La vecchia tentazione di Berlusconi «Il film del Cavaliere»

La vecchia tentazione di Berlusconi «Il film del Cavaliere» UN'ANTICA IDEA, RISPOLVERATA IERI. MAGARI IN CHIAVE ELETTORALE La vecchia tentazione di Berlusconi «Il film del Cavaliere» Già nel 2001, al funerale di Carlo Bernasconi, disse: «Avremmo voluto girare tutte le nostre avventure, una pellicola da lasciare ai nostri figli» la storia Filippo Ceccarelli HA detto Romano Prodi non molto tempo fa che Berlusconi si può vincere «non parlandone proprio». Ha detto ieri Berlusconi, pensando alle prossime elezioni: «Ho in mente di fare un film». Tra i due propositi c'è un rapporto di inaudita corrispondenza. Perché Prodi, meglio di tanti altri nel centrosinistra, ha capito che il Cavaliere è il più grande ipnotizzatore che c'è su piazza. Mentre Berlusconi, appunto, sa benissimo che in questo tempo il problema vero è conquistare e tenere la scena, reggere e orientare lo sguardo, guadagnare attenzione, vendere curiosità. Cosa è meglio di un film su se stesso? E quindi rilancia e in pratica dice: a me gli occhi. Poi vai a sapere che film ha in testa. Dove come quando e con chi. Ma intanto il Cavaliere è capace di tutto; e davvero non si vergogna di niente. Nel 2001 la «lucida follia visionaria» che sostiene di aver preso in prestito da Erasmo gli consigliò di spedire per posta a milioni di italiani quella specie di fantastico fotoromanzo intitolato «Una storia italiana». E certo il salto, dopo tre anni, dall'illustrazione auto-apologetica al cinematografo ego-promozionale sarebbe all'altezza dei tempi, oltre che dell'immaginazione. La vittoria, si sa, rende anche innocenti. Così quel fotoromanzo è oggi ritenuto un magnifico colpo di comunicazione innovativa. E un film può essere anche più efficace. A rigor di cronaca, ollretutto, l'idea di un auto-film non è nuova. O almeno: Berlusconi vi accennò nel luglio del 2001 in una triste occasione, il funerale di un suo grande amico, Carlo Bernasconi, presidente della Medusa film, la casa di produzione dell'impero Mediaset. Disse allora il Cavaliere: «Con Carlo avremmo voluto realizzare un film con tutte le nostre avventure. Un film da lasciare ai nostri figli». Questo per dire che il progetto in qualche modo preesisleva alla rivelazione di ieri. Ma c'è un'altra possibilità. Che questo film di cui ha parlato Berlusconi serva a impedire che un altro film sempre su di lui, ma contro di lui, possa fargli troppo male in campagna elettorale. E allora la questione all'ordine del giorno può essere quella di riequilibrare questa eventuale pellicola ostile con una forza uguale e contraria. In termini concreti (ma sem¬ pre sul piano delle pure ipotesi): non più di due mesi orsono Nanni Moretti ha lasciato capire di avere in mente, anche lui, un film su Berlusconi. Il titolo, mutuato da un articolo di Franco Corderò, è già tutto un programma: «Il Caimano». Si ricorderà il terribile effetto che un film come «Il Portaborse» (con Nanni Moretti nel ruolo di protagonista) ebbe sul Psi di Craxi. Il Cavaliere è un uomo di immagine e comunicazione. Anche per questo in nessun caso, nemmeno sotto tortura, riconoscerà di temere una sua possibile «caimanizzazione» da parte di Moretti. Figurarsi. Eppure il rischio c'è. Berlusconi sa benissimo che Moretti è molto popolare, pure all'estero. Altrettanto bene sa che la politica - anche grazie a lui - vive ormai di spettacoli. Ebbene: per come si sono messe le cose, per il grado di saturazione raggiunto dal circuito scenico e mediatico, un film di Moretti sul presidente del Consiglio italiano è un evento che non passa inosservato. Non reggerebbe la censura, né un'indifferenza mirata. Qualche mese fa, per dire, è uscito un film, o un lungometraggio, comunque ostile fin dal titolo: «Citizen