Quando gli spot sono il programma tv e il sito

Quando gli spot sono il programma tv e il sito THE ADVERT CHANNEL TRASMETTE PUBBLICITÀ A GETTO CONTINUO, ONLINE SI COMPONE LA CLASSIFICA DEI PREFERITI Quando gli spot sono il programma tv e il sito Anna Lombardi Ventiquattr'ore consecutive di pubblicità, ogni giorno. Un incubo? O siete di quelli che commentano con gli amici le immagini dell'ultimo spot? In quel caso in Inghilterra è nato il canale tematico che fa per voi, dedicato alla pubblicità, dal 1960 ad oggi: The Advert Channel. Sul modello Mtv, gli spot mandati a loop, uno dopo l'altro, vengono commentati da giovani presentatori. L'idea? Non poteva che venire a qualcuno del settore, un'attrice pubblicitaria (non troppo nota), Chelsey Baker. La sua filosofia è semplice: una bella pubblicità è meglio di un brutto programma. E a sostegno della sua intuizione, porta anche un paio di dati: gli appassionati del genere vanno forte su Internet, scaricando circa 4000 spot al giórno mentre chat e forum sulle ultime novità nel campo sono animatissimi Perché non imbastire un canale che trasformi la pubblicità in intrattenimento vero e proprio? Nell'era dell'interattività poi, ogni spettatore è anche attore, così Advert Channel ha deciso di appoggiarsi a internet: sul sito www.theadvertchannel.tv si possono fare richieste ed esprimere preferenze, creando in tempo reale un'aggiornata classifica degli spot più amati, che vengono reperiti e messi in rete per essere scaricati gratuitamente. Gli spot più gettonati? Uno specchio dei tempi: al primo posto l'indimenticabile pubblicità Adi- das con Mohammed AU che corre e la voce fuori campo che dice «It's ok to believe, impossibile is notliing», bisogna crederci, niente è impossibile, al secondo la Playstation dal megalomane slogan «I've commanded armies and conquered world», ho comandato armate e conquistato il mondo... Va detto che la messa in onda dei vecchi spot non porta guadagno economico: gli sponsor non pagano per trasmettere campagne passate. In compenso gli spot vengono ceduti gratuitamente. Ottenere i permessi, però, non è stato facile: l'Ofcom, il garante della comunicazione inglese, ha impiegato due anni per approvare il progetto, una novità nel panorama televisivo britannico (e mondiale). Ha infine concesso 9 minuti di pubblicità a pagamento ogni ora di programmazione, proprio come per tutte le altre reti. Ma ha vietato la messa in onda di pubblicità «a pagamento» insieme alle pubblicità «artistiche». Bisognerà trovare il modo (o il contenitore) per distinguere le une dalle altre, ma non è un problema impellente: parados¬ salmente, la rete non ha ancora ottenuto nessun contratto pubblicitario. I potenziali clienti sono disorientati, non capiscono, per dirlo nel gergo del mestiere, il target dello spettatore. La neonata tv deve dunque arrabattarsi per mantenersi a galla con espedienti non propriamente eleganti: quiz telefonici a pagamento e vendita di prodotti sul sito Internet. Ma i progetti per il futuro restano ambiziosi con la creazione di programmi ad hoc: un talk show, notiziari sulla pubblicità, interviste agli addetti ai lavori. E un concorso, per pubblicità fatte in casa. Un programma ogni tanto, fra uno spot e l'altro. Così che gli spettatori abbiano il tempo di prepararsi un inglesissimo the. I più gettonati sono uno specchio dei tempi: al primo posto Adidas con Mohammed Ali, al secondo quelli per la Playstation

Persone citate: Anna Lombardi, Baker, Mohammed Ali, Mohammed Au

Luoghi citati: Inghilterra