Dove osano gli artisti

Dove osano gli artisti RIGONI STERN RACCONTA LA GRANDE MOSTRA BELLUNESE SULL'ARTE LIGNEA DELLE DOLOMITI TRA GOTICO E RINASCIMENTO Dove osano gli artisti Mario Rigoni Stern CHI in questi giorni di vacanze invernali risale la Strada d'Alemagna per raggiungere le impareggiabili piste delle Dolomiti, dovrebbe fare sosta a Belluno e dopo aver parcheggiato l'automezzo nell'ampio spazio di Lambioi salire con la scala mobile in piazza del Duomo. Subito questa vecchia città alpina ricordata da Piero Jahier nel suo Con me e con gli alpini (gli angeli con le trombe sopra i campanili) gli apparirà nella sua bellezza di palazzi veneziani e antiche case; ma anche silenziosa, ordinata, pulita. Attraversata la piazza si avvi per la bella via Ripa fino al cinquecentesco Palazzo Crepadona dove fino al 22 febbraio è aperta la mostra A nord di Venezia - Scultura e pittura nelle valli dolomitiche tra Gotico e Rinascimento. Sarà una scoperta che ripagherà la sosta per una mostra d'arte insolita che è tutta rinchiusa nel titolo: lassù le Alpi e al di là la Germania, di qua Venezia. Sulle Alpi s'incontrarono e convissero Riforma e Controriforma nello spirito dei montanari. I fiumi delle Alpi portavano verso l'Adriatico i legnami per i navigli e le palafitte, marmi per i palazzi. Pure Tiziano e il Bristolon scesero dalle montagne, da Venezia salivano idee nuove e stimoli. Su quelle montagne che ancora non erano chiamate Dolomiti sorsero chiese ad arco acuto e campanili con cuspidi coperti da scandole; magari dentro la Chiesa c'era un altare classico con una pala del Vivarini; o una sala del Consiglio della Comunità affrescata dal montagnesco Jacopo da Montagnana. In una contrada di poche case una cappella con un Vesperbild, Pietà, di un salisburgese. Queste scoscese valli, gli aspri sentieri, i valichi per tanto tempo chiusi dalla neve e i lunghi inverni davano all'arte il tempo del pensiero e dell'opera ed ecco Flùgelaltar, altari chiusi da portelle, che tanto tempo richiedevano per costruirli e onorarli con storie pittoriche e sculture dipinte. Ma andiamo con ordine, perché questa mostra è il risultato di un lavoro lungo e paziente di un gruppo che ha operato dentro al territorio «al cammino molto laborioso; strano et fuori del corso ordinario». Eppure per natura unico al mondo che, come disse don Luciani da Canale d'Agordo, poi papa, non può non aver avuto influenza straordinaria sul gusto estetico degli abitanti. Questi i luoghi, e per il tempo andiamo dalla fine del Trecento al XVI secolo. Lo vediamo partendo dalle carte geografiche più antiche conservate all'Archivio di Stato di Vienna, da disegni a penna del Quattrocento dell'Archivio di Belluno che rappresentano piante di monasteri, con orti e mappe del Cadore tra Camia e Tirolo. Veniva su lungo il Piave l'aria del Trecento; poi vennero maestranze che lasciarono sculture marmoree policrome e dorate; tracce, ora, perché il terremoto del 1873 arrecò non pochi danni alle chiese di Belluno. Seguirono maestranze lombarde a scolpire il bel portale di Santo Stefano; insieme a queste, o poco prima, giunsero i plasticatore di Salisburgo con le loro sculture in Gusstein una pietra artificiale plastica da pressare in stampi e lasciata solidificare prima della rifinitura. I maestri tedeschi giungono da lontano e non sentono l'aria del Rinascimento: le loro pitture, come quel San Gottardo vescovo su tavola, pur nella plasticità del drappeggio rimangono rigidamente gotiche. Viene forte il desiderio di sfogliare i manoscritti, degli Statuti Belluni del XV Secolo e quegli erbari tardo gotici, così precisi nel disegno, prezioso prestito della Britisch Library di Londra. Sfogliarli delicatamente, con guanti di filo bianco. Ma ecco che nel XV Secolo compaiono due validi pittori nostrani: Matteo Cesa bellunese e Antonio Rosso cadorino. Le loro opere sono sparse tra i Musei di Berlino, di Parigi, di Bergamo, Venezia e qui abbiamo occasione di ammirarle e giustamente collocarle nei loro valori, che non sono pochi e ci fanno vergognare per la nostra ignoranza. Ma come non sostare davanti alla tavola di san Giovanni Battista e San Girolamio di Alvise Vivarini, in carica al Museo di Stato di Berlino? Anche l'aria del Mantegna troviamo in questa mostra: sono i resti degli affreschi che