«L'America è meno libera» di Paolo Mastrolilli

«L'America è meno libera» I PROVVEDIMENTI VARATI DOPO L'11 SETTEMBRE «L'America è meno libera» Battaglia sulla nuova versione del Patriot Act Paolo Mastrolilli NEW YORK «Raccogliere informazioni diventerà un reato». L'ultimo allarme che circola sui siti delle organizzazioni americane per la difesa dei diritti civili è questo. Sarà pure esagerato, ma dimostra la preoccupazione, e per certi versi la paranoia, con cui il Paese aspetta le nuove leggi per combattere il terrorismo raggruppate nel «Patriot Act II». I fatti di cronaca non aiutano a calmare le voci. Nel 2004 almeno otto giornalisti sono finiti in tribunale perché non volevano rivelare le fonti anonime delle loro notizie. Judith Miller del New York Times è stata condannata alla prigione per la storia di Valerle Plame, la moglie dell'ex ambasciatore Joseph Wilson che lavorava per la Cia. Wilson aveva criticato l'amministrazione Bush sulla storia del presunto uranio comprato da Saddam in Africa, e qualcuno, per vendicarsi, aveva confidato ai giornalisti che sua moglie era un agente segreto. Siccome rivelare l'identità delle spie è un reato, che mette in pericolo la loro vita e quella dei contatti con cui operano, l'Fbi ha aperto un'inchiesta. Il modo più facile per scoprire il colpevole della soffiata era chiedere ai giornalisti chi aveva parlato, e quando la Miller si è rifiutata di rispondere, il giudice l'ha spedita in prigione con sentenza sospesa fino all'appello. Lo stesso è capitato a Jim Taricani della televisione WJAR, che è stato condannato a sei mesi, ma dovrebbe cavarsela, perché nel frattempo la fonte della sua notizia è venuta allo scoperto. Matthew Cooper di Time è stato scagionato solo perché il suo informatore gli ha dato il permesso di rivelarlo, però altri cinque colleghi sono ancora sotto inchiesta per spionaggio. In poche parole, nel Paese dove i giornalisti facevano cadere i presidenti, come all'epoca del Watergate, il governo adesso fa cadere i giornalisti, dietro alle sbarre. E le fonti, impaurite, non si azzardano più a raccontare i torti dei potenti. E' troppo tutto questo? E cosa c'entra con le leggi antiterrorismo? C'entra, a seconda dei pun- ti di vista, per via del Patriot Act. Questa legge venne approvata in fretta e furia, 45 giorni dopo l'I! settembre 2001, per dare alle autorità più poteri investigativi contro il terrorismo. Molti provvedimenti del testo sembravano logici: permesso ai giudici di emettere mandati di cattura nazionali, via libera all'Fbi e alle agenzie investigative di scambiarsi informazioni sui casi. Altri, però, avevano generato polemiche feroci, come per esempio il diritto degli investigatori a sapere persino i libri consultati in biblioteca da un cittadino. Questo punto aveva spinto Salman Rushdie, lo scrittore indiano perseguitato dagli ayatollah, a raccogliere un milione di firme per presentare una petizione contro la legge in Congresso. Nel secondo mandato di Bush il padre del Patriot Act, John Ashcroft, non sarà più ministro della Giustizia, ma questo non significa la fine dello scontro. Molte parti del testo, infatti, scadono alla fine del 2005, e quindi devono essere rinnovate dal Congresso per restare in vigore. Ashcroft ha già preparato una nuova versione che si chiama «Domestic Security Enhancement Act», ma onnai è universalmente soprannominata Patriot Act II. Questo testo, fra le altre cose, pennette al ministro della Giustizia di sorvegliare tutte le comunicazioni di un cittadino americano per 15 giorni, senza chiedere alcuna autorizzazione ai giudici. Consente di creare una banca dati del Dna dei sospetti terroristi, e quindi anche di raccogliere materiale genetico, per individuarli sempre senza ombra di dubbio. Qffre l'immunità alle aziende che fanno delazione sui propri dipendenti, ed estende la pena di morte ai reati commessi nelle azioni di protesta in cui qualcuno perde le vita, anche se il reato non aveva direttamente a che fare col decesso. Il paragrafo 102, che preoccupa i giornalisti, viene interpretato da alcuni come la criminalizzazione della raccolta delle informazioni. Finora era reato cercare intelligence a favore di una potenza straniera, se facendolo si violava qualche legge. Adesso la definizione di potenza straniera verrebbe allargata anche agli individui nemici, e la raccolta di informazioni in loro favore sarebbe un reato anche se avvenisse senza violazioni del codice penale. Una semplice ricerca su Internet, insomma, potrebbe rientrare nella categoria. Naturalmente le interpretcìzioni di questo paragrafo varialo, e prima di diventare leg^o dovrà approvarlo il Congresso. Ma in campagna elettorale Bush ha definito il Patriot Act come «un potente strumento nella guerra al terrore», ha sollecitato i parlamentari a rinnovarlo, e ha minacciato il veto contro una legge di compromesso presentata dal senatore repubblicano Larry Craig, perché secondo la Casa Bianca smussa troppo gli angoli di quella originale. Dovrà essere approvato nel 2005, le organizzazioni per la difesa dei diritti civili sono in allarme: anche una ricerca su Internet potrebbe diventare reato Prevede tra le altre cose intercettazioni per 15 giorni senza mandato Forti limitazioni anche ai giornalisti: non potranno raccogliere informazioni

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