«Scirè», la leggenda rivive dopo 60 anni di Vincenzo Tessandori

«Scirè», la leggenda rivive dopo 60 anni VARATO UN NUOVO SUPER-SOMMERGIBILE: HA IL NOME DI QUELLO CHE PORTO I «MAIALI» NEL PORTO DI ALESSANDRIA «Scirè», la leggenda rivive dopo 60 anni Vincenzo Tessandori LA SPEZIA Undici parole per entrare nella Storia. Da Supermarina at sottomarino «Scirè»: «Accertata presenza in porto due navi da battaglia, probabile portaerei: attaccate». Imbrunire del 13 dicembre 1941, è il via all'operazione «G A3». Lasciata Lero il battello metteva prua su Alessandria, roccaforte della Mediterranean Fleet. A bordo, gli incursori dei Gruppi Gamma con i loro Sic (siluri a lenta corsa), dalla linea così poco elegante da esser battezzati «Maiali». La notte fra il 18 e il 19 il comandante Junio Valerio Borghese portò il vascello davanti all'obiettivo, protetto dalla diga foranea, dalle mine e dalle reti: ed è la più nitida vittoria della Marina Militare nel secondo conflitto mondiale. Ancora una notte, quella fra il 10 e l'I 1 agosto '42, la leggenda dello «Scirè» scompariva in fondo al mare. Il comandante. Bruno Zeìik lo aveva portato sottocosta, a Haifa in Palestina. Scoperto prima che potesse calare in acqua gli incursori era stato attaccato dalla corvetta «Islay»: Non ce l'aveva fatta a sganciarsi, le bombe di profondità lo avevano costretto a emergere, le batterie costiere dal Monte Carmelo avevano centrato il sommergibile nella torretta che era affondato con i 49 uomini dell'equipaggio e 11 operatori. I resti vennero recuperati nel settembre '87 dai sommozzatori della nave «Anteo». È sempre difficile chiamare un'unità nuova come una decorata con la medaglia d'oro e lo «Scirè» la suaseVeraguadagnataperché «superato col più assoluto sprezzo del pericolo, gli ostacoli posti dall'uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli». Ci si riflette, prima di scegliere un nome, e poi si decide. Così ieri, nello svilimento Fincantieri del Muggiano, presso La Spezia, è stato varato un battello a cui è stato imposto quel nome tanto impegnativo. Madrina la signora Elisabetta Bianchi, figlia di uno degli eroi di Alessandria. Quella notte il capo palombaro di 3a classe Emilio Bianchi, «eroico combattente» insignito di medaglia d'oro, era aggrappato a un «maiale», alle spalle del «suo ufficiale coraggioso e tenace», il tenente di Vascello Luigi Durand de la Penne, lui pure decorato di medaglia d'oro. Dallo «Scirè» erano scesi in acqua altri due equipaggi. Bianchi è l'unico, dei sei incursori, ancora in vita, ha 93 anni, vive a Torre del Lago Puccini, e ieri ha assistito, commosso, alla cerimonia. «Quei giorni mi tornano alla mente come se fosse ieri. Fummo fortunati, senza fortuna non si va da nessuna parte. I problemi arrivarono quando ormai eravamo sottobordo della "Valiant": una rete sbarrava la strada, di quelle per evitare l'impatto dei siluri lanciati dagli aerei. Poi si fermò il motore del "maiale" e noi lo spingemmo a forza di braccia, De la Penne davanti, io dietro. Il fondale era così basso che, una volta sotto la chiglia, quasi non c'era spazio. Io ebbi un malore, per via dell'ossigeno, e dovetti risalire. De la Penne tolse la sicura alle spolette: fu lui a far scoppiare la carica». La quale pesava mezza tonnellata. Ora sono entrambi aggrappati a una boa, ma non hanno il tempo per pensare alla fuga: li prendono, li interrogano. «Noi non sapevamo una parola d'inglese e neppure loro una d'italiano. Ci portarono a terra e in una baracca c'interrogarono due ufficiali che parlavano l'italiano meglio di noi». Naturalmente, fu unaconversazionebreve:idue incursori recitarono nome e grado, indifferenti alle minacce e alla grossa rivoltella posata sul tavolo. Poi li separarono, De la Penne fu cacciato nella stiva della «Valiant», nella speranza che dicesse dove aveva posto la carica. Quando ci fu l'esplosione, mi raccontò un giorno, «me la cavai perché il portellone volò via e risalii in coperta» . Anche la corazzata «Queen Elizabeth» è colpita da una cantica e va giù, ma si adagia sul fondo, e sono danneggiati pure la petroliera «Sagona» e il caccia (Jervis». Lo «Scirè», ha sottolineato Pietro Lunardi, ministro delle Infrastruttu¬ re, dovrà garantire «la sicurezza, che permette la crescita degli scambi nel Mediterraneo e l'eliminazione della piaga deU'immigrazione clandestina e del terrorismo». Gli ha fatto eco l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, capo di Stato Maggiore della Difesa: «E' un vanto per 1 industria nazionale e per gli italiani che si accorgono sempre più che le forze annate sono uno strumento di sicurezza». Un gioiello frutto di cooperazione fra Italia e Germania, lungo 55,9 metri e largo 7, propulsione convenzionale, silenziosissima, dotato di un innovativo autopilota progettato e realizzato da Avio, 1450 tonnellate, 27 uomini . d'equipaggio. La speranza è che non debbano esser più pronunciate undici parole per entrare nella Storia. Un'immagine d'epoca del sottomarino «Scirè» Emilio Bianchi (con la figlia Elisabetta) e il capo di Stato Maggiore Sergio Biraghi

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