«È un mercato strategico»

«È un mercato strategico» IL LEADER DEGLI INDUSTRIALI «È un mercato strategico» dall'inviato a PECHINO Nonostante il ritardo accumulato soprattutto negli anni novanta e le «molte energie profuse inutilmente» non è troppo tardi per trovare la strada italiana ai mercati cinesi, nei quali l'Italia è agh ultimi posti fra i grandi Paesi europei. Il problema della contraffazione c'è, ma non può costituire un alibi per rinunciare a competere su un mercato dalle immense potenzialità. Da Pechino, prima tappa di un viaggio alla guida di duecento imprese, il presidente degli industriali Luca di Montezemolo ieri ha invitato il Paese a guardare alla Cina più come una opportunità che come un pericolo. «Per molto tempo è stata sventolata la paura», ora invece è arrivato il tempo di scommettere, soprattutto per le piccole e medie imprese che hanno bisogno di essere sostenute in un mercato difficile. Settori nei quali l'Italia può primeggiare da subito non mancano: meccanica di precisione «nel quale abbiamo aziende leader al mondo», arredamento, turismo. Per i più piccoh che voghono entrare nel mercato cinese Confindustria ha pronto anche un accordo pilota con la provincia dello Jiangsu, grazie al quale avranno un referente locale in grado di assisterle nella difficile fase di start-up. Il problema della contraffazione resta, ma non va nemmeno ingigantito: «Le regole non sono ancora le stesse, ed è un problema europeo prima che italiano. Dobbiamo essere bravi a proteggere meglio il diritto d'autore, ma sta diventando un problema anche per molte aziende cinesi». L'appuntamento nella capitale cinese - che precede la tappa di Shangai per le «piccole» e il «made in Italy» - è stato dedicato però alle imprese più grandi, alla caccia di importanti commesse governative: ieri a Pechino c'erano i vertici di Eni, Enel, Finmeccanica, Pirelli ma anche Piaggio, Fata, Eutelsat, Maire, le banche guidate dal presidente dell'Abi Sella. Prima una presentazione alla stampa cinese insieme al presidente dell'Ice Beniamino Quintieri - co-organizzatore dell'evento - poi nel pomeriggio due incontri paralleli a quelli che nelle stesse ore impegnavano il governo: con il viceministro del Commercio cinese Yu Guanzbou e con il sindaco di Pechino Wang Qishan. In entrambi i casi la delegazione degli industriali si è trovata di fronte a interlocutori con richieste di aiuto molto precise: il primo ha chiesto il sostegno di Confindustria per il riconoscimento da parte dell'Unione europea dello status di economia di mercato e il riesame delle scadenze delle clausole di salvaguardia nel tessile, due passaggi importanti per le esportazioni cinesi. Il sindaco di Pechino si è presentato invece con una lista di possibili interventi urbanistici in vista delle olimpiadi del 2008 sui quali ci sono spazi per investimenti itahani, come il rafforzamento della metropolitana e dell'illuminazione stradale. «Avevo già visto il nuovo impianto per la Formula uno, che non ha rivali nel mondo», ha raccontato Montezemolo. «Ma ridurre gli impegni dell'Italia ad operazioni mordi e fuggi sarebbe sbaghato». Ci vuole invece una strategia di fondo «che miri a recuperare il tempo perduto». Le aziende ci devono credere, «diventare un po' più grandi», e il governo deve dare loro il massimo sostegno «perchè questo è un mercato davvero strategico». Il presidente di Confindustria pensa a Paesi come la Germania, che hanno cominciato a puntare sulla Cina dagli anni settanta. E che oggi, pur potendo contare su un numero maggiore di aziende più grandi e strategiche delle nostre, raccolgono i frutti di quella lungimiranza: proprio mentre si svolgono gh incontri della delegazione italiana, il premier tedesco Schroeder firma l'accordo di fornitura alla Cina di 19 Airbus A319 e 4 A330. [a.b.l

Persone citate: Beniamino Quintieri, Maire, Montezemolo, Schroeder, Wang Qishan