Le donne in rivolta: sbirri, spaventate i bambini

Le donne in rivolta: sbirri, spaventate i bambini Le donne in rivolta: sbirri, spaventate i bambini Il quartiere si ribella all'assalto della polizia, urla e fuochi contro le divise reportage NAPOLI GLI elicotteri ronzano come giganteschi calabroni sulle case della camorra, proiettando fasci di luce accecante che paralizzano chiunque tenti di scappare attraverso i tetti. In strada, carabinieri e polizia sembrano in difficoltà: nel rione che qui chiamano «Terzo Mondo» centinaia di donne e bambini sbarrano loro il passo, imprecano, urlano, appiccano il fuoco a una catasta di copertoni. Dovrebbe essere la notte della liberazione per la gente di Secondigliano e Scampia, finalmente affrancata dal gioco dei clan che da mesi stringono i due quartieri in una morsa di paura. Eppure la gente scende in piazza non per applaudire gh uomini in divisa, ma per ostacolarli. «Jatevenne, andate via, state spaventando i nostri bambini», urlano le donne, ma è evidente che stanno tentando di coprire i «guaglioni» dei clan ormai in trappola. Sono le quattro e mezza del mattino, quando millecinquecento uomini guidati dal questore Franco Malvano e dal generale dei carabinieri Vincenzo Giuliani entrano nel regno della camorra. Vengono dal porto di Napoh, dove si sono concentrati un'ora prima. C'è anche la guardia di finanza, e da Vibo Valentia sono arrivati i carabinieri del reparto «Cacciatori di Calabria»: indossano tute mimetiche, hanno gh sguardi decisi di chi è stato addestrato a lungo per compiere irruzioni nette, condizioni più difficili. L'obiettivo è la periferia nord della città, quella insanguinata dalla faida fra il clan Di Lauro e quello degli «Scissionisti». Lo scenario, nei due quartieri, è irreale. Il silenzio della notte viene squarciato dal rombo dei motori degli elicotteri, le fotoelettriche accese illuminano all'improvviso i palazzoni grigi fortificati dai clan con le cancellate e i muretti per impedire l'accesso a chiunque venga dall'esterno. Le vedette della camorra, quelle che fino all'altro giorno presidiavano le stra¬ de e controllavano i passanti, anche perquisendoli, questa volta non sono servite a niente. La sorpresa ha avuto effetto. Gh uomini in divisa avanzano a ondate, penetrando con decisione nel cuore dei quartieri della mala, sfondando porte. perquisendo gli appartamenti dei «guaglioni» che vengono buttati giù dal letto: proprio loro, che fino a poche ore prima spadroneggiavano nelle piazze dì Scampia, ora si lasciano ammanettare e si guardano attorno con l'espressione timorosa e smarrita. Anche il portone blindato di casa Di Lauro è sfondata. In mezzo a tanto degrado, fra tutti questi palazzi con le facciate corrose dal tempo e dall'incuria, l'appartamento del boss latitante da due anni, e abitato dalla moglie con i figli più giovani, sembra una reggia. L'arredamento è costoso ma orribile: le tende di velluto pesante, il pavim'éntò di marmo, le sedie e i mobili in stile veneziano sono un monumento al cattivo gusto e, allo stesso tempo, lo status symbol del capo. Anche il quartier generale del clan, ora, è stato violato, e sembra sia trascorso un secolo da quando le sentinelle dei Di Lauro spararono a tre carabinieri in borghese solo perchè erano passati in auto davanti alla casa del boss: invece è accaduto un mese fa. Il questore Malvano impartisce gh ordini via radio, guidando gli agenti nel labirinto del rione 167, un gigantesco supermarket dell'eroina a cielo aperto. Dei tossicomani non ci sono tracce se non le decine di siringhe insanguinate buttate sui marciapiedi. Qui vicino, il 22 novembre, è stata ammazzata Gelsomina Verde, 22 anni. Il suo corpo è stato trovato carbonizzato in un'auto. Dei tre assassini, solo uno. Pasquale Rinaldi, è stato arrestato: fa un certo effetto vederlo ora, con gli occhi bassi, la barba lunga e vestito alla meglio, mentre vie- ne trascinato in manette in un'auto con il lampeggiante acceso. Mancano pochi minuti alle selciando ufi griippò'di carabinieri e poliziotti circonda il rione «Terzo Mondo» di Scampia. E' questo il quartier generale del clan di Paolo Di Lauro, «Ciruzzo 'o milionario». Ed è qui che il lavoro dei poliziotti e dei carabinieri si fa più difficile e pericoloso. Come se una parola d'ordine fosse stata trasmessa di palazzo in palazzo, di casa in casa, centinaia di donne con i bambini in braccio si sono riversati in strada. «Siamo gente per bene, che volete da noi? Sfondate le nostre porte, entrate nelle nostre stanze da letto con le pistole in pugno, terrorizzate i bambini», gridano. Qualcuno riesce ad accatastare pochi copertoni e appicca il fuoco, e in breve un fumo denso e nero avvolge gli edifici. L'obiettivo della «scenaggiata» è chiaro: ritardare il più possibile l'avanzata degli uomini in divisa per consentire la fuga dei camorristi sotto assedio. Ma è troppo tardi. Il rione ormai è circondato, e dall'alto i fari degli eUcotteri illuminano tutto il rione. Per i «guaglioni» non c'è scampo. Il rastrellamento casa per casa è affidato ai «Cacciatori di Calabria». Il loro lavoro non è facile. Entrare nei palazzi attraverso le scale è impossibile, perchè i camorristi le hanno rese inaccessibili montando cancelli e inferriate. A questo punto non resta che scavalcare le barriere e inoltrarsi lungo le rampe buie e piene di insidie. I gipponi e gh elicotteri si allontanano quando il sole sorge su Scampia e Secondigliano. Il blitz si è concluso. Nelle strade della camorra rimangono solo alcune decine di agenti che scortano i vigih del fuoco intervenuti per smontare le barriere poste davanti ai palazzi: un lavoro che durerà tutta la giornata. Alle quattro e mezza del mattino scatta l'incursione nella periferia nord della città, le vedette delle cosche non sono pronte Gli agenti avanzano sfondando le porte che proteggono gli appartamenti blindati dei boss La «sceneggiata» di chi urla circondando la polizia e bruciando i copertoni serve a dare il tempo di scappare ai capi e ai «guaglioni» il rastrellamento procede casa per casa mentre il questore impartisce ordini via radio per aiutare i suoi uomini a muoversi nel labirinto Le donne di Secondigliano inveiscono contro i carabinieri per rallentare la loro incursione Una pattuglia sfonda la porta per perquisire uno degli appartamenti segnalati

Persone citate: Di Lauro, Franco Malvano, Gelsomina Verde, Malvano, Paolo Di Lauro, Pasquale Rinaldi, Vincenzo Giuliani

Luoghi citati: Calabria, Napoli, Vibo Valentia