Sfiorata la catastrofe su un sommergibile nucleare americano di Paolo Mastrolilli

Sfiorata la catastrofe su un sommergibile nucleare americano NEL PACIFICO: UNA VENTINA DI FERITI, UNO E' GRAVE Sfiorata la catastrofe su un sommergibile nucleare americano Il sottomarino si è incagliato, poi è riuscito a riprendere la navigazione Washington: nessun danno al reattore, ma mantiene un rigido riserbo Paolo Mastrolilli NEW YORK Le agenzie americane hanno cominciato a battere la notizia verso le tre del mattino: «Sottomarino nucleare Usa si arena sui fondali dell'Oceano Pacifico, venti marinai feriti». E il pensiero è corso subito al Kursk, al pericolo atomico, ai disastri che avvengono fuori dal controllo degli esseri umani che li mettono in moto. Il San Francisco stava navigando 560 chilometri a sud di Guam, la sua base nel mezzo dell'oceano, non lontanissimo da dove il 26 dicembre scorso si è scatenata la forza distruttiva dello tsunami. Aveva l'obiettivo di raggiungere il porto di Brisbane, in Australia, e stava conducendo delle esercitazioni segrete in immersione. Mezzi così appartengono alla classe Los Angeles, sono lunghi 110 metri, hanno un equipaggio di 127 marinai e vengono spinti da un reattore nucleare. Trasportano e sparano missili Tomahawk, e sono i sottomarini d'attacco veloce preferiti nella flotta americana. Hanno la capacità di arrivare ovunque e passare ovunque, comprese le acque sotto alla calotta polare, e quindi possono portare la loro minaccia in breve tempo, in qualsiasi angolo del pianeta. Con un carico e un compito del genere, l'apprensione dei militari si capisce. Le prime agenzie avevano rivelato che a bordo c'erano almeno venti feriti, uno dei quali grave. Gli altri non rischiavano la vita, ma comunque erano finiti nelle mani dei medici e non potevano continuare la loro missione. Quindi la Guardia Costiera e le unità aeronautiche della Marina avevano mobilitato subito i soccorsi aerei, per riportare a terra i feriti e valutare i danni a bordo del sottomarino. Qualche ora dopo erano arrivate le prime notizie più incoraggianti. Il San Francisco era riemerso ed era in condizione di navigare. La sua missione era finita, ma il reattore nucleare di bordo non sembrava danneggiato. I medici stavano curando i feriti, ma forse qualcuno era abbastanza grave da richiedere il soccorso aereo per portarlo subito in ospedale. Il sottomarino comunque aveva invertito la rotta, e stava navigando in superficie alla massima velocità, per tornare subito alla base di Guam. Restava e resta il mistero, però, sulle cause dell'incidente. Un errore umano? Un esplosione a bordo? Un problema meccanico? E poi cosa faceva esattamente il San Francisco sui fondali dell'Oceano Pacifico, conducendo una missione abbastanza pericolosa da farlo arenare, mettendo in pericolo la vita di 127 uomini? La Marina ha annunciato di aver aperto un'inchiesta, e prima di avere qualche risposta dovrà passare un po' di tempo. Ma questo non era il momento migliore per un altro incidente. Il primo sottomarino nucleare americano, chiamato Nautilus come quello del capitano Nemo, fu varato proprio cinquant'anni per l'opera testarda dell'ammiraglio Hyman Rickover. Lui era un mito nella storia militare degli Stati Uniti, che aveva servito sotto tredici presidenti prima di essere inandato in pensione da Ronald Reagan, il 31 gennaio 1982. Aveva un'età senza precedenti per un soldato di carriera, 82 anni, ed era rimasto in divisa per 63 anni. Rickover aveva litigato con il segretario della Marina John Lehman, diventato poi uno dei commissari federali nell'inchiesta sugli attentati dell'11 settembre, per una storia di contratti e mez- zi da finanziare. Lo stesso problema in ballo oggi, con il bilancio del Pentagono che si gonfia a causa della guerra al terrorismo, e le spese per i sottomarini delle nuove classi da centellinare. Gli