Gli «angeli neri» nascosti in corsia

Gli «angeli neri» nascosti in corsia CAMICI BIANCHI CHE SI TRASFORMANO IN ASSASSINI Gli «angeli neri» nascosti in corsia Il più spietato serial killer dei malati resta l'inglese Harold Shipman Ha ammazzato oltre duecento pazienti, si è ucciso in carcere Dall'Austria all'Italia, omicidi in ospedale mascherati da collassi la storia Pierangelo Sapegno HAROLD Shipman si cullava un paio di scotch, subito dopo. Lo faceva per rilassarsi, mentre compilava il certificato di morte come un bravo ragioniere della mutua. «Ci sono persone che hanno bisogno degli altri - blaterava con aria severa - e io li aiuto». Faceva il medico della mutua, 5li occhi chiari e freddi, la narba bianca, il sopracciglio corrugato. La frase è: «Si calma alleviando il male». Dicono che abbia ammazzato 209 pazienti, forse persino 300, di sicuro 166, stando al «Sunday Times» e al giudice Janet Smith, e hanno scritto che li ha uccisi tutti allo stesso modo. Forse nemmeno lui teneva i conti. L'hanno chiamato «Dottor Morte». Magari si sarà pure inorgoglito per questo. Harold visitava le sue vittime nel pomeriggio, quando le sapeva in casa da sole, le controllava velocemente e poi praticava l'iniezione di diamorfina: era l'ultima cosa che quelli vedevano prima di morire. Molti sorridevano, ha detto lui: erano sicuri di essere in buone mani. Harold tornava in ambulatorio e compilava il certificato di morte. In genere ci metteva scritto «sincope» 0 «collasso». Il ministro dell'Interno David Blunkett si era raccomandato che Shipman non tornasse più in libertà. E stato esaudito: il Dottor Morte si è impiccato in cella nel gennaio scorso. Doveva scontare quindici ergastoli. Beverly Allitt, la giovane infermiera di Nottingham, nelle brume sopra Londra, che se n'è presa tredici, di ergastoli, uno per ogni bambino e neonato che ha ucciso o tentato di uccidere all'ospedale di Grantham, nel Lincolnshire. Ai processi non si lasciavano mai andare a troppe parole. Beverly e Harold stavano con gli sguardi spenti. Da padroni della morte erano diventati schiavi della vita, in un' aula dì tribunale, dietro le gabbie di una cella. In quelle occhiate silenziose, senza più l'ombra di un sorriso, c'era il passaggio dal dio all'uomo, con il suo corpo da portare addosso, con il suo fardello di vestiti e sentimenti. Perché prima è diverso, come avevano confessato le quattro infermiere ausiliarie dell'ospedale viennese di Lainz, che avevano ucciso volontariamente 48 persone dal 1982 al 1989, facendo iniezioni di insulina o somministrando forti dosi di calmanti, tipo il Rohypnol o il Valium: «Le vittime le sceglievamo non solo in base a un principio di eutanasia, ma anche secondo l'umore del momento». Cioè, se erano più tristi e più deboli, oppure più forti, e non abbiamo mai capito da che parte dell'animo stesse la vita, perché possiamo saperlo per noi, ma non se dipende da un altro. Nel marzo del '91, il tribunale di Vienna comminò due ergastoli, una condanna a 20 anni e un'altra a 15. Nel '93, il tribunale di Colonia inflisse due ergastoli a Marianne Noelle, infermiera pure lei, colpevole d'aver ucciso sei anziani pazienti. Per Marianne almeno non c'erano più dubbi, più follie da raccontare, più dolci morti da sospettare. Dissero che lo fece per impadronirsi dei loro soldi. Come un'altra infermiera di Copenaghen che fece morire 22 vecchietti di una casa di riposo, fra i 65 e i 97 anni. Somministrava una dose di Ketogan, un potente antidolorifico. Poi usciva dalla stanza tranquilla. No problem. Solo che alcuni ricoverati denunciarono la sparizione di soldi dai loro conti correnti bancari. E il pubblico ministero Michael Joergesen trovò 629 mila corone sul libretto dell'infermiera. Anche Alfonso De Martino, infermiere; dell'ospedale -San Giuseppe di Albano, avrebbe procurato l'eutanasia a quattro malati terminali per «scopi di lucro», come recitava l'accusa che voleva condannarlo all'ergastolo. Segnalava il decesso a società di onoranze funebri e si cuccava la ricompensa. Era sospettato dagli altri infermieri, che se lo guardavano male, il De Martino. Lui ha sempre detto che era un complotto contro di lui. Sulle carte processuali c'è scritto che era «un uomo strano e diabolico, che prevedeva il giorno e l'ora esatta delle morti dei suoi pazienti e ne godeva», che «vestiva di nero e ostentava al collo e alle dita simhólì satani-'' ci», ma anche che era un tipo r«luei4ok-»jfapace nel suo mestiere». Probabile che ci fosse qualche esagerazione da strapaese. In aula il pm lo chiama¬ va «infermiere di Satana». Dicevano che faceva parte di una setta, ma nessuno l'ha mai provato. A Castel Gandolfo, dove abitava, lo avevano definito iettatore, invece. Girava con medaglie che raffiguravano teschi o teste di caproni. Portava anelli unno' improbabili, molto grossolani. Per forza che finiva così. In compenso, non parlava mai. In aula, ascoltava le accuse e taceva impassibile. I cronisti, nello stile dei fogliettoni di Dumas, scrivevano che aveva lo "sguardo 'gelido. Ma tutti quelli che hanno avuto questa .,ac^usa addogjBQ, - coiwAjjtonio Busnelli, condannato nel '93 a 28 anni per la morte di una parente al Fatebenefratel- li, e Anna Santa Catenesi, infermiera di Milazzo, accusata di aver ammazzato nell'89 due anziani coniugi - hanno detto le stesse cose, in fondo, che lo facevano per carità divina. Al processo di Shipman la parte civile ha parlato di «tradimento supremo». In Francia c'è stata Christine Malevre che ha abbreviato le sofferenze di 28 malati terminali. Lo dicevate ai parenti? «Non si può chiederlo a loro. Il dilemma li schiaccerebbe». E allora gli dicevano solo che «li avrebbero calmati alleviando il dolore». Come diceva Shipman, che poi si cullava i suoi scotch, alleviando il suo cuore. In quei giorni, un'infermiera scrisse a un giornale di Lione: «Ho praticato l'eutanasia su molti bambini, in un ospedale pediatrico. Ma il cuore di un bambino è molto forte, anche dopo una brutta maWm.^4»eWifògtao fleboclisi di morte aumentando le dosi dei farmaci. Si fa così.j Jro -facevamoùWHP^alla fine. Però, i nomi di quei piccoli, ancora adesso, non riesco a dimenticarli». I giornali inglesi il giorno del suicidio in carcere di Harold Shipman Beverly Allitt

Luoghi citati: Austria, Castel Gandolfo, Copenaghen, Francia, Italia, Londra, Marianne, Milazzo, Vienna