Crosetto: la vera rivoluzione è il taglio della spesa pubblica

Crosetto: la vera rivoluzione è il taglio della spesa pubblica IL RELATORE DI MAGGIORANZA Crosetto: la vera rivoluzione è il taglio della spesa pubblica intervista ROMA ALTO due metri e pesante più di 130 chili, Guido Crosetto non è tipo da passare inosservato. Probabilmente anche la sua mole ha contribuito a far maturare nella testa di Silvio Berlusconi la «svolta» che ha portato al taglio dell'Irpef. Imprenditore, con studi di economia a Parigi e a Londra, il deputato piemontese, uno degli astri nascenti del partito, è il tipico gigante buono che quando si arrabbia, si arrabbia. Nella battaglia per il taglio delle tasse ha rinfacciato al Ragioniere dello Stato, Vittorio Grilli, anche le partite a golf. «Acqua passata dice oggi -. Grilli si è definito un economista liberale e questa sera sarò a cena con lui». Ed è in prima fila nella guerra che la sinistra ha scatentato contro il governo sul fisco: «Dicono che la pressione fiscale è aumentata. Ma come fa ad aumentare se diminuiscono le aliquote? Eppoi se fosse aumentata davvero, perchè dicono che questa manovra è scoperta dal punto di vista finanziario? Non dovrebbe costare niente. Sono singolari». Allora, con il taglio delle tasse avete fatto la vostra rivoluzione? «Non è la vera rivoluzione. E' solo un tassello. La vera rivoluzione riguarda la spesa pubblica. Era un tabù, ora, abbiamo deciso di indagare sulla sua efficenza e di incidere su di essa». Lo Stato deve avere meno soldi e deve spenderli meglio? «La pubblica amministrazione deve spendere ogni euro con la stessa attenzione con cui una vecchietta spende un euro della pensione. Ogni euro speso male è rubato alla fasce più deboli del paese. E'ia filosofia con cui incalzeremo la sinistra». Per cui volete tagliare dove si può? «Non parlo di tagli, dico solo che non possiamo non vedere come la spesa pubblica si forma. Se non controlliamo la spesa l'Italia finisce male. Questa è la vera rivoluzione». Su questa filosofia rischiate di avere degli avversari anche tra i vostri alleati. Come sul fisco...Lì avete rimesso in discussione un'intesa, accettata anche da Berlusconi, che non prevedeva dei tagli all'Ir pef. «Infatti. La decisione politica è stata quella di dire "no" ad una mediazione che violentava troppo le nostre ragioni di stare in politica. Ecco perchè per noi diventava un male minore sinché andare ad elezioni. E' stata una scelta di Berlusconi che come ogni imprenditore non può perdere la faccia». Aiutato - non capita spesso anche da Forza Italia... «Sì, abbiamo dato a Berlusconi anche la forza di minacciare le elezioni. Si può scherzare quanto si vuole ma Forza Italia è un partito popolare perchè non ha preso i voti delle elite intellettuali. E voi non vi rendete conto dell'effetto di questa scelta sul nostro elettorato. E' cambiato il clima nel paese». Ma perchè in passato Forza Italia non ha fatto sentire la sua voce? Perchè spesso ha abbozzato? Perchè ora rischia di essere penalizzata da un rimpasto di governo che dopo la nomina di Fini alla Farnesina prevede una vice-presidenza per Follini? «Forza Italia ha un ruolo difficile perchè deve essere responsàbile. Noi abbiamo preso sulle nostre spalle il peso del silenzio. Grazie a questo il governo è andato avanti per re anni e mezzo. Quando, però, si è reso necessario, abbiamo tirato fuori le palle. Sul rimpasto ci affidiamo a Berlusconi. Noi siamo un partito-non partito, che negli scontri di potere si ritrae. Ma siamo anche il Drago dei cinesi che quando si sveglia, si sveglia». Ma se aveste avuto un ministro dell'Economia più in sintonia con voi, la riforma fiscale sarebbe stata più ambiziosa. Le affinità contano. «E' più facile fare dei cambiamenti con persone che la pensano come te, ma con questa legge elettorale sei obbligato a mediare». Per cui nel rimpasto non chiederete niente? «Guardi la vera battaglia è già nel paese. E il fatto di aver detto in questa occasione che se non ci fosse stato il taglio delle tasse ce ne saremmo andati tutti a casa, fregandocene dei seggi che abbiamo in Parlamento, ha colpito la fantasia della gente più delle poltrone che potremmo avere con il rimpasto». [au.min.] 66 Abbiamo ridotto le aliquote e ci accusano di avere aumentato la pressione fiscale Al tempo stesso però si avanzano dubbi sulla copertura: dalla sinistra arrivano critiche davvero singolari ^7 Guido Crosetto

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