Iacopo da Montagnana dipinse nel palazzo della Comunità di Belluno, distrutto nel 1838, recuperati e restaurati. Nel Settecento avevamno fatto un po' di confusione con i nomi sui vecchi documenti: erano di Andrea Mantegna, o di Bartolomeo Montagna, o di Jacopo da Montagnana? Gli storici dell'arte accertarono la mano e dobbiamo dire che per quanto è rimasto questo Jascopo Parisati detto da Montagnana aveva guardato sì le opere del Mantegna, ma anche aveva capito la lezione. Gran pittore, certamente anche se poco è rimasto del suo lavoro. Quassù lavoravano in pace scultori e pittori. Non c'erano lotte per spazi; la gente montanara poteva dare agli artisti il mantenimento e anche una paga; anche dal Friuli arrivavano qui a dipingere e scolpire e nei giorni di grande solennità si aprono i Flùgelaltar per far vedere al popolo le meraviglie delle storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, mirabilmente dipinte. Pure le statue policrome e dorate di legno e di tiglio o di cirmolo adornano gli altari delle chiese lungo la via d'Alemagna e i parroci, pur poveri, indossano i paramenti di velluti veneziani ricamati dalle maestranze nordiche. Insomma questa mostra bellunese così insolita, ci riporta in un tempo tra Gotico e Rinascimento dove non pesavano Riforma e Controriforma, dove non c'erano repressioni sanguinose ma una convivenza tra le montagne e dove i grandi contrasti verranno dopo secoli con la Grande Guerra e la Resistenza. Si pensa anche ai nostri contemporanei, a Fiorenzo Tornea di Zoppe, ad Augusto Murer di Falcade, a Adolf Vallazza di Ortisei, a Aldo De Vidal di Lorenzago, a Mauro Corona scultore di Erto e capisci che con l'aria che hanno respirato, con i boschi e le montagne che hanno visto aprendo gli occhi, hanno pure avuto dalla loro gli artisti compaesani. Uscendo dalla mostra, se la testa non vi gira, andate nella vicina chiesa di Santo Stefano dove è da ammirare la cappella Cesa - Pagani e con gli affreschi delle statue policrome dello stesso Cesa. Per la Piazza dei Martiri, dove ci sono le statue di Murer sulla guerra e sulla pace, avrete anche in vista il mercatino di Natale dove di notevole c'è solo quel vecchio artigiano che crea cucchiai di legno e vi renderete conto della banalità del nostro tempo. Nelle vallate alpine si sperimentavano per chiese e cattedrali soluzioni nuove lontano dai conflitti esasperati che caratterizzavano l'età della Controriforma Quassù lavoravano in pace scultori e pittori La gente montanara poteva dare loro il mantenimento e anche una paga e non c'erano lotte per gli spazi A PALAZZO CREPADONA La mostra Scultura e pittura nelle vallate dolomitiche tra Gotico e Rinascimento, curata da Anna Maria Spiazzi, si potrà vedere nel Palazzo Crepadona di Belluno fino al 22 febbraio 2005. È visitabile tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 19. L'ingresso costa sette euro. Il catalogo, edito da Silvana editoriale, a cura di Anna Maria Spiazzi, contiene saggi sulle vicende storiche nel periodo a cavallo tra il Quattro e il Cinquecento, sulla cartografia contemporanea e sulle vie di comunicazione, sui precedenti storico-artistici, e indaga poi nello specìfico gli influssi della cultura veneziana e gli apporti delle regioni confinanti. Un'appendice dedicata ai materiali e alle tecniche di esecuzione, come anche ai restauri effettuati negli ultimi quindici anni, è utile per approfondire la conoscenza delle opere esposte e dì quelle che per motivi di conservazione resteranno nelle chiese del territorio, da visitare seguendo alcuni itinerari culturali descritti in una guida. Le Dolomiti, scenario della mostra, saranno candidate nel 2005 a diventare Patrimonio Mondiale deH'Unesco: Una , riìJnione ad hoc. coordinata.., dal sottosegretario Boriò; si è svolta ili 5 dicembre scorso al Ministero dei Beni Culturali. •,, ; ,,,' . ^/« A sinistra unFlùgelaltare di Robert Pòstsch dalla chiesa di Santa Maria Maddalena a Roccapietore (Belluno). A destra Madonna lignea con bambino dì VitodaTesido o g go enaerono poliacce, oto odi aeolanto este, sero i sburgo n Gusificiale n stamare prigiungono ono l'aria oro pittuGottardo A sinistra unFlùgelaltare di Robert Pòstsch dalla chiesa di Santa Maria Maddalena a Roccapietore (Belluno). A destra Madonna lignea con bambino dì VitodaTesido