«Non la lasciavamo mai sola» di Lodovico Poletto

«Non la lasciavamo mai sola» GLI INTERROGATIVI SULLA TRAGEDIA «Non la lasciavamo mai sola» La famiglia: quante paure per i problemi di Rosa testimonianze Lodovico Poletto TORINO —— NO, la prego, mi lasci entrare. Ma come non può? Ma stanno bene? Mi dica almeno se stanno bene. Mia cognata, dov'è, lo sa dov'è? E Nausicaa, dov'è la bambina? Dio mio. Dio mio fa che sia tutto a posto. Dio mio, speriamo...». E' troppo difficile spiegare a questa donna, avvolta nel suo cappotto trapuntato color panna, che dietro la porta di quel balcone, dove ancora sta appeso al mancorrente un triciclo di plastica colorata grosso un pugno, è accaduta una tragedia. La più innaturale e folle. Una mamma ha ammazzato la sua bambina. La vigilessa di Volpiano fa del suo meglio per fermare Elisabetta, spiegarle con il tono e i modi più dolci possibili che non può entrare, che ci sono i carabinieri. Che tra un momento lasceranno salire anche lei. Ma poi il telefonino di Elisabetta Bevi¬ lacqua trilla piano: «Pronto! Sì...». Fa due passi verso la strada provinciale quasi a cercare un po' di riservatezza, e scoppia in lacrime. Adesso le bugie pietose non hanno più senso. Adesso sa tutto: le hanno detto che Rosa, sua cognata, la sorella di suo marito Liborio, ha ammazzato la figlia, E poi ha tentato di chiudere la partita con la vita con alcune coltellate nello stomaco. E lei piange, il viso arrossato, le mani affondate nelle tasche del cappottino chiaro. Liborio, invece, sta li, come impietrito, dentro il loden blu e fissa la casa, i carabinieri che vanno e che vengono. Poi, sotto l'androne, le prime confidenze con gli ufficiali dell'Arma: «Sì era malata. Depressione...». Annuisce. Al secondo piano della casetta di mattoni in paramano Giampaolo Sellitto, il marito di Rosa, sta appoggiato ad un muro del corridoio. Nessuno dei parenti arriverà qui. Nessuno consolerà il suo dolore, la sua disperazione. Lui è di Roma: le sue radici sono rimaste laggiù, la famiglia è troppo lontana per precipitarsi qui, ad abbracciarlo. Quel che gli resta adesso sono i ricordi di una vita che descrive perfetta. Sei anni di matrimonio con Rosa, una bambina che era la sua prima ragione di vita, le vacanze al lido di Ostia, le foto dei bagni al mare. Il compleanno di Nausicaa festeggiato alla fine di settembre. E spiega, allora, ai carabinieri che Rosa era malata. Depressione. E lui cercava di non farle mancare nulla, era sempre presente. Divideva con lei gli sforzi per stare accanto a Nausicaa. «Mai, Rosa da sola non la lasciavamo mai», ripete Giampaolo ai carabinieri, che vorrebbero sapere e trovare una spiegazione razionale. Ma per lui, così abituato ad avere accanto Rosa e la sua malattia, a scacciare le sue paure, a vestire anche con lei i panni del padre, non vede alcuna razionalità nella tragedia. Poi lo portano via, lontano dalla casa, dal sangue che ha sporcato la' sua vita, nascosto in un'auto civetta dell'Arma. Guarda dalla finestra del primo piano della palazzina gemella a quella dove si è sparso tanto sangue Teresa Aymar e racconta di Rosa e Giampaolo. «Erano felici, sembravano una coppia perfetta». Poi è arrivata la malattia. E Giampaolo era invecchiato di colpo: cupo, stanco, con un fondo di tristezza negli occhi. «Solo: ecco, a volte, mi sembrava così. Immensamente solo», racconta. Ogni giorno gli stessi gesti: al mattino al lavoro alla Camera di commercio, a controlla pesi e misure. Un lavoro normale, quasi noioso. Come quello di Rosa. La sera tornava sempre puntualissimo a casa. Vicino a sua moglie e a Nausicaa, che gli parlava dell'asilo, della maestra Eugenia, dello scivolo giallo su cui è seduta in una foto di gruppo scattata qualche tempo fa. Di questa normalità, ora, a Giampaolo non resta più nulla. Soltanto i ricordi e qualche foto. Il resto è solitudine. «Quando è arrivata la malattia Giampaolo è invecchiato di colpo Era cupo e stanco e con un fondo di tristezza negli occhi Sembrava sempre immensamente solo» Il fratello e la cognata di Rosa Sansone

Persone citate: Elisabetta Bevi, Giampaolo Sellitto, Rosa Sansone

Luoghi citati: Roma, Torino, Volpiano