Viveri, soccorsi, sterline: è la diplomazia del cuore di Giorgio Boatti

Viveri, soccorsi, sterline: è la diplomazia del cuore LUOGHI COMUNI di Giorgio Boatti Viveri, soccorsi, sterline: è la diplomazia del cuore 11 ERANO una vol- C1 ta cavalieri senza macchia e senza paura che percorrevano il mondo per difendere e soccorrere gli umiliati e gli offesi dalle catastrofi belliche, dalle guerre civili. Ora i paladini dei diritti umani e degli interventi umanitari sono soprattutto le Ong (organizzazioni non governative) che nel corso dell'ultima metà del Novecento hanno occupato il palcoscenico delle emergenze intemazionali. Certamente - come ricordano Thierry Pech e Marc-Obvier Padis, autori del maggio Le multinazionali del cuore. Le organizzazioni non governative tra politica e mercato pubblicato da Feltrinelli - ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, nell'autunno del 1942, a Oxford si riunì un comitato di docenti e di comuni cittadini per chiedere al govemo di Londra un gesto di umanità davanti all'emergenza alimentare provocata dal blocco navale inglese che assediava la Grecia, occupata dai nazifascisti. In pratica si trattò di lasciar pervenire alla popolazione civile greca, attraverso questa organizzazione umanitaria creata ad hoc da volontari, viveri e soccorsi che transitarono attraverso gli opposti schieramenti. Era la nascita di quell' Oxfam (Oxford Committee for Famine Reliefl che al giorno d'oggi rappresenta ancora una delle stelle nel firmamento delle «multinazionali del cuore». Dispiegando interventi (si veda al sito www.oxfam.org. uk) che attingono a risorse donazioni private e contributi pubblici - che nel 2003 si sono aggirate attorno ai centonovanta milioni di sterline. Cifre che si ritrovano nei bilanci di altri colossi tra le Ong. Ormai, sostengono i due autori de Le multinazionali del cuore, queste holding dei soccorsi umanitari, della difesa ambientale, dei diritti civili, hanno obbbgato buona parte degb Stati, delle grandi agenzie sovranazionali e delle aziende multinazionali, non solo a dialogare ma anche a delegare - ad esse compiti sempre più rilevanti. E questo spiegherebbe come molte Ong, dalle più rilevanti a quelle minori, «ben lungi dall' opporsi agli attori pubbbei istituzionab, collaborano con forme compbci di interdipendenza, fino a diventare in taluni casi il prolungamento della politica dello Stato con altri mezzi». Una tesi, quella avanzata dai due studiosi francesi, stimolante e provocatoria. Sviluppata senza moralismo ma con concreto realismo e, proprio per questo, capace di ridurre molte delle mitizzazioni costruite attorno alle ONG. Una constatazione, la loro, che investe, ancora di più, l'alone di autorevolezza e di prestigio che avvolge oltre le Ong, anche le ONGO e le BINGO. Vale a dire le Government Organized Ngo e le Government Regulated and Initiated Ong, che sono creature più o meno spurie di istituzioni governative. E da queste dipendono in toto, finanziariamente e operativamente, anche se nell'agire adottano le modalità delle consorelle autenticamente «non governative». E' impressionante vedere come le tesi dei due studiosi trovino riscontro nella drammatica testimonianza che Jean-Sélim Kanaan, un giovane funzionario dell'ONU assassinato nell'agosto del 2003 nell' attentato terroristico contro la missione delle Nazioni Unite operante a Baghdad, ha affidato a un testo ultimato pochi mesi prima della sua fine. Si tratta de La mia guerra all'indifferenza appena pubblicato da Marco Tropea Editore. Del libro di Jean-Sélim Kanaan, in un Paese meno preso da miraggi e distrazioni, si parlerebbe nelle scuole, se ne leggerebbero pagine ai propri studenti o ai propri figli. Per¬ ché la storia di questo ragazzo - figlio di un diplomatico egiziano, nato e cresciuto a Roma e morto l'anno scorso, così tragicamente, a 33 anni, lasciando una moglie italiana e un bimbo che forse in questi giorni sta cominciando a muovere i primi passi - è di quelle che possono far riflettere e regalare una meta. La mia guerra all'indifferenza è un libro da dare in mano ai nostri ragazzi quando li vediamo cercare speranze, esprimere generosità che s'isteriliscono poi in un provincialismo opaco. Il libro di Sélim rompe l'indiffenza della quotidianità, scuote coscienze poiché - con molta semplicità - narra la storia di una vocazione, la propria. Quella che lo porta a lavorare a stretto contatto con le emergenze del mondo, procedendo in esperienze condivise da molti nostri connazionali, dalle Simone sequestrate a Baghdad a tanti altri cooperatori intemazionali, che sono sparsi in ogni angolo del pianeta. Quella di Sélim è, per certi versi, una parabola analoga a quella percorsa da una figura assolutamente eccezionale e troppo presto dimenticata come Paola Biocca, morta in un incidente aereo a Pristina, in Kosovo, mentre lavorava per le Nazioni Unite. Anche Paola ha fatto tempo a lasciare le parole giuste. Ad esempio in un romanzo - Buio a Gerusalemme dove, dietro l'intreccio di un giallo intemazionale, si intravede il mondo fitto e claustrofobico delle nuove Ong. Diventate forse troppo ambiziose, troppo vicine al potere, tanto che di queste matrioske umanitarie è megbo - alla fine - non vedere, non voler scorgere, il cuore più intemo. Sélim - il cuore intemo delle Ong, e poi delle stesse Nazioni Unite, che lo chiama a lavorare a New York, al Palazzo di vetro - lo scruta pagina dopo pagina. Lui che è stato catapultato giovanissimo e impreparato nella Mogadiscio in preda ai signori della guerra, e che poi ha operato in Bosnia, a Sarajevo e in Kosovo, fissa immagini strazianti e traccia ritratti dove sfila il meglio e il peggio dell'umanità. Tra il peggio ci sono, senza dubbio, i campioni di quello che chiama il «business umanitario». Vale a dire i funzionari delle grandi istituzioni internazionali in cui si imbatte: spesso «gente con ambizioni malate, con un ego sovradimensionato, funzionari inetti e strapagati di agenzie che sono spesso dirette da irresponsabili». Con una sincerità e un disincanto spiazzante, denso di rabbia e di sdegno per i privilegi, Sélim denuncia i compromessi indecenti, le corruzioni, le omissioni di soccorso davanti a veri e propri genocidi. Pagine furiose e che tuttavia ribadiscono - a se stesso ancora prima che agli altri - come, della propria vita, non possa far migliore uso di quel che sta facendo. Partendo per Bagdhad, dove il suo destino gli viene incontro. Perché «non sei tu che vai dalla morte, è lei che viene da te». gboatti(wvenus.it Guerra all'indifferenza: le organizzazioni non governative tra politica e mercato, dal blocco navale inglese che assediava la Grecia nel 1942 a oggi, il prolungamento della politica dello Stato con altri mezzi Jean-Sélim Kanaan La mia guerra all'indifferenza Intr. di Giovanni Porzio e Gabriella Simonì, Tropea, pp. 222, G14 Thierry Pech e Marc-Olivier Padis Le multinazionali del cuore Le Ong tra politica e mercato, Feltrinelli, pp 100. G8,50 Paola Biocca Buio a Gerusalemme Baldini Castoldi Dalai, pp. 256,28,26