La Sicilia e l'antica malattia della «ricorsite»

La Sicilia e l'antica malattia della «ricorsite» CHI PRETENDE BABYPENSIONI, CHI AUMENTI, CHI ASSUNZIONI: LE 17MILA CAUSE DEI DIPENDENTI DELLA REGIONE La Sicilia e l'antica malattia della «ricorsite» Jacopo lacoboni CHE luogo incantato, l'ufficio Contenzioso dell'assessorato al personale della Regione Sicilia: è come entrare nella biblioteca sterminata del professor Kien, il protagonista fa Autodafé di Elias Canetti, che a un certo punto della vita si scopre a tal punto sommerso dalla carta che per liberarsene ha una sola via d'uscita: fame un grande falò. Proprio come nel romanzo, le scartoffie di quest'ufficio palermitano ingombrano scaffali su scaffali e contengono semidispersa la più inverosimile delle sorprese, reali, oltretutto, non letterarie: una relazione; redatta dagli ispettori al Contenzioso, dice che la Regione Sicilia sta affogando in più di 17 mila ricorsi, tutti contro tutti e su tutto. Acrimonia lamentazioni aspirazioni frustrate cavilli furbizie da Azzeccagarbugli interpretazioni rigoriste della legge fatte ognuno prò domo sua... Il catalogo è questo. Per 12800 persone (dirigenti esclusi) stipendiate dalla Regione pendono in tutto 17.080 ricorsi, una media di 1,3 a testa che sta paralizzando anche l'ordinaria amministrazione. C'è chi ricorre perché gli è stata negata la promozione, chi perché dice di guadagnare meno del neoassunto privilegiato dalle leggi speciali, chi perché vorrebbe l'aumento straordinario che era stato concesso con la tal leggina ed è stato abolito dalla talaltra leggiuccia... E che dire della folla di «giovani vecchi»? La schiera dei ricorsi antropologicamente più significativi è quella di chi fa causa perché - scandalo! - lamenta che gli è stato negato il diritto più sacrosanto di tutti i diritti italiani: massi, la babypensione. Vorrete mica togliergliela? Ora, bisogna stare attenti a liquidarli con un'alzata di spalle. Oppure a credere che i ricorsomani siano un problema solo per Totò Cuffaro, o per la divisissima opposizione che adesso vorrebbe sloggiarlo con una raccolta di firme lanciata con l'obiettivo di sfiduciarlo all'Ars, l'Assemblea regionale siciliana, il prossimo febbraio. Anzi. Bisogna in qualche modo amarlo, questo esercito del cavillo e della lamentela: primo, perché i lavoratori in questione saranno stati sicuramente penalizzati-vessati-maltrattati e in- somma, avranno passato infernali traversie mentre loro per intima natura sarebbero stati efficientissimi e scattanti; secondo, perché raccontano una storia fenomenale attraverso 17.080 storie che non lo sono meno. «Io lavoro qui da ventidue anni», dice il dipendente che sta nella cordata degli aspiranti alla babypensione. Non ha proprio l'aria di un vecchietto, ma la legge potrebbe perfino dargli ragione. Ci sono tremila che come lui rivendicano la babypensione: era un diritto dal lontano '62, lo scorso dicembre è stata cancellata dal governatore Cuffaro. «Problemi di bilancio», si disse allora: ma andateglielo a spiegare a loro, che già sognavano rilassanti sedute intensive di cure termali. Beffa delle beffe, i ricorsomani sono stati divisi in sei scaglioni, due di questi ce l'hanno fatta a svignarsela sul filo di lana, gli altri no. Qualcuno, che s'era babypensionato, è stato addirittura richiamato. «Avevo anche prenotato il primo viaggio»... E ora? No problem, (d'avvocato m'ha assicurato che il ricorso lo vinco». E se lo perde? «Controricorro». Ci sono 5800 funzionari che puntano all'aumento di stipendio garantito da tre leggi del 1988, del '91 e '92: carte alla mano potrebbero arrivare a guadagnare fino a 3350 euro netti, con incrementi a volte superiori ai 500 euro mensili. Ma un avvocato li gela su un giornale locale: «Per queste richieste è già scattata la prescrizione». E se fosse vero loro come farebbero? Si vedrà, magari con altri ricorsi. Ci sono mille impiegati ai quali un generoso contratto del 2001 aveva fatto balenare la promozione in fascia C e D: ma quelli erano mesi (di promesse) elettorali, poi è arrivata la doccia fredda della realtà, governo e sindacati si sono accordati nel 2003 e zero promozioni. E allora? Ricorso. Ci sono i settemila che accusano, «i nuovi assunti con leggi speciali, parenti di vittime di mafia, o di vittime di tragedie aeree, hanno il contratto del '99, noi quello del 2001 ». A quel punto le vacche erano ormai magre, morale: un impiegato quarantacinquenne becca 1435 euro netti, il collega trentaduenne 225 in più. Odiosa ingiustizia: si ricorra. Il nuovo contratto è bloccato. I dipendenti manifestano davanti a Palazzo d'Orleans e fanno occupazioni. Cuffaro promette molto, il centrosinistra lo accusa di tutto. Ogni parola è reversibile, ogni vicenda revocabile, ogni situazione impugnabile: tutto può succedere, forse persino il falò liberatorio delle scartoffie. Salvatore Cuffaro

Persone citate: Cuffaro, Elias Canetti, Kien, Salvatore Cuffaro, Totò Cuffaro

Luoghi citati: Sicilia