I nuovi Mille tra Hornby e Maria De Filippi
I nuovi Mille tra Hornby e Maria De Filippi GIOVANI FORZISTI: «NOI, LA PRIMA GENERAZIONE ARRIVATA ALLA POLITICA DOPO LA CADUTA DEL MURO» I nuovi Mille tra Hornby e Maria De Filippi Jacopo lacoboni AL congresso forzista di Assago una delle giovani berlusconiane salì sul palco per leggere (allora dissero; «teleguidata» come nel format di Maria De Filippi), passi dall'immortale «Credo laico». Quando ne ridiscese, l'allora venumenne Martina Sassoli informò di esser stata folgorata da Berlusconi a dodici anni attraverso gli spot in tv di Forza Italia: «Come tutti i ragazzini ero teledipendente e chiedevo ai miei chi fosse quel signore». Poi si è laureata in economia alla Bocconi. Ma non c'è solo questo, nei «Giovani di Forza Ita ia». Quelli che la sinistra giovanile liquida come «futuri piazzisti» sono in realtà tante e gustose cose, tra loro anche parecchio diverse. Sono spesso figli di impiegati o negozianti. Non hanno per forza l'aria dei soldi addosso, anzi, la maggior parte viene dalla provincia, moltissimi dal Sud, Reggio Calabria ha un record singolare di iscrizioni femminili. E ai loro congressi annoti molte cose: bellone biondo ramate vicino a ragazze col polpaccio robusto e la borsa di Vuitton, trentenni con la cravatta e la camicia azzurro un po' troppo scuro ma anche qualche pulloverino da seminario, un'età media di 25 anni, un coordinatore che ha cominciato a fare politica piccino col Psi di Craxi e sotto l'ala di Luca losi, tanti futuri avvocati ma anche tantissimi aspiranti musicisti, tra gli scrittori più letti Hornby (come D'Alema!) ma anche gente che confida candida «io leggo poco», ultimo film di cui hanno discusso «Caterina va in città» di Virzì, ultimo congresso vicino ad Arezzo, ultima volta che hanno gioito insieme, ieri, davanti a colui che davvero e fino in fondo li unisce tutti: Lui. Appunto, chi sono i «volti giovani e nuovi», le «energie fresche» invocate dal Cavaliere, insomma, i sessantamila iscritti ai «Giovani di Forza Italia», bacino dal quale spunteranno fuori i nuovi Mille, che dovranno sbarcare da Quarto, sfangare la campagna elettorale del 2006 per poi dire alla fine, esultanti, «io c'era», e ho contribuito a salvarvi tutti? L'unica definizione che si potrebbe dare in scientia et conscientia dei giovani di Forza Italia resta quella suggerita dall'uomo che loro chiamano «don Gianni» come se fosse il prete del catechismo, «quello che ci ha preparato alla prima comunione»: sostiene Baget Bozzo che i giovani di Forza Italia sono la «Berlusconi generation, la prima generazione post-ideologica, avviata alla politica dopo la caduta del muro di Berlino», e la definizione è sposata da Simone Baldelli, l'attuale coordinatore. La prima generazione post-politica, la prima che non s'è accapigliata sulle ideologie, non s'è data il primo bacio dopo una manifestazione, e grida come slogan il guzzantiano «né fascisti su Marte né comunisti su Venere». Ma sono le situazioni, le parole e le cose che dicono di più. A una cena a Lugano puoi essere invitato da una ventottenne assistente parlamentare di schiette origini campane che si dà un tono ordinando Beaujaulais. A un meeting in convento puoi trovare imo come Paolo Zanetto, milane¬ se, che è filoradicale, crede nella liberalizzazione delle droghe leggere e legge Tom Wolfe, ma anche la reggina Angela Latella, che «non leggo, vado in pairocchia». Piace il Papa. Piace Bush. Dunque piace Bono Vox, cantante preferito di Alessandro, il coordinatore genovese del movimento. Berlusconi invita la Berlusconi generation a stare alla larga dal teatrino, «se volete dedicarvi alla politica politicante ve lo sconsiglio, altra cosa è la politica come passione». E qualcosa deve essere successo se uno dei giovani azzurri, il trentenne Simone Crolla, ha confidato a un giornale di essere arrivato alla quarta lettura pubblica del «Credo laico», «io ormai sono in tournée alle nostre convention, scritturato fisso» neanche fosse un professionista della gioventù.
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