Fecondazione, battaglia davanti alla Consulta

Fecondazione, battaglia davanti alla Consulta DOMANI AL VIA LA CAMERA Dl CONSIGLIO. IN PASSATO, POCHI I QUESITI BOCCIATI DALLA CORTE Fecondazione, battaglia davanti alla Consulta É il giorno dei sei «comitati del no». I referendari forti di milioni di firme Francesco Grìgnetti ROMA Saranno almeno sei, i Comitati per il No al referendum suUa fecondazione artificiale che domani scenderanno in campo davanti ai quindici illustri giudici costituzionali, chiamati a motivare le ragioni giuridiche per cui cancellare i quesiti referendari. E poi ci sarà l'Avvocatura dello Stato, che ha avuto mandato dal governo di fare resistenza (il sottosegretario Gianni Letta ha spiegato così: «E' un atto dovuto. Per principio il joverno è tenuto a difendere /ordinamento»). Solitario, sul versante opposto, ci sarà invece il solo Comitato promotore. Che però ha la forza di diversi milioni di firme raccolte nei mesi scorsi. Alle 9,30 di domani, dunque, comincia la camera di consigho, presieduta da Vale¬ rio Onida, che dovrà sancire la vita o la morte dei referendum. Negli ultimi anni sono stati dichiarati inammissibih pochissimi quesiti e soltanto quando erano manifestamente «contraddittori» o «disomogenei». Sarà una lunga giornata di discussione. Un dueUo di fini giuristi tenuto a porte chiuse. Poi i giudici costituzionali avrebbero tempo, a rigor di legge, fino al 20 febbraio per prendere la loro decisione. Ma siccome il presidente Onida e il vicepresidente Carlo Mezzanotte termineranno il loro mandato novennale alla fine di questo mese (e già il presidente ha indetto un solenne incontro con la stampa per il 20 gennaio) è scontato che l'ammissibilità o meno dei quesiti si conoscerà nel giro di un paio di settimane. A sostenere le ragioni del referendum saranno i professo¬ ri Nicolò Zanon, deU'università di MUano, e Tommaso Frosini, deU'università di Sassari. Coordinatore, ma non presente in camera di consigUo, Michele Ainis, preside della facoltà di Giurisprudenza deU'università di Teramo. Contro, per la prima volta neUa storia deUa Consulta, saranno più Comitati: il Movimento per la Vita deU'ex deputato fiorentino Carlo Casini; un Comitato per la tutela deUa salute deUa donna rappresentato dal professore napoletano Giuseppe Abbamonte; U Comitato per la Difesa deUa Costituzione (composto di diversi professori universitari cattoUci, da non confondere con l'omonimo comitato di area girotondina); il Comitato per la difesa deU'articolo 75 deUa Costituzione che si affida aUa sapienza giuridica del professor PitruzzeUa; U raggruppamento Umanesimo inte- graie-Comitato per la difesa dei diritti fondamentali deUa persona; e infine la Consulta nazionale antiusura, associazione privata molto vicina ai vescovi itahani, presieduta da padre Massimo RastrelU, gesuita napoletano. «Il fiorire deUe iniziative spontanee - s'è compiaciuto Carlo Casini - rende evidente che lo slogan radicale, ossessivamente ripetuto negU ultimi mesi, secondo cui tutta la cultura concorderebbe nel ritenere la legge suUa fecondazione artificiale incostituzionale, medievale, proibizionista, è assolutamente privo di fondamento». Pacato ma anche secco era il commento del professore Frosini, in un'intervista a «Il Riformista» di qualche giorno fa: «Se la Corte non ammetterà i quesiti SuUa fecondazione, che toccano i diritti fondamentaU deU'individuo, per l'istituto stesso del referen¬ dum sarà un duro colpo». Quanto aUa scelta del governo, contesterannola logica deU'atto dovuto: «Qui U problema è se impedire o no che si esprimano i cittadini. Non è in escussione la costituzionalità di una legge». Per il momento, infatti, si discute non del sì è del no, ma se ammettere i quesiti. Cioè se lo svolgimento del referendum non vada ad intaccare «norme a contenuto costituzionalmente necessario». Ad ascoltare, ponderare, e quindi decidere, saranno i quindici giudici costituzionaU. Impossibile dire fin d'ora quale sarà il loro orientamento. Salta agU occhi, però, che il presidente Onida abbia scelto come relatori, per scrivere materialmente le sentenze, quasi esclusivamente giudici-giudici, ossia membri deUa corte eletti da magistrati, non quelh votati dal Parlamento o nominati dal Quirinale. E perciò se sarà il professor Annibale Marini, eletto dal Parlamento U 18 giugno 1997, ad occuparsi del quesito più morbido (il tetto dei tre embrioni neUa procreazione medicalmente assistita); saranno poi tre giudici provenienti daUa Cassazione quah Franco BUe (abrogazione totale deUa legge), Francesco Amirante (limiti alla ricerca clinica e sperimentale sugU embrioni) e Alfio Finocchiaro (divieto di fecondazione eterologa) a trattare i temi più scottanti sotto l'aspetto eticopoUtico. Scelta accorta e evidentemente non casuale. A destra, la Corte costituzionale è guardata con sotthe sospetto. Scriveva «Il FogUo», al momento dell'elezioni di Onida alla presidenza: «C'è ancora alla Consulta ima sorta di conventio ad excludendum per i giudici che provengono dall'area del centro destra». ■ CINQUE QUESITI « Il primo prevede l'intera abrograzione della legge 40 del 2004. I II secondo cancella parti degli articoli 12,13 e 14 che vietano la clonazione a fini terapeuti, la ricerca clinica sugli embrioni e il loro congelamento. B llterzoèabrogattvodiuna serie di restrizioni come l'obbligo di creare in vitro non più di tre embrioni e l'obbligo del trasferimento nell'utero materno dopo ia loro clonazione a II quarto tende ad affermare che i diritti dell'embrione non possono essere equivalenti a quelli delle Sersone già nate I II quinto elimina il divieto di fecondazione etcrologa.

Luoghi citati: Roma, Sassari, Teramo