Solo 20 anni per la strage I parenti: «Vergogna»

Solo 20 anni per la strage I parenti: «Vergogna» IL KILLER UCCISE QUATTRO PERSONE SPARANDO TRA LA FOLLA Solo 20 anni per la strage I parenti: «Vergogna» A Rozzano morirono anche una bimba di due anni e un passante Gli obiettivi erano due spacciatori freddati dopo una breve fuga II pm: ho chiesto l'ergastolo, il giudice ha valutato diversamente Paolo Poletti «Fate schifo», grida il fratello della piccola Sebastiana. «Vergognatevi», urla Caterina, moglie di una delle vittime. La madre di Sebastiana, piangendo, dice a voce alta: «La legge non è uguale per tutti, quello doveva marcire dentro». «Quello» è il calabrese Vito Cosco, ha 29 anni ed è in cella da quindici mesi. È appena stato condannato dal gup Fabio Paparella a vent'anni di reclusione per la strage di Rozzano, alle porte di Milano, il 22 agosto 2003: uccise quattro persone tra cui una bambina di due anni e un pensionato. Il pm Fiero BasiIone aveva chiesto l'ergastolo, con isolamento diurno. «Una sentenza va sempre rispettata - commenta Bastione la decisione era difficile, evidentemente il giudice ha fatto valutazioni diverse dalle mie». «No, questa è una sentenza vergogno¬ sa, ci lascia stupefatti: non ci fa credere più, prima di tutto come cittadini poi come avvocati, nel nostro sistema giudiziario che a questo punto non ha più regole dice l'avvocato Nicola Cortesi che rappresenta una delle parti civili - ora leggeremo le motivazioni, l'appello è doveroso perchè quei morti sono stati uccisi un'altra volta». «Quésta non è legge, 20 anni sono pochi e quello non li farà mai», aggiunge Angelo Monaco, padre di Sebastiana. Durante la lettura della sentenza Cosco rimane impassibile poi scoppia in lacrime mentre la folla dei parenti delle vittime urla l'indignazione per il verdetto. Fer la Lega il ministro Calderoli dice: «Questo è il requiem per la giustizia». Tutto inizia per un diverbio tra piccoli spacciatori di eroina. Via Biancospino a Rozzano, sono le 22 di una torrida sera d'estate quando Cosco scende dalla sua auto. Impugna una pistola calibro 9 e punta verso due giovani: Alessio Malmassari, 23 anni, e Raffaele De Finis, 29 anni. Malmassari viene subito raggiunto da un proiettile e muore, De Finis scappa attraversando un giardino pubblico. Cosco lo insegue e spara di nuovo. Ma sbaglia mira e ferisce al collo Sebastiana che è tenuta in braccio dalla mamma. La corsa in ospedale è inutile, la bambina muore mentre i medici tentano di estrarle il proiettile dalla gola. Intanto il folle inseguimento prosegue: Cosco spara di nuovo, un passante, il pensionato Attilio Bertolotti, muore raggiunto da un colpo. Ancora pochi minuti e viene freddato anche De Finis. L'assassino fugge. Si costituisce ai carabinieri dopo qualche giorno, nella caserma milanese di via Moscova, mentre giornali e tv dibattono della violenza cieca che affligge le nostre periferie metropolitane. Nella requisitoria il pm Basilo - ne sollecita la condanna all'ergastolo. Dopo la lettura della sentenza che conclude il primo grado (un processo con rito abbreviato) tenta di calmare i parenti delle vittime. Una ragazza lo aggredisce, subito zittita da un'altra: «Ma che fai? è il pm, è dalla nostra parte». Il magistrato precisa: «No, io sono dalla parte della legge», aggiungendo: «Ma che cosa posso farci? Avevo chiesto il massimo della pena, il giudice ha valutato i fatti in modo diverso considerando le attenuanti equivalenti alle aggravanti, e ha riconosciuto la provocazione ai danni dell'imputato. Attendo le motivazioni, poi eventualmente farò ricorso in appello». Le parole del pm non fanno scendere l'ira di chi continua a gridare «questa non è giustizia». Il padre di Sebastiana non si dà pace: «Ma quale provocazione? Quando Cosco venne provocato perchè non andò dai carabinieri a denunciare tutto? Se non lo fece fu perchè era complice, gli piaceva la moneta facile. Io invece lavorò duramente dall'alba alla sera, i soldi sono abituato a sudarmeli...». Il detenuto Cosco è descrìtto come un uomo disperato. Ora sussurra all'avvocato: «Sono il primo a rendermi conto che è difficile essere perdonato per quanto ho fatto, se avessero ammazzato in quella maniera uno dei miei figli sinceramente non sarei stato capace di perdonare». Un orsacchiotto nel punto dove fu colpita Sebastiana. La strage di Rozzano suscitò un dibattito sulla violenza in città

Luoghi citati: Milano, Rozzano