Disperati nell'obitorio degli orrori

Disperati nell'obitorio degli orroriCORPI RIDOTTI A BRANDELLI. Al PARENTI MOSTRATE FOTOGRAFIE DI ABITI E OGGETTI Disperati nell'obitorio degli orrori Le 17 vittime identificate solo nella notte dopo ore di attesa reportage snella Giovara inviata a BOLOGNA LA mamma l'ha chiamata due volte sul telefonino, «e per due volte ha risposto un uomo, un poliziotto. Lì ha capito che era davvero successo qualcosa ad Anna». Quella mamma ieri non è venuta qui, alla Certosa di Bologna, il cimitero monumentale della città, dove miseramente si respirano nebbia e dolore, dove si arriva con la foto di chi si è perso sul treno 2255 e si aspetta in piedi, nel gelo,-leonrteganìbet «ho Cremano non appena la porta si apre, e viene detto un nome. Uno delle dici^ssattewittime. ...o.^ «Sono vehutò io.'che sono un parente acquisito di Anna. La mamma non se l'è sentita», dice il signor Luigi Anna, e di cognome, come fa? «Non me lo ricordo, sono così stravolto che adesso noni mi viene». Pensa a quel telefonino che squilla sulla massicciata, nel buio, nella catastrofe dei rottami e dei coipi. Poi si ricorda il nome: «Anna Martini Ha 30 anni, è dottoressa in Psicologia e fa il tirocinio al Sant'Orsola». Dispersa, al momento, come si è dispersi fino all'attimo in cui non avviene il riconoscimento ufficiale, si dice cosi. «Ti mostrano qualcosa, degli oggetti, pezzi di vestiti», dice un ragazzo che poi scappa via singhiozzando nelle braccia di un amico. La cosa peggiore è quello che non viene detto, e nemmeno mostrato, per pietà. La spiegazione la fornisce Tolomeo litterio, capo dei vigili del fuoco di Bologna: «La velocità e la forza dell'impatto hanno compresso lamiere, corpi e arredi facendoli diventare una cosa unica». Si estraggono frammenti, si separa la carne dall'acciaio speran¬ do di ricostruire una salma da riconsegnare ai parenti. Così, quando in mattinata arrivano alcuni addetti delle camere mortuarie - portano dei sacchi neri da immondizia, pieni di qualcosa - la gente si ritrae impaurita. «Cosa ci sarà, lì dentro, cosa ci sarà...», dice una donna che morde il fazzoletto per non piangere. Ci sono i resti di molte vite, bancomat.e occhiali, anelli, catenine, e una fede con su incisa una data di matrimonio. Repellati con i riferimenti del cadavere (o dei pezzi di cadavere) sul quale sono stati raccolti. Ci sono portafogli, c'è la foto di una donna, una moglie. L'uomo che l'aveva nel taschino della giacca non c'è più, e quella donna tra un'ora si riconoscerà in quella foto sorrìdente. E' la prova del ricono¬ scimento, quel sì significa «è ufficialmente deceduto», significa un certificato di morte. H sostituto procuratore Enrico Cleri dice che «a noi basta il riconoscimento attraverso foto o oggetti. Poi, dipende dai familiari. Se lo chiedono, noi siamo in grado di fare una comparazione con il Dna. Abbiamo prelevato campioni di tessuti a tutte le vittime». Si va avanti un giomo intero, che non basterà per dare un noine a tutte le 17 vittime. «Si va avanti ad oltranza, compatibilmente con la tenuta psicologica dei parenti», dice il magistrato. Le crocerossine distribuiscono the e caffé, carezze, biscotti. I parenti radunati sul piazzale guardano passare i cortei funebri die entrano dal portone e svoltano verso le sepolture, nella routine dei cortei che si formano, ogni bara con le sue brave corone di fiori già gelati. Sono i morti «nonnali», come dice una signora in pelliccia, «una nostra zia morta di cancro, una morte normale, non sul treno». «Loro hanno una certezza, un corpo. E magari Ihanno visto, quel corpo, gli han dato un saluto... Noi no. Non osano farci vedere niente», dice unpover' uomo in cerca di notizie del genero. All'una si