Il Capo dello Stato fa da sponsor per II successo della nostra economia

Il Capo dello Stato fa da sponsor per II successo della nostra economia FRANCIA E GERMANIA SONO AVANTI, IL COLLE VUOLE COLMARE IL GAP Il Capo dello Stato fa da sponsor per II successo della nostra economia Wen Jiabao lo ha salutato come un «padre» dell'Europa Ma sul seggio Onu; Hu concede solo un «coordinamento» retroscena inviato a PECHINO SE permettete, adesso vado a dormire». Sono quasi le dieci di sera di una giornata interminabile per Carlo Azeglio Ciampi. Il «seminatore», questo gentile signore di 84 armi che ha deciso di fare l'impossibile per riportare l'Italia in Cina, la grande frontiera della globalizzazione, è comprensibilmente stanco. Incontra con abnegazione, come ogni sera, i giomeiisti italiani nella residenza di Diao Yutai per fare il punto sulla giornata, seduto su un cuscino bianco con un drago blu, appoggiato sul fondo di una poltrona di rattan, davanti a un bicchiere di tè portatogli da una delle ragazze fasciate in seta gialla con due grandi spacchi laterali, che svolazzano intomo. I cinesi sono padroni di casa gentili e discreti, ma sempre vigili. Sono un interlocutore tosto. Il seminatore («L'importante è seminare», ha ripetuto più volte in questi giorni) è stanco, ma anche visibilmente soddisfatto. Non c'è dubbio che ha ottenuto un importante successa personale: il presidente Hu Jintao, l'uomo nuo¬ vo, che lo definisce pubblicamente «vecchio amico della Cina»; che, nell'incontro ufficiale, si rivolge a lui come «padre dell'Europa»; che, nel colloquio, chiede consiglio, con toni qUasi filiali, all'esperto economista per sapere come destreggiarsi nella giostra delle monete. Un successo personale, che potrebbe porre le premesse per un successo pohtico. Ma Ciampi sa die c'è ancora tanto da fare. Proprio ieri è tornato a Pechino il cancelhere tedesco Gerhard Schroeder, che per un pelo non si è incrociato con Ciampi al palazzo del governo, dove entrambi hanno incontrato il primo ministro Wen Jiabao. Grandi servizi della tv di Stato per il cancelhere, e poi. subito la firma per la fornitura alla Cina di 32 Airbus, un affare di un miliardo di euro. Più 180 locomotive Siemens, valore 360 milioni di euro. Pechino è piena di Audi e Volkswagen. Fiat e Alfa neanche Una, anche se domani verrà firmata l'intesa per un'importante fornitura di mezzi Iveco. D'accordo, c'è un protocollo siglato ieri davanti ai due presidenti, che consentirà finalmente l'arrivo in Cina del prosciutto italiano. Airbus contro prosciutti per adesso. Ma, cèrto, anche grazie al fascino della sua cultura, l'Italia ha carte da giocare. Bisogna battersi, con la Germania e con la Francia (Chirac è anche lui di casa a Pechino): strani paradossi dell'Europa unita. La giornata di Ciampi è cominciata alle 9, con un discorso agh italianisti, itahani e cinesi che insegnano l'italiano in Cina: «1 dati sulla diffusione dell'italiano sono ancora modesti», ammette il presidente nel suo discorso. Però è confortante ascoltare un professo- re cinese che, in buon italiano, parla' di Dante, Manzoni, Croce e 'persino di Sgorlon. Poi l'incontro con Wen Jiabao, e quello con Hu Jintao, i due uomini che oggi hanno in mano un Paese di un miliardo e 300 milioni di anime. Poi il pranzo d'onore, nel corso del quale, quasi a dispetto del cerimoniale, si è continuato a lavorare, a discutere. Un'ordalia, un giudizio di Dio. I cinesi sembrano lavorare 24 óre al giorno, non si fennano jhai: | \ ' Strani paradossi dell'Europa unita. Sono emersi anche durante il fatto clou della giornata, l'incontro con Hu, colui che viene presentato come il nuovo Deng Xiaoping, pragmatico e duro nello stesso tempo cordiale,' dall'aria affidabile ma imprevedibile. La conferenzastampa dei due capi di Stato si svolge in un sala del Palazzo del Popolo. Spazi immensi, cerimonia militare imponente e quasi intimidatoria. La sala della conferenza è dedicata alla provincia di Hebei, una provincia del Nord. Ogni sala è dedicata a una provincia del Regno di Mezzo. Questa è decorata con peonie, il fiore nazionale, quadri intarsiati con aironi di madreperla e stilizzazioni della Grande Muraglia. Ciampi dice: «La convinzione dell'Italia è che una riforma, per conferire efficacia e legittimità alle Nazioni Unite, non debba dividere la comunità intemazionale e debba rispecchiare le nuove realtà regionali». Questa è, appunto, la «convinzione dell'Italia», perché Hu, nel suo discorso, si limita a tarlare di «coordinamento» con 'Italia nell'opera di riforma del più importante organismo sovranazionale. Ma non prende posizione a favore della proposta italiana per un seggio permanente europeo. Poco prima, durante il colloquio, aveva detto che la Cina è per una soluzione unanime, che non divida. In fondo, la Cina ha già un seggio permanente. Non vuole che ce l'abbia anche il Giappone e non vuole scontentare la Germania, che si sta battendo per il suo seggio contro l'Italia. Perché dovrebbe scomporsi? Incassa l'ovvio impegno italiano a premere per una fine dell'embargo europeo sulla fornitura d'armi (francesi e tedeschi si sono espressi a favore da tempo) e aspetta. La Cina è frenetica nel fare, ma secolare nel dare. Non si scompone. Come quando, nella sua ultima intervista prima di morire, venne chiesto a Zhou Enlai un giudizio sui lasciti della Rivoluzione francese e lui rispose: «Sono passati solo 200 anni, è troppo presto per dirlo». Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con il presidente cinese Hu Jintao