I cibo ha inventato il mondo

I cibo ha inventato il mondo I cibo ha inventato il mondo Uno straordinario saggio: l'uomo che si nutre è l'artefice della sua cultura Carlo Petrini SE dovessi provare a convincere una persona qualsiasi del fatto che la gastronomia è una scienza complessa, che associa saperi, storie, scambi, identità, economie, tecniche, non avrei dubbi sul come: gli metterei tra le mani un libro di Massimo Montanari. Rappresenta, nel panorama intemazionale, la figura di intellettuale capace di fornirti ogni volta qualcosa in più che ancora non sapevi, connessioni culturali, influenze storiche, sapori che si modificano. Grande è stata l'attenzione che ha dato al mondo contadino in libri come L'alimentazione contadina nell'alto Medioevo, La fame e l'abbondanza; alla cucina italiana in La cucina italiana. Storia di una cultura scritta insieme ad Alber¬ to Capatti; allo scambio, per esempio in quella raccolta di saggi meravighosa che è II mondo in cucina. Storia, identità, scambi. Il lavoro di Massimo Montanari ci aiuta costantemente ad approfondire e a riflettere intomo al cibo, massima espressione di identità umana. Lui è un medievalista di fama, ma la sua passione per le tematiche gastronomiche travalica le discipline, toccando sociologia e antropologia per esempio, palesando la necessità di un approccio multidisciplinare allo studio del cibo. Il compendio perfetto dei suoi studi e dei suoi scritti è da poco in libreria: Il cibo come cu tura edito da Laterza (pp. 171, «12). Si tratta di un libretto molto agile, in cui schematicamente Montanari ripresenta molti dei temi da lui studiati in varie occasioni, dando loro un nuovo senso organizzato, finalizzato a dimostrare quanto il cibo sia cultura «perché ha inventato e trasformato il mondo. È cultura quando si produce, quando si. prepara, quando si consuma. È il frutto della nostra identità e uno strumento per esprimerla e comunicarla». Le quattro parti in cui è diviso il lavoro danno pienamente il senso a quest'affermazione in quarta di copertina, fomendo una miriade di spunti supportati da un'ottima bibliografia (ogni aspirante gastronomo dovrebbe seguire la sua "guida alla lettura" qui pubblicata come appendice). Costruire il proprio cibo affronta i temi deha natura e della cultura; l'artificio, la lotta/ gioco con il tempo e lo spazio per alimentarsi a prescindere da questi fattori: il cibo è cultura perché è un prodotto dell'uomo che interviene sulla natura. L'invenzione della cucina approfondisce il concetto introdotto, arricchendolo con una serie inte¬ ressantissima di citazioni storiche che ci fanno riflettere ad esempio su quah significati profondi abbiano crudo e cotto, ricchezza e povertà a tavola, piacere e salute. Il piacere, il gusto, sono poi affrontati nella terza parte: sociologia del gusto, quantità e qualità, scelta, territorio e diversità sono le parole chiave di un discorso che rivela un interessante paradosso della globalizzazione. Infine, uno dei temi più cari a Montanari e più illuminanti: il cibo come linguaggio, fattore identitarie ma fortemente legato allo scambio, vera forza creatrice di ogni trasformazione gastronomica. Il cibo come cultura è un libro di piacevolissima lettura, che consigho a tutti, perché chiunque vi troverà il motivo di riflessione più stimolante per se stesso e per il significato che dà alla propria nutrizione.

Persone citate: Capatti, Carlo Petrini, Massimo Montanari