«Scomparsa» una giornalista francese in Iraq di Cesare Martinetti

«Scomparsa» una giornalista francese in Iraq UN NUOVO INCUBO PER PARIGI «Scomparsa» una giornalista francese in Iraq nviata di Liberation, da ventiquattro ore il suo satellitare non risponde Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI Da più di vent'quattr'ore il telefono satellitare di Florence Aubenas non risponde. L'ultima volta l'hanno vista lasciare l'albergo mercoledì mattina alle 8,30. Poche ore dopo la sua auto è stata trovata parcheggiata nel centro di Baghdad. Di lei e del suo interprete non si hanno notizie. Nessuno osa pronunciare la parola tanto temuta, ma a Parigi si pensa che l'inviata di Liberation in Iraq sia stata rapita e che i giorni di un nuovo ricatto islamista si aprano dopo che da poco si sono chiusi gh interminabili quattro mesi di sequestro di Georges Malbrunot e Christian Chesnot. Ieri sera alle 19 il portavoce del ministero degh Esteri Hervé Ladsous ha confermato che il Quai d'Orsay considera Florence Aubenas e il suo accompagnatore Hussein Hanoun Al Saadi«scomparsi». Un'occasione per ribadire a tutti i francesi, giornalisti compresi, di «non recarsi in Iraq tenendo conto dei rischi per la sicurezza di ciascuno». Florence Aubenas ha 43 anni, è «grand reporter» (che significa inviata speciale) del quotidiano parigino dove lavora daìTSB edha seguito i grandi choc del mondo, dal Kosovo al Rwanda, dall'Algeria all'Afghanistan. Si trovava in Iraq dal 16 dicembre. Era stata mandata per seguire le elezioni di fine mese. L'interprete-autista Hussein Hanoun Al Saadi è un habitué dei giornalisti francesi. In questi giorni l'aveva accompagnata in numerosi reportàges. L'ultimo è stato pubblicato ieri: «Il voto a Baghdad tra boicottaggio e morte». L'articolo si apriva con il racconto di Hussein Hindawi, «reclutatore» di agenti amministrativi da applicare agh «uffici di voto» i seggi: 500 dollari al mese per permettere agh iracheni di cimentarsi per la prima volta con la democrazia dopo la dittatura di Saddam e la guerra di Bush. Hussein, all'inviata di Libe, ha fatto il conto degh ultimi morti tra i suoi ragazzi: «Tre sono stati uccisi a Baghdad da ima raffica di mitraglietta davanti al loro ufficio... altri tre assassinati per strada con un proiettile.nella nuca... un altro è stato abbattuto a Mosul mentre usciva di casa... Quanti sono? Sette in due settimane, ma ne dimentico qualcuno...». Un vero rapimento? Nessuno vuole dire. A Liberation non danno notizie, forse perché non ne hanno. Hanno pubblicato sul sito web un comunicato in inglése (che è strano) in cui confermano di non aver «ricevuto alcuna informazione» della loro collega da più di ventiquattr'ore. Ma non aggiungono altro. I -telegiornali della sera hanno dato la notizia in due parole, alla fine dell'edizione, soltanto per segnalare il fatto, ma senza fare alcuna ipotesi. E' chiaro che si teme il peggio. La Francia ha dolorosamente vissuto per quattro mesi il ricatto su altri due giornalisti, Georges Malbrunot del Figaro e Christian Chesnot di Radio Franca Internationale, sequestrati a Latifìya, appena fuori di Baghdad, il 20 agosto dagh stessi banditi e assassini dell'«esercito islamico» che in quegli stessi giorni avevano rapito e ammazzato il nostro Enzo Baldoni, pacifista e giomahsta (del «Diario» di Enrico Deaglio). I due sono tornati a casa alla vigilia di Natale. Con loro era stato rapito anche l'autista-guida, Mohammed al-Jundi, che però fu separato dai due qualche giorno dopo e liberato dagh americani durante l'offensiva a Nadjaf. Al-Jundi s'è rifugiato in Francia dove ieri ha annunciato che denuncerà i suoi liberatori americani per «torture» un sottufficiale dei marines che l'avrebbe minacciato con un fucile nelle prime ore di libertà avendolo scambiato per un ribeUe: «Ti uccideremo come un cane...» Il sequestro e la liberazione di Malbrunot e Chesnot, dopo i primi giorni di entusiasmi e di dichiarazioni, restano comunque abbastanza misteriosi. La ricostruzione del fatto è piena di angoli oscuri, soprattutto i movimenti fatti dai servizi segreti francesi per tentare di liberarli. In particolare resta misteriosa l'operazione condotta dal deputato chirachiano Didier Julia, che si inviò in Siria per trattare la liberazione dei due. Il parlamentare ha sempre detto di aver agito informando presidente e primo ministro. Malbrunot e Chesnot, liberati, l'hanno accusato di aver messo a rischio la loro vita. L'uomo è finito sotto accusa e dovrebbe essere interrogato nei prossimi giorni. Ma l'altro ieri il suo ufficio è stato scassinato e una valigetta di documenti è stata rubata. Torbida storia che si spera non .si ripeta con la brava Florence Aubenas. «In Iraq - ha scritto ieri la giornalista di Liberation nel suo reportage - la battagha elettorale è diventata un vera battagha». Speriamo non per lei. Florence Aubenas, la giornalista di Liberation di cui non si hanno più notizie: si teme un nuovo sequestro