Piace la patria del gusto E' bella, ma conta poco

Piace la patria del gusto E' bella, ma conta poco COME TRASFORMARE L'ATTENZIONE CULTURALE IN PESO ECONOMICO Piace la patria del gusto E' bella, ma conta poco La delegazione salutata con simpatia ma anche indifferenza Per sfondare va smentita la fama di faciloneria e dilettantismo analisi Luoyan Shen LA Cina ha salutato ieri l'arrivo del presidente Ciampi insieme con grande simpatia e molta indifferenza. La simpatia è dovuta al fatto che per la Cina l'Italia è la patria del bello e del gusto. L'indifferenza perchè dal punto di vista economico l'Italia in Cina conta poco. Le vie principah delle città cinesi sfoggiano nomi di marche di vestiti, mobili o ceramiche chiaramente italianeggianti: "Mileno", "Talia", "Marco Polo", "Wenise". Il brand "Giordano", omonimo del calciatore, e oraiai prodotto di punta da queste parti, è originale di Hong Kong. Tianjin, metropoh a cento chilometri da Pechino, pensa di rilanciare la sua immagine e il suo modello di sviluppo a partire dal recupero quasi filologico del suo ex quartiere italiano. Da circa un anno i giornali discutono della conservazione dei beni architettonici, sulla base dell'esperienza itahana. Questo ha cominciato a cambiare la percezione della Cina rispetto al suo patrimonio archeologico. Fino a poco tempo fa l'antico per la Cina non era da conservare, ma da abbattere e ricostruire, magari come una copia identica. Oggi invece il governo ha accettato di collaborare con il ministero della cultura itahana per il recupero conservativo della sala del trono della Città Proibita. Sì, la cultura americana dei MacDonald, dei film di azione di Hollywood, i jrattacieli con architetture spericoate hanno invaso le strade della Cina, ma è considerata ima cosa di basso livello. La nuova borghesia cittadina, ansiosa di cose raffinate, riconosce invece all'Italia e alla sua cultura un posto di rilievo. «Negli Hou Han Shu, Roma veniva chiamata 'Da Qin', grande Qin spiega lo storico Li Shuqing - Qin era la Cina, e la Cina riconosceva quindi che Roma le era simile». Altri letterati riconoscono all'Italia un ruolo unico di ascendente globale. Lo scrittore Yu Shicun spiega: «L'Italia è l'unico Paese al mondo che ha avuto un'influenza continuativa in tutto il mondo. Ha cominciato con la civiltà romana, poi c'è stato il grande influsso del cristianesimo, che ha la sua capitale a Roma e quindi è venuto il Rinascimento. Entrambi cristianesimo e Rinascimento hanno avuto un impatto anche sulla Cina». In questo contesto già così favorevole, Ciampi è stato salutato dalla riabilitazione dopo 32 anni di Antonioni. Nei giorni scorsi, per la prima volta, alcune migliaia di giovani cinesi hanno potuto vedere 2 documentario "Chung-kuo" che il maestro italiano aveva filmato qui nel 1972. Secondo Ma Ling, una delle firme più celebri del giornalismo cinese, la freschezza e la passione dello sguardo di Antonioni sulla Cina non ha eguali. «La Cina ha cooperato con tutti nelle produzioni cinematografiche, ma solo quelle con l'Italia hanno avuto un impatto jlobale, Chung-kuo, il Marco Polo, 'Ultimo imperatore» dice. L'influenza dell'Italia in Cina non è solo una cosa del passato. Il calcio, in particolare il calcio italiano, è lo sport preferito dai cinesi. Gli americani hanno tentato di scalzarlo comprando e addestrando un cinese, Yao Min, per la loro pallacanestro, ma non ci sono riusciti. Il maggiore giornale sportivo cinese "Titan" ha due corrispondenti in Italia che seguono giorno per giorno le partite del nostro campionato. Insomma, in Cina l'Italia è la superpotenza culturale, anche se praticamente nessuno parla l'italiano. Forse è anche per questo che nell'economia le cose sono ben diverse. Nel 2003 l'interscambio commerciale Cina-Italia era di 11,73 miliardi di dollari, circa l'I,3 per cento dell'import-export cinese complessivo che era di 851 miliardi. Quest'anno, anche se il dato assoluto aumenta, quello in percentuale potrebbe diminuire. Ciò a dire che il nostro impegno economico con la Cina cresce ma ad un ritmo inferiore agli altri. Negli investimenti non siamo migliori: stiamo al 19" posto. Se anche non teniamo conto dei vari paradisi fiscali, da cui partono tantissimi investimenti in Cina, risaliamo appena verso il 12M30posto. Questo dato certo nasconde una presenza itahana anche diversa. Molte piccole e medie aziende nostre investono in Cina da luoghi di convenienza, ma i numeri comunque dicono che nei conti della spesa per la Cina l'Italia non è importante. Oggi l'arrivo massiccio della Confindustria con centinaia di aziende che hanno scelto di accompagnare Ciampi è una forte dichiarazione di intenti e la stampa locale ci dà credito. Contro la fama degli italiani in Cina come persone inaffidabUi, umorali e irresponsabili, il corrispondente da Roma Shi Kedong annunciava il 1 dicembre: «Ciampi, l'uomo che ha conquistato l'Italia con un comportamento coscienzio¬ so». Come a dire: c'è un altro tipo di italiano, quello che non è facOone o approssimativo. C'è un itahano non mafioso o ladro, ma onesto: «Ciampi per una vita si è occupato di soldi ma non ha mai avuto problemi» scrive Shi. Ed è un messaggio anche per gh altri italiani che si avvicinano a questo Paese. La Cina non sopporta facilonerie e dilettantismi. La Cina vuole politiche di lungo termine, programmazioni di anni, professionalità, pazienza. La Cina non sopporta la fretta, i facili amori o le facih disillusioni, la neghgenza e l'imprecisione. Per questo forse ci vorrebbe una pohtica estera nazionale di lungo termine con la Cina. Tale pohtica non può essere interrotta ogni volta che cambia un governo o un ministro, ma deve essere ereditata dai vari governi che si succedono. Poi perché l'Italia abbia successo in Cina la risposta sembra facile: basta trasformare questa attenzione culturale in moneta sonante, in peso economico. Il problema è che nessuno sa come. Per una risposta vera bisogna però essere coscienziosi, studiare, e non rovesciare li per lì la prima idea che ci viene in mente. L'impegno italiano cresce ma a un ritmo inferiore agli altri: ilBelpaeseè190 negli investimenti, l'interscambio nel 2003 eradi 11,73 miliardi di dollari, cioè l'1,30Zo dell'import-export dell'ex Celeste Impero

Persone citate: Antonioni, Ciampi, Ling, Macdonald