decide di aprire ai parenti il circolo Arci «2 agosto 1980», un prefabbricato alle spalle del vecchio crematorio. E' il circolo dei dipendenti del cimitero, e l'hanno intitolato alle vittime di un'altra strage, alla stazione di Bologna. Dentro ci sono alcune donne, una piange da sola appoggiata al muro. Stringe in una ma¬ no un mandarino che non mangerà. Una parente le dice «vuoi qualcosa? Hìrnmi cosa posso darti, dimmi cosa ti può fare piacere, eh? ti prego, dimmi qualcosa». Sul tavoio c'è una busta da ospedale. Radiografie, serviranno a ritrovare il marito. Sul piazzale del cimitero, tre donne sedute sul muretto. Una bionda, giovane, gli occhi azzurrissimi, dice «preferisco non dirle il nome di chi aspetto. Per scaramanzia, sa. Magari c'è stato uno sbaglio...». Arrivano dalla Prefettura, che le ha indirizzate all'obitorio «per ulteriori notizie». Che notizie si possono raccoghere in un obitorio lo capisce anche un bambino, ma queste donne non vogliono capire e sapere niente «mio a quando non ci sarà l'ufficialità». Non sanno ancora che toccherà loro la trafila tremenda di mostrare la foto, mettere a verbale generalità e motivi del viaggio del congiunto disperso, poi osservare delle piccole foto, oggetti come anelli, ancora infilati su una mano, orecchini, ripresi su un lobo d'orecchio o su un naso, oppure un telefonino schiacciato, o un telefonino intero come quello di Anna Martini. La prima donna che esce dall'ufficio è la moglie di un ferroviere, De Biase. Esce e si aggrappa ad un uomo, un collega del marito. Lei gU artiglia la giacca sulla schiena, le cedono le ginocchia, poi si riprende, marcia veloce in avanti verso una portiera d'auto aperta. Si sente un lamento.orrendo, non è pianto, non è una voce umana, eppure arriva da quella donna già vestita di nero che adesso traballa sui'tacchi si aggrappa all'uòmo che la spinge in auto, e via, a casa. Un gruppetto di ragazzi sta seduto per terra, sul cemento ghiacciato. Amici di Matteo Sette, studente universitario di Verona, uno che ha mandato un sms alla fidanzata per dirle «sono riuscito a salire sul treno, l'ho preso al volo». Povero Matteo e povera la sua ragazza, che se ne sta Uvida nel freddo, gli occhi vuoti, uno le si avvicina e le dice «entro stasera arrivano i genitori», che erano in pellegrinaggio a Lourdes a chiedere una grazia che non c'è stata. «Voglio fare un appello per Banca Bairam, mia parente», dice un rumeno in maniche di camicia, ((perché dicono che qui non. c'è, e allora dov'è?». Nellafoto del passaporto Banca è una bella ragazza. «Quattro figli in Romania, qui chiedeva un po' di elemosina sui treni, due volte alla settimana». Salita sull'interregionale 2255 a Bologna, il controllore l'ha pizzicata senza biglietto e le ha ordinato di scendere alla fermata successiva. Non c'è stata fermata successiva. Nel groviglio di acciaio iresti di molte vite: bancomat, occhiali, catenine e anche una fede con la data di un matrimonio Una donna: «Preferisco non dire il nome di chi sto cercando Magari c'è stato uno sbaglio» La mamma della psicologa Martini l'ha chiamata sul telefonino «Per due volte ha risposto un poliziotto Lì ho capito che era davvero successo qualcosa ad Anna» Matteo Sette nell'ultimo sms alla fidanzata: «L'ho preso al volo» Il magistrato che indaga sull'incidente «Abbiamo prelevato campioni di tessuti ad ogni vittima Sei familiari ce lo chiedono noi siamo in grado di fare una comparazione con il Dna» Le crocerossine distribuiscono tè carezze e biscotti ti marito della nomade romena morta sul treno passeggeri viene assistito dai parenti

Persone citate: Anna Martini, De Biase, Enrico Cleri, Giovara, Luigi Anna, Matteo Sette

Luoghi citati: Bologna, Romania, Sant'orsola, Verona