«Sonya temeva di perdere il lavoro»

«Sonya temeva di perdere il lavoro» LA MADRE DELL'INFERMIERA DI LECCO ACCUSATA DI AVER AMMAZZATO I PAZIENTI «Sonya temeva di perdere il lavoro» COMO Quando un suo paziente moriva, tornava a casa triste. Ne parlava con trasporto. Sembrava molto coinvolta, dispiaciuta. Cercava consolazione, ma si arrovellava anche sulle spiegazioni. Lo racconta il convivente di Sonya Caleffi, l'infenniera arrestata con l'accusa di aver ucciso alcuni pazienti dell'ospedale di Lecco tra il primo settembre e l'8 novembre. Gian Marco Belloni, medico radiologo, ha ricostruito insieme al legale dell'infermiera, Claudio Rea, proprio quei due mesi in cui lei avrebbe eliminato con una siringa d'aria cinque pazienti (ma la procura indaga perché le morti sospette sono di più). Per poi tornare nella villetta a schiera di Tavernerio, nel Comasco, insieme al convivente. Sonya da ieri è stata trasferita nell'ospedale Sant'Anna di Como, lo stesso dove aveva lavorato in due periodi diversi nel 2001. Piantonata al settimo piano dove ci sono stanze videosorvegliate e con le sbarre alle finestre per i detenuti malati. È una sistemazione temporanea. «In carcere non poteva più stare - ha detto il legale - ma anche da qui dovrà essere trasferita per una struttu¬ ra più adeguata alle sue condizioni». Il convivente invece sta cercando in tutti i modi di sfuggire alla curiosità. In casa torna solo per dare da mangiare al cane Margot, non risponde al cellulare e non ascolta neppure i messaggi telefonici: la sua segreteria è talmente piena che non ne registra più. «Avvocato, non riesco proprio a capire, non mi sono mai accorto di nulla - avrebbe detto al legale -. La nostra era una vita normale». Invece Sonya nascondeva incubi tutti suoi. «Aveva paura di perdere quel lavoro, temeva di essere licenziata, di non superare i sei mesi di prova - ha raccontato la madre di Sonya, Lorenza Vaghi - Per lei voleva dire tornare nella depressione dalla quale non era ancora uscita completamente. Ha esagerato nel voler dimostrare che lei valeva, allora procurava delle situazioni di emergenza in cui potesse dimostrare che si dava da fare». Nel frattempo alcuni familiari delle presunte vittime hanno deciso che si costituiranno parte civile, non escludendo una richiesta di risarcimento danni all'ospedale di Lecco, dove rinfermiera lavorava. «Possibile che nessuno si sia accorto che quella donna non stava bene, che era pericolosa?», continuano a ripetere. L'avvocato ha intanto scoperto che era stata la psichiatra che aveva in cura Sonya a suggerirle di presentare domanda al concorso per il posto all'ospedale di Lecco. [r. cri.] Sonya Caleffi

Persone citate: Claudio Rea, Gian Marco Belloni, Lorenza Vaghi, Sonya Caleffi

Luoghi citati: Como, Lecco, Tavernerio