L' «occhio di An» sempre aperto sulla tv italiana di Filippo Ceccarelli
L' «occhio di An» sempre aperto sulla tv italiana L' «occhio di An» sempre aperto sulla tv italiana Filippo Ceccarelli Alleanza nazionale è parecchio sensibile alla tv. Per cui, poco prima di diventare ministro degh Esteri, Gianfranco Fini ha trovato il modo di deprecare la serie dei «Sopranos» per la cattiva immagine degh italo-americani. Così come il ministro Gasp arri ha sponsorizzato diverse fiction televisive di argomento nazionale, dal futurista Marinetti all'inventore Marconi sino alle foibe - in quest'ultimo caso anche a costo di scatenare un contenzioso diplomatico con la Slovenia. Ma nessuno, in An, riuscirà mai a eguagliare l'entusiasmo, la passione, l'autentica, fantastica, durevole e pervasiva telemania del senatore Michele Bonatesta, da Viterbo, il Minosse del piccolo schermo. Nel senso che giudica e manda, atterra e susoite, affanna e consola, promuove e respinge, comunque interviene da intenditore su qualsiasi programma presente efuturo. — - L'altro giorno se l'è presa con il presidente della Commissione di Vigilanza Petruccioh: cosa s'impiccia - ha intimato - del caso Celentano? Ma la sua nota è suonata in realtà come la più gelosa rivendicazione d'esclusiva. Lui sì che può. Bonatesta in effetti ha anticipato il fenomeno Lecciso. Ha sostenuto Bonolis contro Striscia. S'è rallegrato per l'espulsione del calciatore-bestemmiatore di «Campioni». Ha lodato la fiscal-fiction di «Punto e a capo» ed espresso il proprio sdegno per il festino orgiastico del Grande Fratello. S'è esaltato per Borsellino e Don Bosco, per bocciare invece il prolungamento di «Cronache marziane». E in coerenza con l'agenda politica ha anche proposto una ((tassa sulla Fortuna» per i vincitori dei tele-quiz. Il suo ufficio è un video acceso. Nulla sfugge a Bonatesta di quanto vi accade. La foglia di marjiuana sulla maghetta di Pelù e il bacio lesbico delle Tatù, il ritomo di don Mazzi all'wlsola dei famosi» e il riconoscimento delle unioni gay da parte di Mirabella, il flop eh Luisa Coma e il «caso Tagliafico»... A tal punto profonda e iniziatica, la tele-erudizione bonatestiana, da disorientare talvolta anche i più assidui adepti del palinsesto. Perché mai «Lucignolo» dovrebbe chiedere scusa a Claudia Koll? Come si configura il supposto taroccamento onirico della signora Tubini in «Sogm» della Carrà? In quale contesto è avvenuta «l'ignobile rissa a suon di irripetibile turpiloquio» tra la Ripa di Meana, Don Backy e i concorrenti dallo Yucatan? E tuttavia sarebbero da rilegare - se non pesassero oltre un chilo - le note del senatore Bonatesta: documentazione che certifica la trasformazione tendenziale della politica in critica televisiva; indizio della cura riservata dai rappresentanti del popolo a un vero universe parallelo popolato di-Xespiche, Pappalardi, Tarricònì; Baffi da Crema. Nel merito il senatore appare piuttosto bacchettone, a tratti mostrando ima qualche attitudine censoria. Per certi versi potrebbe ricordare quel deputato democristiano. Agostino Greggi, che ispirò l'Alberto Sordi ne H Moralista. Però lo scorso anno ha apprezzato ((Miss Italia»: ((Più ritmo, più freschezza, più gara e una conduzione più frizzante». Il bello di Bonatesta è infatti che come milioni di telespettatori ha le sue simpatie e antipatie. Per cui ama Bonolis, ma non la Ventura («la signora Bettarini»), detesta Fazio, sopporta Del Noce, sospende il giudizio sulla D'Eusanio, fa appello a Panariello, prende di petto Vasco Rossi, solidarizza con Mimun e vorrebbe tanto che (di buon Ricci» si autoconsegnasse il tapiro. Pare di cogliere in lui una tensione tra l'austera risonanza che persegue e l'irrilevanza un po' buffa dei risultati che ottiene. E' eh sicuro in buona fede e per questo non merita irrisione. Ma alla lunga rischia di diventare lui stesso un sequel o un seria? di successo della pohtica post-televisiva.
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