Berlusconi», citazione dal «Citizen Kane» di Orson Welles, e come quello dedicato al rapporto tra potere e sistema mediatico. Ebbene: scritto da Andrea Cairola, diretto da Susan Gray e prodot- to dalla tv americana Pbs e dalla Stefilm, pochi l'hanno visto. In pratica solo i lettori deir«Intemazionale» hanno potuto acquistare il dvd, nessuna tv l'ha proiettato. Non solo, ma su protesta, o pressione dell'ambasciata d'Italia in Norvegia, nel marzo del 2004 il già fantasmatico «Citizen Berlusconi» è stato anche ritirato dal cartellone dell'European Documentary Festival di Oslo. Poi per la verità l'hanno anche proiettato, ma insomma: occorre essere davvero appassionati per ricostruirne il destino. Ecco, con il film di Moretti questo non sarebbe possibile. Né francamente si può pensare che il regista dei girotondi non abbia fatto tesoro della brutta esperienza di quell'altro film esagerata- mente anti-Berlusconi attorno al quale lavorò dieci anni orsono, al tempo della discesa in campo, con altri giovani registi amici, da Luchetti a Mazzacurati, da Risi a Rulli, a Mattone, Giordana, Capuano, Archibugi. Più che un'opera collettiva era in verità ima raccolta di spot un po' truculenti, battezzata «L'unico paese al mondo». Il Cavaliere vi figurava come un autentico mostro, materia da incubi, naturalmente portato a spaventare bambini gridandogli «Forza Italia!» e perfino a maltrattare portatori di handicap. Ora, quello fu certo un flop. E tuttavia conferma, sia pure nel modo più animoso, l'enorme potenziale filmico che da sempre ispira il personaggio Berlusconi: attore, regista, pro- dottore, ipnotizzatore, ma anche meraviglioso soggetto cinematografico. Lui, la sua storia, la sua carriera, il lifting, il potere, le coma, il boato degli stadi, le avventure siciliane, l'arte del sorriso, lo stesso mondo che gli ruota attorno, la scorta nerboruta, la fragile mamma Rosa, la moglie LellaMiriam-Veronica, la favola di Apicella, la vamp Prestigiacomo, il cuoco Michele, il flautato Pondi, Dell'Utri e don Gianni Baget Bozzo, i giovanotti e le ricciolone che gli leggono il «Credo laico»... E tanto è un grande film italiano, Berlusconi, che Federico Fellini ne era quasi ossessionato. Gli metteva paura, però ne era anche incuriosito. Ecco: forse solo il Mago Fellini - che muore nel 1993, e cioè proprio quando Berlusconi pensa cfi rinascere come uomo di Stato - avrebbe potuto fare la grande opera definitiva sul Cavaliere. Lo stesso tocco visionario, la stessa attitudme per la finzione e il gioco di specchi. Così, nel 1985 Berlusconi compare sia pure sotto travestimento in «Ginger e Fred», apocalisse dell'omologazione culturale indotta dalla tv: il presidente della tv privata su cui devono esibirsi la Masina e Mastroiannl è infatti il Cavalier Fulvio Lombardoni, che nel soggetto originario doveva addirittura chiamarsi Lambrusconi, quasi un anagramma. E sarà un caso, ma proprio a Berlusconi si dedicò il Maestro negli ultimi suoi giorni adattando un racconto di Edgar Allan Poe su Venezia. Gli appunti sono scarni, purtroppo. Si sa solo che nel soggetto il re delle televisioni private acquistava la città in rovina, e che disponendo del Canal Grande l'avrebbe chiamato «Canale 5». Ora: decisamente Prodi non è Fellini. Ma converrà che forse, film o non film, è quasi più difficile ignorare Berlusconi che vincerlo. Nanni Moretti minaccia di ritrarlo nel «Caimano»; Fellini lo prese a modello per il cavalier Fulvio Lombardoni di «Ginger e Fred»; su di lui son stati girati documentari Storia di un leader che nasce cinematografico Il documentario semiclandestino «Citizen Berlusconi» FederìcoFellini Nanni Moretti nel «Portaborse» Giulietta Masina e Marcello Mastroiannl in «Ginger e Fred»

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