A Bucarest lo spettro di una seconda Ucraina

A Bucarest lo spettro di una seconda Ucraina COLPO DI SCENA MENTRE SI DELINEA LA VITTORIA DEL PREMIER NASTASE A Bucarest lo spettro di una seconda Ucraina L'opposizione: brogli colossali, voto da annullare. Ma l'Ufficio elettorale dice no Alfredo Amellone BUCAREST Colpo di scena in Romania. Il candidato alla presidenza dei demoliherali, Traian Basescu, ha chiesto ufficialmente ieri sera che le elezioni di domenica vengano annullate e sia licenziato e inquisito il responsabile dell'Ufficio elettorale centrale per falso nella comunicazione dei risultati. In serata la commissione elettorale ha ufficialmente respinto la richiesta, affermando che non rientra nelle sue competenze e che solo la Corte costituzionale può pronunciarsi in materia. Sotto accusa sia irregolarità in varie sezioni elettorali del Paese sia, e soprattutto, le informazioni false fornite dal calcolatore centrale, che in alcuni casi ha dato per votanti validi tutti gli iscritti nelle liste, anche se non avevano partecipato al voto. Fatto parzialmente confermato, ma rninimizzato dall'Ufficio elettorale. Per Basescu si tratta di centinaia di migliaia di suffragi, e al suo fianco è sceso in campo, sostenendo la teoria di elezioni nulle, anche Vadim Tudor, leader di «Romania Mare», che ha raccolto intorno al 13% dei voti. Tudor è poi andato oltre, minacciando il blocco del Parlamento. Il portavoce della Commissione elettorale centrale ha rigettato le accuse chiedendo a Badescu di fornire le prove dei brogli e parlando di «irregolarità marginali». Tutto ora è possibile ma se le cose rimarranno come dopo lo spoglio del 99% delle sezioni elettorali, Adrian Nastase succederà come presidente della Romania, al suo maestro e mentore Ion Iliescu, e l'Unione Psd-Pur otterrà la maggioranza relativa in Parlamento e Senato. Al ballottaggio, il 12 dicembre, Nastase (40,5/41%) affronterà Basescu (33/34%) e saranno determinanti i voti degli esclusi Vadim Tudor (12,5%) e Marko Bela (5,1%). In Parlamento il Psd-Pur raccoglie 0 36%, contro il 31 % dell'Alleanza demoliberale, il 12,9% della Romania Mare di Tudor e il 6,2% dell'Udmr. Al Senato stessa situazione: 36,8% Psd-Pur, 31,5% Alleanza, 13,6%Prm, 6,7%Udmr. Se non ci saranno clamorosi colpi di scena legati alle denunce di brogli il voto cu protesta contro il governo non pare sia riuscito, sia pur di poco, a battere l'organizzazione capillare, creata da Iliescu che ha trasferito il meglio dell'esperienza comunista nella democrazia del dopo-rivoluzione. Circa il 70% dei votanti di Iliescu nel 2000 hanno oggi votato Nastase: più di metà hanno oltre 50 anni, provengono dalla campagna e hanno studi inferiori. Le città, a cominciare da Bucarest, i giovani e gli elettori più colti hanno scelto Basescu. Non sono bastati. Alla Presidenza andrà, salvo sorprese, Nastase, al governo probabilmente una coalizione guidata dai socialdemocratici. Escluse almeno a parole alleanze con il partito di Tudor, ago della bilan¬ cia rimane come sempre l'Udmr che già nel precedente esecutivo collaborava con il Psd. Gli ungheresi di Romania hanno nel pragmatismo la loro dottrina: aiutano chi li aiuta a raggiungere i propri obiettivi in materia di bilinguismo, autonomie locali, istiuzione in lingua madre. Possono farlo sia socialdemocratici che demolibera- li: ma è presumibile che i magiari si schiereranno con il partito del Presidente eletto. Basescu può rimpiangere, forse più che irregolarità nel voto, la latitanza alle urne dei romeni all'estero che ha fatto il gioco del governo. Dai primi dati avrebbero votato in 35-40.000, come nel 2000, su circa due milioni. Incluso il personale di ambasciate e consolati, secondo le notizie arrivate a Bucarest, poco prima della chiusura delle urne, queste le cifre: a Roma 1100 elettori, altrettanti a Milano e Madrid, 2500 in Canada, 500 a Barcellona, 500 in Australia. Tutti si sarebbero espressi in favore di Basescu, affermando di non poter votare gli attuali governanti che li hanno costretti a lasciare il Paese e cercare lavoro all'estero. Sotto accusa anche il numero ridotto di seggi, per cui molti non hanno potuto votare: e l'Alleanza attribuisce questi disagi a un preciso disegno del governo. Traian Basescu (a sinistra) e il compagno di partito Calin PopescuTaricenau