americani non hanno avuto incidenti come quello del Kursk, affondato il 12 agosto 2000 nelle acque gelide del Mare di Barents. Tutti i 118 marinai russi a bordo morirono e la colpa, fra polemiche e misteri che ancora continuano, venne scaricata comunque sui pochi soldi che Mosca aveva ancora a disposizione per tenere a galla la propria flotta avanzata dalla Guerra Fredda. Nel 2001, però, anche la Marina degli Stati Uniti provocò la sua tragedia intemazionale, quando il sottomarino Greenville sbagliò la manovra per riemergere al largo delle Hawaii, e andò a sbattere contro una nave giapponese che stava incrociando in su¬ perfìcie. Nove persone morirono, ma il comandante americano se la cavò con un rimprovero, senza perdere il comando. Quel mezzo era stato usato anche per portare a spasso politici e amici vari, in modo da convincerli a tenere in vita la flotta. Poi, il 25 ottobre 2003, un incidente era avvenuto anche alla base dell'isola Maddalena, davanti alle coste della Sardegna. Ci era andato di mezzo il sottomarino Hartford, stessa classe di quello arenato ieri nel Pacifico, che aveva toccato il fondo per un errore di navigazione, anche se tutto quello che sentito la gente in superficie era stato un grande rumore e un forte spavento. Ma il comandante, Christopher Van Metre, aveva perso il posto. Sono tutti colpi imbarazzanti, soprattutto di questi tempi, quando le esigenze della guerra al terrorismo stanno complicando i problemi di bilancio del Pen¬ tagono, e stanno cambiando anche le priorità strategiche delle forze armate americane. Nel 1998 il Pentagono ha assegnato un contratto da 4,2 miliardi di dollari alla Electric Boat di Groton, una sussidiaria della General Dynamics, e alla Northrop Grumman. L'incarico era costruire i primi quattro sottomami della nuova classe Virginia, che sono comnciati ad entrare in servizio l'anno scorso. Gli esperti di strategia militare si chiedono se mezzi del genere servono ancora, adesso che non c'è più il nemico nucleare sovietico da fronteggiare. E incidenti misteriosi come quello capitato ieri nel!' Oceano Pacifico fanno tremare i polsi ai comandanti e ai costruttori della flotta, perché potrebbero spingere il Pentagono a cambiare la rotta sui costosi sottomarini nucleari, sognati da Julius Verne e realizzati dall'ammiraglio Rickover. I PRECEDENTI B 1963, CAPE COD Al largo della costa Est degli Usa affonda il sottomarino atomico americano Thresher, considerato il più efficiente della flotta: 129 morti ■ 1968, MEDITERRANEO Svanisce il sottomarino israeliano Dakar, con 69 persone a bordo ■ 1983, PACIFICO Cola a picco nel Pacifico settentrionale un sottomarino sovietico con 90 uomini B 1989, NORVEGIA Il sottomarino sovietico Komsomolets affonda a Nord della Norvegia: 42 morti W 2000, MAR DI BARENTS Affonda il sottomarino russo Kursk, dotato di due reattori atomici: 130 morti UN COLOSSO DA 900 MILIONI DI DOLLARI SCHEDA TECNICA Dimensioni lunghezza 109,7 metri larghezza 10,1 metri altezza 9,8 metri Propulsione reattore nucleare General Electric S6G e 2 turbogeneratori da 26,1 MW, un motore diesel ausiliario Fairbanks-Morse 38D8Q, un'elica a 7 pale ~ Velocità Massima 20 nodi in emersione, 32 nodi in immersione. Profondità massima operativa 450 m Armamento 4 tubi lanciasiluri da 533 mm {permettono dì lanciare siluri Mk 48 ADCAP, mine Mk 57, Mk 60, Mk 67, Sub-Harpoon) e 12 tubi verticali per missili Tomahawk Equipaggio Standard 127 uomini, di cui IZufficialJ Costo 900 milioni di dollari Costo annuale di mantenimento operativo 21 milioni di dollari Acquistato dalia Marina Usa nell'aprile del 1981 Assegnato alla base di Apra Harbor a Guam, Oceano Pacifico ■^.^■.«■EOT»— 4;^»-;;?;?^ Il «San Francisco» in secca in una recente immagine

Persone citate: Boat, Christopher Van Metre, Fairbanks, Hyman Rickover, John Lehman, Julius Verne, Nemo, Ronald Reagan