E' iniziato l'attacco al triumvirato del Sud di Giuseppe Zaccaria

E' iniziato l'attacco al triumvirato del Sud DIETRO LE NUOVE VIOLENZE E' iniziato l'attacco al triumvirato del Sud Allawi, Sistani e Al Sadr sembrano in grado di condizionare il dopo elezioni retroscena Giuseppe Zaccaria Ipochi sondaggi di qualche attendibilità (quello cui ci riferiamo è della Gallup) valutano che ad oggi circa il settanta per cento degli iracheni sarebbe favorevole ad un governo di religiosi, dunque all' anticamera cu uno Stato teocratico. Dall'Iran l'ajatollah Jamati noto per le posizioni intransigenti incita i fratelli sciiti iracheni a varare finalmente una usta unica per prendersi la storica rivincita. Da Kerbala l'ajatollah Al Sistani ha già pubblicamente benedetto l'unione elettorale fra gli sciiti. La spiegazione delle bombe e dei colpi di mortaio che continuano ad esplodere nelle «citta sante» (ieri Najaf, tre giorni fa Karbala) sta tutta nella combinazione di questi eventi. A forza di inseguire triangok' geografici avevamo tutti perduto di vista quelli poUtici, mentre le truppe d'occupazione cercavano di ridurre alla ragione i covi dei sunniti il futuro prossimo dell'Iraq ha preso a virare e adesso dipende in gran parte da ciò che si svilupperà all'interno in un nuovo e potentissimo «triangolo sciita» fatto non di luoghi ma di personalità., interazioni e influenze. Ai vertici della figura ci sono i tre uomini più potenti nell'Iraq di oggi: Ali Al Sistani, maggiore autorità esistente nel mondo dei seguaci di Ali, poi Yyad Allawi, presidente voluto dagli americani ed infine Moqtada Al Sadr, l'ex cattivo ragazzo che da molto tempo ormai deve aver trovato consiglieri politici di grande accortezza, posto che nonostante i trent'anni di età non sbaglia più una mossa. In questo momento il solo vertice fisso del «triangolo sciita» è quello rappresentato da Al Sistani, il quale pochi giorni fa si è nuovamente dichiarato favorevole ad una Santa Alleanza che riunisca partiti sciiti di lunga tradizione come il Dawa e lo Sciri nonché «tutte le forze che intendono combattere per il progresso e per la pace». La benedizione del saggio e la prospettiva di un rovesciamento degU equilibri storici hanno prodotto la nascita di un'«Alleanza irachena unita» che nelle elezioni di fine gennaio, comunque esse si svolgeranno, promette di interpretare la parte delleone. Il secondo vertice, quello costituito da Allawi, appare ancora alquanto mobile: dal punto di vista del presidente Erowisorio il triangolo potrebe diventare isoscele, acuto e perfino equilatero se 1'«Alleanza irachena» accettasse fin d'ora di riconoscere nella futura Assemblea nazionale un ruolo di rilievo a lui stesso ed ai suoi. Se così non fosse - e in effètti l'accordo appare ancora improbabile - Allawi è pronto a candidarsi con una propria Usta, un partito tutto da mventare al di là delle cuginanze e dei rappporti tribali. Al terzo vertice, Moqtada Al Sadr dichiara una sorprendente «neutralità» rispetto al processo elettorale e resta in attesa. In questo momento mentre i santuari sciiti vengono violati a dispetto dei controlli di polizia (che a Kerbala e Najaf si immaginano più fitti che altrove) a Sadr City, la sterminata Soweto di Ba¬ ghdad, la canna regna sovrana. Addirittura negli ultimi giorni le truppe americane hanno messo mano ad uno storico problema del sobborgo, quello dei mucchi d'immondizia che marciscono al sole. Mentre il resto dell'Iraq sciita sembra al centro di una nuova guerra, a Sadr City i caterpillar dell'esercito smuovono indisturbate tonnellate di rifiuti. Il quadro sommariamente tratteggiato finora conduce ad una conclusione semplice e sconsolante: la nuova ondata di morti e bombe nelle città sante di Ah e di Hussein in sostanza dice che in Iraq sta incominciando la campagna elettorale, e forse attraversi qualche segnale lascia intuire cosa potrebbe scatenarsi a gennaio. Per quella scadenza le sezioni elettorali sparse per il Paese dovrebbero essere novemila, con una massa di presidenti e scrutatori che promette di su¬ perare le 40mila persone: una scadenza storica, dunque, ed anche un lavoro piuttosto ben retribuito che dovrebbe attirare molti aspiranti. Eppure negli ultimi giorni, fra una bomba contro gli sciiti e l'altra, guerriglieri e terroristi non si sono dimenticati di lanciare granate contro un centro di registrazione elettorale a Dujail, trenta chilometri a nord di Baghdad ed altri due uffici elettorali di Kirkuk e Dakuk. I morti per ora sono stati tre o quattro ed i feriti poche decine, ma nella campagna elettorale della guerriglia sunnita è importante far sapere subito che chi collaborerà ad elezioni non solo di dubbia legittimità ma già segnate negli esiti, dovrà pagare un prezzo. Pure nella enorme confusione del carnaio iracheno la geografia degli attacchi comincia a definire abbastanza chiaramente tendenze e scopi im- mediati. Da qui alla fine di gennaio si tratterà di uccidere sciiti e funzionari della macchina elettorale per tentare di uccidere le elezioni, anche se Allawi ed i generali americani intendono portarle a termine ad ogni costo. Ma come in tutti i riti democratici, gran parte degli avvenimenti sarà decisa da accordi stretti sottobanco o da ricatti cui qualcuno si piegherà. L'altra sera, per esempio, è stata rapita senza ragione la figlia primogenita di Shaq Al Awat, già primo ministro in anni remoti e rientrato in Iraq solo negli anni Sessanta. Forse in gioco si sono i voti della sua tribù. Il settanta percento degli iracheni si dichiara favorevole a un governo di religiosi anticamera di uno Stato teocratico. E dall'Iraq gli ayatollah incitano a presentarsi uniti L'ayatollah Ahmad Jannati, presidente del Consiglio dei Guardiani

Luoghi citati: Baghdad, Dakuk, Iran, Iraq, Kirkuk