Washington schiera l'esercito e due presidenti

Washington schiera l'esercito e due presidenti George Bush ha voluto rispondere alle accuse di tirchieria negli aiuti. Il Pentagono sta coordinando la più grossa operazione in Asia dai tempi della guerra in Vietnam Washington schiera l'esercito e due presidenti Bush sr. e Bill Clinton si occuperanno della raccolta di fondi. Mentre il Pentagono mette in campo dodicimila soldati già in azione nell'area Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK La Casa Bianca mette in campo dodicimila soldati e due ex-presidenti per portare aiuti nell' Asia del Sud nella più vasta operazione umanitaria finora condotta dagli Stati Uniti. Sul fronte militare ad aver iniziato a portare gli aiuti sono i 19 elicotteri della portaerei Abramo Lincoln, già nelle acque dell'Indonesia, a cui si stanno per unire i 24 elicotteri del gruppo navale della Bonhomme Richard mentre i collegamenti a cavallo dello Stretto della Malacca sono affidati a 2200 marines. A coordinare le operazioni è la Task Force 536 nella base thailandese di Utapao, a cui rispondono unità di collegamento create a Sumatra, Pukhet e nello Sri Lanka. E' in queste basi che stanno atterrando i C-130 dell'US Air Force con aiuti prelevati dai depositi militari a Dubai e Pisa in attesa dei più grandi aerei da trasporto C-5eC-17. Nel complesso, come ha spiegato a Washington il generale John Alien direttore degli Affari del Pacifici al Pentagono, sono 12 mila i soldati già in zona di operazioni ai quali bisogna aggiungere i mille marinai della nave ospedale «Uss Mercy» salpata da San Diego. Si tratta del maggiore intervento umanitario mai affidato al Pentagono e del più numeroso schieramento di truppe in questa regione dell'Asia dalla fine della guerra del Vietnam, nel 1975. «Siamo alle prese con il maggiore terremoto degli ultimi 40 anni - ha detto il presidente George W. Bush - i nostri aerei volano 24 su 24 per portare aiuti, siamo grati ai nostri uomini e donne in uniforme per ciò che fanno». Bush ha parlato dalla Casa Bianca con al fianco due ex presidenti - il padre George e Bill Clinton - a cui ha affidato il compito di guidare la campagna nazionale per raccogliere fondi privati a favore delle vittime. «Chiedo ad ogni americano che è in grado di farlo di donare fondi» sono state le parole del presidente che acconpagnato dai due predecessori è poi andato in visita nelle ambasciate dei Paesi disastrati per firmare i libri di solidarietà. «Lavoreremo assieme per portare cibo, medicine, acqua e rifugio a chi ha bisogno. Dio benedica l'Indonesia» ha scritto il presidente nel libro aperto dall'ambasciata di Giakarta. «Nei prossimi giorni i presidenti Chnton e Bush chiederanno donazioni dirette ad associazioni di aiuti già attive a favore delle vittime dello tsunami» ha detto George W., precisando che «le donazioni di denaro liquido sono più utili». Chiamando in campo Bush padre e Clinton la Casa Bianca mira da un lato sottolineare che l'America è unita nell'operazione di solidarietà e dall'altra a raggiungere quote record di donazioni da affiancare agli aiuti federali, che al momento restano 350 milioni di dollari. I due ex presidenti sono i migliori raccoglitori di fondi della nazione: rultima campagna elettorale ha dimostrato che le famiglie Bush e Clinton hanno fatto la parte del leone nel trovare donazioni che in totale hanno superato i 2 miliardi di dollari. Sempre ieri il Segretario di Stato, Colin Powell, ed il governatore della Florida, Jeb Bush, sono arrivati in Thailandia dando inizio alla missione che terminerà con il summit in programma a Giakarta l'I 1 gennaio. Sul volo diretto a Bangkok Powell ha spiegato che sarà lui ad occuparsi della «fase di emergenza» mentre a Jeb Bush toccherà pianificare la «ricostruzione di lungo termine». «L'esperienza degli Stati Uniti può essere utile per portare aiuto ha detto il governatore della Florida, fratello del presidente milioni di persone contano su questo aiuto e l'America ancora una volta sarà lì per darlo». Con l'offensiva umanitaria l'amministrazione Bush ha tre obiettivi: iniziare l'anno nel segno del multilateralismo per aprire la strada alla propria agenda di politica estera; diffondere nell'Indonesia, il più popoloso Paese musulmano del mondo, e nell'Estremo Oriente un'immagine dell'America opposta a quella descritta da Al Qaeda; respingere le critiche giunte dall'Onu e dai media nazionali per aver reagito in ritardo ali arrivò del maremoto. Un primo risultato Bush lo ha colto con le dichiarazioni con cui Jan Egeland,' il coordinatore degli aiuti Onu che aveva accusato Washington di avarizia, ha osservato: «Gli elicotteri americani che stanno portando soccorsi valgono tanto oro quanto pesano». jr «i ^— ■ ■* m ^% ; Il presidente George Bush illustra le operazioni di soccorso Usa, alla sua destra il padre e l'ex presidente Bill Clinton L'AMERICA