Don Franzoni l'eretico «Il referendum va fatto»

Don Franzoni l'eretico «Il referendum va fatto» PARLA L'UOMO CHE TRENT'ANNI FA OSO DIRE CHE SUL DIVORZIO I CATTOLICI AVREBBERO DOVUTO VOTARE SECONDO COSCIENZA Don Franzoni l'eretico «Il referendum va fatto» «Sia Stato sia Chiesa oggi reprimono. Il primo non si fida degli elettori, la seconda dei fedeli. Hanno paura della libertà» intervista Antonella Rampino ROMA Cf E chi mi chiama ancora padre, chi don, chi semplicemente Gianni. Anche lei, può chiamarmi come vuole». Uno spirito libero. Don Franzoni. Trent'anni dopo aver osato dire che al referendum sul divorzio i cattohci avrebbero dovuto votare secondo coscienza. Don Giovanni Franzoni è ancora un monaco benedettino, ancora non può dire messa, e ancora la pensa allo stesso modo. Specie se in ballo c'è, ancora una volta, un referendum come queUo sulla fecondazione assistita, in cui si pretende di tornare a schierare i cattolici in politica. Allora come oggi «il guaio dell'ItaUa resta che lo Stato non si fida dei cittadini, e la Chiesa non si fida dei cattolici». Parole forti, padre. Lo scontro politico sul referendum per la fecondazione assistita è fortissimo. Lei crede che davvero la Chiesa sia così impegnata? Il governo ha impugnato il referendum davanti aUa Consulta, cosa che non è accaduta nemmeno con il partito dei cattoUci in poUtica ai tempi del divorzio e dell'aborto... «Ha visto le motivazioni? Dicono che non si può abolire la legge perché c'è un accordo intemazionale. A me pare strano, mica si tratta di una legge di ratifica. Poi, sa, l'argomento che si usa è che senza la legge c'è H Far-West. Per carità. Ma bisogna considerare che qualche volta anche nel FarWest ci possono essere fermenti positivi. Non ci dimentichiamo che anche prima del divorzio e deU'aborto c'era la giungla». Se mi consente, c'erano anche la Sacra Rota e ima serie di lussuose cliniche in Svizzera e in Inghilterra... «Certo! Dunque anche in questo caso c'era bisogno di una legge. Ma non facendo passi indietro perfino rispetto al Fàr-West. I numeri degh embrioni, per esempio: tre soh consentiti, mentre per la donna che chiede l'impianto il tempo passa. E' un controsenso. E perché invadere U campo della libertà personale e deUa ricerca scientifica? Che motivo c'è? E poi questa storia deU'embrione, con l'amico Carlo Casini che parla addirittura di "fratellini uccisi"... Una folUa dal punto di vista scientifico, di certo non sostenuta daUa teologia. Il grosso problema, vede, è queUo deUa cultura diffusa. Lo Stato e la Chiesa dovrebbero responsabilizzare i cittadini e i fedeh, non fare su di loro pressio¬ ni di carattere utiUtaristico. Far crescere le coscienze e laresponsabiUtà neUa libertà: questa dovrebbe essere la battagha, soprattutto deUa religione. Su un tessuto sano poi si può lasciare libero spazio aUa ricerca scientifica, confidando che non ci sia l'abuso. E invece adesso Stato e Chiesa reprimono. Non si fidano né dei cittadini, né dei fedeh. Oggi, come nel '74 e nel '78». Lei come ricorda quel 1974? «Anche quel referendum avreb- he dovuto trovarci tutti neutraU. Monsignor MonicelU aveva assicurato che daUa Cei non ci sarebbe stato nessun intervento. Invece successe che, su iniziativa di qualche pohtico particolarmente acceso... F anfani? «Quel che so è che fii esercitata una pressione direttamente sul Consigho di presidenza deUa Cei, che allora era guidata dal cardinal Antonio Poma. E quando il ConsigUo fece questa notificazio¬ ne in cui si diceva una cosa buffa, e cioè che i cittadini itahani potevano votare come volevano, ma che i cattohci avrebbero dovuto dire sì aU'abrogazione deUa legge sul divorzio, e bisogna considerare che i cattohci erano il 98 per cento degh itahani, il cardinal PeUegrino uscì daUa stanza per non dover prendere queUa posizione. Rifiutava queU'intervento, molto poUtico. Io percepu che si stava compiendo una violenza sui cattohci itahani, perce- pu che si premeva suUa loro coscienza. Che