Dietro i numeri della sentenza rimane l'accusa per Previti di Paolo Colonnello

Dietro i numeri della sentenza rimane l'accusa per Previti IL DEPUTATO DI FORZA ITALIA GIÀ CONDANNATO A 5 ANNI PER LO STESSO REATO Dietro i numeri della sentenza rimane l'accusa per Previti I pm avevano previsto l'esito, ma considerano che non sia stato smontato l'impianto accusatorio che hanno sostenuto per anni Paolo Colonnello MILANO Venne pagato con i soldi della Fininvest, tramite Cesare Previti, l'ex giudice Renato Squillante affinché si mettesse al servizio dell'imprenditore Silvio Berlusconi? Forse sì, ma ormai è passato troppo tempo e il reato deve essere prescritto: dunque il giudizio viene sospeso, articolo 531 del codice di procedura penale. Venne pagato il giudice Filippo Verde per emettere una sentenza sulla vendita del colosso Sme sfavorevole al gruppo De Benedetti? No, da parte di Silvio Berlusconi no. Dunque assoluzione piena del Cavaliere «perché il fatto non sussiste», anche se con la formula più ambigua dell'articolo 530, comma due, che prevede ben tre strade interpretative: per insufficienza, mancanza o contraddittorietà delle prove. E per capire quali di queste tre carte è stata scelta dal mazzo, giuridico dai giudici della prima sezione penale, bisognerà attendere solo le motivazioni. Assolto ma sempre con una formula dubitativa, anche per una vicenda, per così dire, collaterale dell'affare Sme, relativa al miliardo e 750 milioni che vennero versati da Pietro Balilla (uno degh animatori della cordata voluta da Berlusconi su richiesta di Craxi) a Previti e Pacifico e di cui, ha sostenuto l'accusa, almeno 200 milioni finirono nel conto svizzero del giudice Verde. Un dubbio che nessuno potrà mai sciogliere visto che Balilla è morto da tempo. E infine: vennero corrotti alcuni magistrati della capitale con gioielli che Berlusconi avrebbe comprato dal gioielliere Eleuteri e con soldi prelevati da un conto aperto presso Efibanca a Roma, come sostenuto nelle testimonianze di Stefania Ariosto? No, Berlusconi non li corruppe e dunque va assolto con formula piena «per non aver commesso il fatto». Sono queste le risposte che si leggono, o meglio s'intravedono, dietro i numeri e le lettere dei capi d'imputazione utihzzate dai giudici nel dispositivo della sentenza con la quale ieri sera Silvio Berlusconi è stato contemporaneamente pre- scritto e assolto. Una quindicina di righe, non di più, con riferimenti a codici, articoli e commi, che nascondono una lettura dei fatti più complessa di quanto s'immagini e che va ben al di là del «pari e dispari» che di solito caratterizza i verdetti. Di sicuro Berlusconi non è stato condannato. E questo è un fatto. Ma nemmeno assolto del tutto. Ed è altrettanto una certezza. Prescritto, grazie alle attenuanti, dal reato sul quale l'accusa, fornendo contabili bancarie, rogatorie, testimonianze, aveva ormai puntato più di ogni altra imputazione: quella di aver versato il 6-7 marzo del 1991, 434 mila dollari all'ex giudice Squillante, attraverso Cesare Previti, che per lo stesso fatto, nel processo fotocopia concluso nel novembre 2003, è stato condannato a 5 anni di reclusione. Ed è per questo che al canto di vittoria degh avvocati, subito dopo la sentenza, fa eco il controcanto decisamente più sommesso dei pm che, al quarto piano di palazzo di giustizia, si chiudono nell'ufficio di Ilda Boccassini per analizzare un finale ormai ampia- mente previsto scambiandosi qualche pacca sulle spalle. Quella prescrizione in virtù di attenuanti (che si possono concedere solo in presenza di un reato accertato) e perfino le assoluzioni che, tranne per la vicenda Sme («il fatto non sussiste»), sono limitate alla persona di Silvio Berlusconi («non aver commesso il fatto»), secondo loro non sconfessano l'intero impianto accusatorio ma anzi lo fanno sopravvivere. La differenza tra il «non aver commesso un fatto» e «il fatto non sussiste» non è così sottile come sembra, ma sostanziale. «Non sussiste» la corruzione dei giudici per la vicenda Sme; sussiste invece, anche se Ber- lusconi non è più giudicabile, la corruzione di Squillante e di alcuni giudici della capitale. Salvando Berlusconi, dichiarato prescritto, il presidente Castellano butta a mare impheitamente l'uomo che, secondo l'accusa, avrebbe agito all'ombra del Cavaliere e che per questo è già stato condannato: Cesare Previti, il convitato di pietra di questo processo. C'è poi da considerare che questo finale di partita, cui seguiranno comunque dei ritorni con l'appello e la Cassazione, era stato ampiamente previsto dalla stessa accusa che non a caso aveva fornito lo spunto ai giudici per decidere in questo senso e trovare una via d'uscita per un processo politicamente pesante che fosse onorevole un po' per tutti. È successo quando alla fine della sua requisitoria, Ilda Boccassini, pur chiedendo che all'imprenditore Berlusconi non venissero concesse attenuanti «per aver mentito al popolo italiano», suo malgrado dichiarò di volersi uniformare alla precedente giurisprudenza della Cassazione e della Corte d'Appello che, per fatti analoghi nella vicenda del Lodo Mondadori, avevano derubricato il reato più grave di corruzione in atti giudiziari, in corruzione semphee. Una scelta che di fatto ha aperto la strada alla prescrizione. I pm sapevano perfettamente che il presidente Castellano avrebbe applicato le attenuanti generiche del caso, visto che, sempre la Corte d'Appello le aveva già riconosciute «d'ufficio» all'imputato Berlusconi nella sua qualità di Presidente del Consigho. E con le attenuanti, il percorso temporale del processo da 15 anni si sarebbe dimezzato in 7 e mezzo, dichiarandosi concluso perciò nel 1998-'99. Prevedibile infine anche l'assoluzione piena per Sme: era già stato stabilito e motivato nel precedente processo. E la prima sezione penale non ha potuto che confermare se stessa. Sul pagamento del giudice Squillante la corte non si è espressa, su quello al collega Verde ritengono il premier non responsabile J Il presidente della prima sezione penale del Tribunale Francesco Castellano legge la sentenza Sopra i pm Boccassini e Colombo

Luoghi citati: Milano, Roma