I troppi misteri del prigioniero Saddam Hussein

I troppi misteri del prigioniero Saddam Hussein VOCI E POLEMICHE A UN ANNO DALLA CATTURA I troppi misteri del prigioniero Saddam Hussein Secondo il suo avvocato sta attuando uno sciopero della fame, gli americani negano. Con l'avvicinarsi delle elezioni l'ex Raiss punta a tornare in primo piano, la guerriglia sembra averlo dimenticato personaggio Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK IN sciopero della fame o forse no. Dimenticato dai fedelissimi o regista dell'insurrezione armata. In attesa di comparire di fronte ai giudici o già condannato a morte. Intento a recitare il Corano o prigioniero della solitudine. Ancora determinato a battersi o rassegnato. Le gesta e la sorte di Saddam Hussein continuano a tenere banco in Iraq a un anno da quando - il 13 dicembre 2003 - venne catturato dai soldati americani nel cunicolo sotterraneo Tiei pressi di TUcrit dove si nascondeva con un revolver e una valigia con 750 mila dollari. Fu l'allora governatore Usa Paul Bremer ad annunciare: «Signore e signori, lo abbiamo preso». Ma da quel momento su Saddam è calato un silenzio talmente fitto da consentire le ipotesi più disparate. Le indiscrezioni sull'inizio di uno sciopero della fame si devono a Baadia Aref Ezzat, avvocato iracheno dell'ex vicepremier Tareq Aziz, secondo il quale «Saddam e altri 11 prigionieri lo hanno iniziato da venerdì per protestare contro i maltrattamenti subiti». La smentita arriva puntuale da Baghdad, dove il portavoce militare americano Barry Johnson spiega che «alcuni degli 11 detenuti di alto valore che abbiamo in custodia hanno rifiutato i pasti pur continuando a prendere snack e liquidi ma Saddam non è fra questi, ha sempre mangiato». Tuttavia per il legale Aref Ezzat il Pentagono mente e serve una «visita urgente» della Croce Rossa Intemazionale ai detenuti vip per accertare le loro condizioni di detenzione. Ul batxi e ribatti , coincide con l'anniversario dell'arresto e con l'avvicinarsi delle prime elezioni del dopoguerra, fissate per il 30 gennaio, sollevando l'ipotesi che l'ex Raiss desideri in qualche maniera far sapere ai fedelissimi che non ha gettato la spugna. D'altra parte fu proprio questo il messaggio che consegnò al giudice durante il colloquio nel quale gli furono comunicate le accuse, quando chiese di essere ancora chiamato «presidente dell'Iraq» e rifiutò ogni addebito. La necessità di farsi sentire, per Saddam, potrebbe essere dovuta anche al fatto che 1 militanti del Baath che combattono nel Triangolo Sunnita sembrano averlo dimenticato, o quasi. Nelle centinaia di comunicati emessi per rivendicare gli attacchi alle truppe americane i riferimenti a Saddam non ci sono più, lasciando intendere che 1 comandanti di campo della guerriglia sunnita hanno già dato per acquisita la sua definitiva uscita di scena. A Washington però c'è chi non crede a queste apparenze e continua a ritenere Saddam il regista dell'insurrezione armata contro le forze,, dejla coalizione e del governo di lyadAllawi. «Alla fine del 2002 Saddam inviò più di mille agenti e ufficiali dell'intelligence in due basi militari - scrive il settimanale «Us News and World Report» nell'ultimo numero in edicola citando documenti top secret - per addestramento alle tecniche di guerriglia. Prevedendo che avrebbe potuto essere deposto, inizia- va così a preparare l'insurrezione, sfruttando a proprio favore 1 mesi che fiu;pno necessari alle Nazioni Unite per decidere che cosa fare con il regime di ispezioni». Questa è l'opinione dì Michael Rubin, ex alto ufficiale del Pentagono, appena tornato da una missione in Iraq. Secondo lui, «l'insurrezione cui stiamo assistendo fu pianificata da Saddam molto tempo prima della guerra». ' Questa accusa ha un peso che va oltre la ricostruzione storica. Se infatti lar giustizia irachena riuscirà ad accumulare sufficienti prove sulla regìa di Saddam, allora «l'insurrezione» - e le migliaia di morti causati - diventerà un altro dei capi di accusa, quando si aprirà il processo per «crimini contro il popolo iracheno» nel confronti dell'ex Raiss. Il premier ad interim Allawl avrebbe voluto celebrare - o almeno inaugurare -l'assise prima delle elezioni, al fine di^sfruttame l'impatto pohtico, ma finora questo non è avvenuto per almeno due ragioni. La prima è il timore di obiezioni sulla legalità di un processo organizzato da un governo che, seppur legittimato dall'Onu, è ad interim. La seconda è la necessità di preparare al meglio 1 giudici iracheni, definiti da un legale americano dell'Ohio che 11 ha cono- soluti «molto brillanti e intelligenti, ma nella maggior parte dei casi con alle spalle niente più che una causa per incidenti stradali». Di fronte ai ritardi del tempi del processo, Allawi non ha esitato, in più occasioni, a far capire che Saddam potrebbe essere condannato alla pena capitale in ragione delle violazioni dei diritti umani, l'uso dei gas contro 1 curdi e le fosse comuni. Prima di concludersi, l'assise potrebbe tuttavia offrire a Saddam la possibihtà di tornare a rivolgersi all'intera nazione ed è una prospettiva che non piace a chi al Pentagono teme che ciò possa rafforzare l'insurrezione. NeU'incert«?5Raufi^e!1pwfip»: da lex-Raiss prigioniero si fanno spazio anche le differenti indiscrezióni' su' cóme -viva la prigionia. C'è chi lo descrive intento a leggere il Corano e 1 classici, a recitare preghiere, sfidando spesso con 1 suol comportamenti chi lo sorveglia. Altri assicurano che 1 suoi nervi sono crollati, riducendolo a un'ombra del feroce dittatore che incuteva terrore agli iracheni e timore ai leader delle nazioni arabe. li premier Allawi avrebbe desiderato avviare il processo prima del voto per sfruttarne l'impatto politico. Si è rinunciato per timori di obiezione alla legalità e per la necessità di preparare nel modo migliore i giudici iracheni Saddam Hussein lo scorso luglio in tribunaledi fronte alla Corte speciale che lo ha formalmente incriminato

Luoghi citati: Baadia, Baghdad, Iraq, New York, Ohio, Washington