il furore guerriero di Vieri e il sinistro dei pendolari a placarne le fregole. L'Inter rimane staccata dalla vetta, ma adesso graffia, morde. Non rinsavirà mai: è nata per smentirsi, e per smentirci. Una squadra a se, sopra le righe, fachìresca e bulimica. Fuori catalogo. Rientra Montella e la Roma si riscatta a spese dell'Atalanta. Uno striscione dice tutto: «I limiti h comprendiamo Z la grinta la pretendiamo». Montella, doppietta, aggancia Adriano al vertice della classifica cannonieri. In compenso, la Lazio concede il bis a Firenze. Papadopulo sembra re Mida, trasforma in oro tutto quello che sfiora. Rizzoli e i suoi assistenti ne combinano di cotte e di crude. Il granchio più grosso,, lo prendono in occasione del gol di Di Canio: fuorigioco solare. L'eroe del derby passa da un eccesso all'altro e, stavolta, finge di non esultare. Della Valle furibondo («me la vogliono far pagare»). Fiorentina allo sbando, due successi in nove gare. Buso in bilico. Non era colpa di Mondonico? Continua la caduta libera del Chievo, al terzo k.o. di fila. Il vendo-non vendo di Campedelh ha tutta l'aria di essere un amletico e orgoglioso testamento a rate.

Luoghi citati: Dida, Firenze, Inghilterra, Lazio, Palermo