intervenendo nel campo laico, sarebbe stata la Chiesa a rompere la comunità. Non viceversa. Ecco, io dissi queste cose, insieme a tanti altri. Solo che io ero delegato pontificio. E stavo a Roma. Infatti poi mi offrirono di spostarmi in Francia, ma io rifiutai di lasciare la mia comunità». Fromoveatur ut amoveatur... «Anche solo amoveatur». Lei diceva Roma. Ma anche l'allora patriarca di Venezia, Albino Luciani che poi diventerà Papa Giovanni Paolo I, minacciò provvedimenti per altri sacerdoti che avessero assunto le sue stesse posizioni. «Sì. Ma vede, quando mi arrivò l'ingiunzione a non partecipare a manifestazioni divorziste, io stavo predicando a dei missionari. VogUo dire: non solo io obbedu a queU'ingiunzione, ma quel che avevo fatto era solo partecipare a dei dibattiti. In cui mi ero limitato a rispondere a deUe domande. Dicendo una cosa sempUcissima: che i cattohci erano chiamati a decidere di una legge che non riguardava solo loro, ma anche tutti gh altri. Di una legge che riguardava la libertà degh altri, capisce? Che loro avrebbero dovuto valutare se era opportuna o meno, ma che essa non avrebbe intaccato l'istituto del matrimonio, U che sarebbe stata evidentemente cosa ben diversa. Credo che occorresse un capro espiatorio, si dice così? Fu il cardinal vicario Poletti poi a dirmi che la decisione di punirmi secondo lui era illegittima, nel diritto canonico si dice «latae sententiae», cioè senza giudice. E per giunta senza crimine, perché io avevo obbedito. Quando ghelo feci notare, mi disse va bene, trovati un vescovo benevolo. Io lo trovai neUa persona del vescovo di Frascati. Ma aUora mi dissero che era troppo vicino a Roma, avrei dato fastidio. E così io a un certo punto lasciai perdere. Avevo la mia comunità di base, la San Paolo a Roma. E sa yna cosa, ho lavorato benissimo, con molta libertà, affetto e stima, anche in tutto il mondo, per trent'anni. Mi manca il sacerdozio, certo. Ma sono stato molto fortunato». ^^ Nel 74 "" Monsignor Monicelli aveva assicurato che la Cei non sarebbe intervenuta Poi ricevette A A pressioni dalla De ^^ iik(to Dicono che ^" senza la legge c'è il-Far^A/est. Per carità Ma a volte anche nel Far-VVest ci possono essere fermenti g&t^ positivi 5^5 CHI E L'EX ABATE DELLA BASILICA Dl SAN PAOLO Capelli grigi, volto affilato, il maglioneeijeansal posto della tonaca. Da tre decenni su Giovanni Franzoni, ex abate della basilica romanadi San Paolo fuori lemura, ècalata la scuredellaso5pensione^divinis»,maperlecomunitàdibaseitalianeèrimastoil ' leader spirituale. Il biblista Giovanni Franzoni, 75 anni (ex monaco benedettino poi ridotto allo stato laicaleesposato dal 1989 con una scrittrice giapponese) ha partecipato al Condilo Vaticano II e poi dato voce al dissenso cattolico. Il 27 apriledel 1974la Santa Sede gli tolse le facoltà sacerdotali perchésiera schieratocon i «Cattolid del No» nei referendum sul divorzio. Dueanni dopo fu ridotto allo stato laicale per aver annundato il suo voto al Pd. Secondo i suoi avversari, sconta l'errore di aver collegato in modo quasi meccanico il suo apostolato alle rivendicazioni delia sinistra politica. Fautore del superamento del partito unico dei cattolid, fu rimosso dall'incarico a San Paolo dopo tre ispezioni all'abbazia sollecitate dal Vati ca no e una convocazionein Segreteria di Stato per le omelieanti-Usadurantel'escalation della guerra nel Vietnam e le critiche al sistema concordatario. Fecero scalpore nel 1973 la dura lettera pastorale «La terra èdi Dio» contro gli interessi immobiliari della Santa Sedee, più recentemente, la battaglia per l'eutanasia omissiva, ossia la disposizione di una persona a non essere più nutrita se un giorno perderà totalmente la conoscenza e si ridurrà ad uno stato vegetale. Ha da poco realizzato un cd con testi teologia su Giobbe, musichedi MoniOvadia, canti ebraici eLeonard Cohen. [gia.gal.J Don Giovanni Franzoni mentre celebra l'ultima messa nella Basilica di San Paolo a Roma il 26 agosto del 1973