«Cancelliamo il debito dei Paesi distrutti»

«Cancelliamo il debito dei Paesi distrutti» Il più indebitato fra gli Stati colpiti dallo tsunami è l'Indonesia: centotrenta miliardi di dollari Restano da definire le modalità: cancellazione, moratoria, rinegoziazione degli interessi GLI AIUTI «Cancelliamo il debito dei Paesi distrutti» 3lair rilancia la proposta di Berlusconi alla vigilia del vertice Onu Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES «Il coordinamento dei soccorsi alle vittime dello tsunami deve essere fatto dall'Onu», dice Jaen-Claude Juncker, il primo ministro del Lussemburgo che, da tre giorni, è presidente di turno della Uè. E' mutile che i Paesi europei o la stessa Unione si mettano in competizione con l'istituzione internazionale che raccoglie tutti gli Stati del pianeta e che, attraverso le sue agenzie, ha gli strumenti più adatti per gestire una crisi umanitaria di proporzioni così spaventose. La soliebrietà immediata è scattata e ha raggiunto un livello considerevole: sono 240 i miliardi di euro già stanziati dai Venticinque. Altri fondi saranno probabilmente impegnati nella riunione straordinaria die si terrà venerdì a Bruxelles. Ma l'Europa deve, soprattuto, predisporre un'assistenza a lungo termine. Deve aiutare la ricostruzione e la ripresa delle attività economiche con iniziative strutturali. Apartire da un intervento sul debito estero dei Paesi colpiti. ' ' a Già il 30 dicembre ne aveva parlato Silvio Berlusconi con Tony Blair che, quest'anno, ha la presidenza del G8. E ieri lo stesso Blair, attraverso il suo ministro del Tesoro, Gordan Brown, ha fatto sapere che un accordo per la riduzione del debito di Indonesia, India, Sri Lanka, Maldive e Somalia potrebbe essere raggiunto entro le prossime settimane. Un incontro del «Club di Parigi» - il gruppo che coordina le politiche delle 19 principali nazioni creditrici - è in programma per il 20 gennaio e Blair intende utilizzare il suo ruolo di guida del G8 per spingere gli altri Paesi industrializzati ad approvare un piano d'intervento. Quale, per ora, non si sa. L'Italia è pronta alla cancellazione dei crediti diretti - i cosiddetti «crediti di aiuto» che vanta nei confronti di tre dei Paesi colpiti dal maremoto: llndonesia (188 milioni di dollari), lo Sri Lanka (9,39 milioni di dollari) e l'India (1,27 milioni di dollari). La Germania ha ipotizato una moratoria generale. Ma meccanismi e ampiezza dell'intervento devono essere ancora definiti. Quello del debito estero dei Paesi devastati dallo tsunami è un problema molto rilevante. L'Indonesia, il più colpito per numero di vittime - forse duecentomila - e di danni, è anche il più indebitato: 135,6 miliardi di dòllari sui quali paga interessi al Fondo monetario intemazionale, alla Banca mondiale o ai singoli Paesi creditori che pesano sulla sua economia già molto fragile. Nell'elenco dei grandi debitori, poi, vengono l'India con 101,3 miliardi di dollari, la Thailandia con 54,4 miliardi e lo Sri Lanka con 10,7 miliardi. Le Maldive hanno un debito estero di circa 281 milioni di dollari. Se all'elenco si aggiungono tutti i Paesi che hanno subito vittime e danni, come Myamar, Malaysia, Bangladesh, Tanzania e Kenya, altri 52 miliardi di dollari si sommano al totale del debito estero. Di fronte a questa montagna di miliardi di debiti ci sono diverse opzioni d'intervento che vanno dalla cancellazione alla moratoria, dalla rinegoziazione alla riprogrammazione degli interessi. Tony Blair non si è sbilanciato sul tipo di soluzione possibile. Il premier britannico, che è rientrato soltanto ieri a Londra dalle sue vacanze a Sharm el Scheik, molto contestate in patria, ha fatto sapere che, dopo la consultazione telefonica con Berlusconi, ha affrontato questo tema con tutti gli altri leader europei. Per il momento, insomma, si cerca di trovare una posizione condivisa. Se ne parlerà anche giovedì a Giakarta dove si terrà il vertice dell'Asean al quale, per la Uè, parteciperanno Jean-Claude Juncker e il presidente della Commissione europea, Manuel Barroso. E se parlerà ancora lunedì 10 a Ginevra dove ci sarà una prima riunione dei Paesi donatori organizzata dall'Onu. Il cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder, ha confermato che intende sostenere - tanto in sede Uè che del G8 - la sua proposta di «accordi di partenariato» con i Paesi devastati dal maremoto. . La complèssa macchìiia degli aiuti cerca di superare eoa le difficoltà e il caos di questi giorni. Anche sul piano def soccorsi1 immediati; «Ogni euro promesso dalTUnione europea sarà speso», ha detto il commissario allo Sviluppo e agli aiuti umanitari, il belga Louis Michel, che ieri si trovava nello Sri Lanka. La nuova presidenza lussembui^hese della Uè ha, poi, cercato di ridimensionare quelli che ha definito «i malintesi» sull'organizzazione degli aiuti. Con la Francia, che aveva rivendicato un ruolo di guida degli interventi sul terreno. Ma anche con l'Olanda che, come presidente di turno delTUnione fino al 31 dicembre, aveva gestito la prima fase dell'emergenza. «Le decisioni dobbiamo prenderle tutti insieme», ha detto Juncker. Con la speranza che sulla deheata questione del debito il coordinamento tra i Venticinque sia più' efficace di quanto non lo sia stato per i soccorsi immediati. Il presidente di turno della Uè Juncker «Il coordinamento dei soccorsi alle vittime spetta alle Nazioni Unite» L'ECONOMIA DEI SETTE PAESI PIÙ1 COLPITI {dati20(tìy DEBITO ESTERO (miliardi di dollari) PIL (miliardMi dollari) (VSSO DI CRESCHA REALE ANNUO INFLAZIONE ESPORTAZIONI (milioni di dollari) IMPORTAZIONI (milioni di dollari) INDIA INDONESIA SRI LANKA THAILANDIA MYANMAR MALDIVE MALAYSIA 90 332 Un elicotterista della Marina americana accompagna a terra un profugo di un villaggio dell'interno, all'aeroporto dell'isola di Banda Aceh, in Indonesia