Bersani: autogol del governo Sbagliato aiutare i più ricchi di Antonella Rampino

Bersani: autogol del governo Sbagliato aiutare i più ricchi IL RESPONSÀBILE ECONOMICO DEI DS Bersani: autogol del governo Sbagliato aiutare i più ricchi intervista Antonella Rampino ROMA ONOREVOLE Bersani, il governo ha presentato la relazione tecnica nella quale si ammette che più della metà degli italiani non godrà di benefici fiscali. Un'operazione trasparenza per tranquillizzare i mercati finanziari? «Un autogol necessario, direi. Il centrodestra non poteva evitare di tirar fuori i numeri, in Parlamento. E secondo i numeri, la maggioranza degli italiani è tagliata fuori. Si tratta proprio di chi ha i redditi più bassi: chi non arriva alla soglia fiscale non riceve niente. E complessivamente si dà il 55% delle risorse al 20% che ha i redditi più alti. Un andamento a rovescio, insomma». Perché, a giudizio del governo, restituendo risorse a chi ha redditi più alti si aiutano i consumi... «Questa, mi scusi, è proprio una stupidaggine. E' evidente a tutti che l'effetto sui consumi può venire solo se rimetti i soldi in tasca a chi è costretto a spenderli, ovvero quelli che oggi non arrivano a fine mese. Darli invece a chi ha già uno yacht, a che serve? Quelli, se vogliono un altro yacht, se lo possono comprare lo stesso». Comunque, il ministro Siniscalco alle agenzie di rating aveva già detto che la manovra fiscale «non è consistente». «E per forza: 6 miliardi e mezzo di euro non sono un granché. I mercati internazionali però sono preoccupati da come si fa coi 33miliardi di euro che mancano alle casse dello Stato italiano. Perché sommando la manovra di luglio a quella di adesso, a quella cifra arriviamo. Di questa manovra, un terzo è costituito da nuove entrate, un terzo dal taglio degli investimenti, dei trasferimenti agli enti locali e al pubblico impiego, e un altro terzo da misure creative. Molto più creative di quelle viste sin qui: non solo lo Stato si vende i ministeri per poi riaffittarli, adesso fa lo stesso pure con le strade». Vuol dire che dopo il Colosseo, come proponeva ragliarmi, adesso ci vendiamo anche Via Veneto? «Quasi. Si tratta di 3-4000 chilometri di strade statali da cedere a una società pubblica, che le compra prendendo in prestito soldi dalle banche e girandoli subito allo Stato, che può così metterli a bilancio, e che poi paga un canone d'affitto. Una partita di giro per buttare fuori dal bilancio le spese e arricchire le entrate, e una forma di indebitamento occulto. Prowedimenti aleatori, come il condono edilizio che non ha funzionato l'anno scorso e lo si mette a bilancio anche per i prossimi, dovendo per giunta ricorrere ad anticipazioni delle banche per l'esercizio precedente». Però anche il centrosinistra! Non avete ancora una politica economica comune, di cui la politica fiscale è evidentemente il cuore. Vi siete stracciati le vesti in una riunione di due ore e mezza, e alla fine ne ò uscito un emendamento che verrà presentato pur non avendo alcuna possibilità di tramutarsi in realtà. Proponete aliquote più eque, ma non ne indicate la copertura per non tirar fuori che, comunque, a pagare sarebbe il pubblico impiego. «Mi scusi, ma non è così. Non è vero che non abbiamo un programma, perché le nostre proposte le abbiamo presentate, in Parlamento con emendamenti, e discutendone coi cittadini nei nostri numerosi giri per l'Italia. Quanto al taglio delle tasse e alla Finanziaria, in questo momento a noi importa anzitutto mostrare che, anche con soli 6 miliardi e mezzo di euro, ci può essere equità fiscale. Senza reperire risorse né coi condoni, né sulla pelle del pubblico impiego. Berlusconi dice che bisogna rivedere il patto di stabilità, e da Madrid fa sapere che Zapatero è d'accordo. Come finirà la partita? «Il governo italiano, nel semestre di presidenza dell'Unione, ha picconato il Patto di stabilità, togliendogli credibilità. Pur avendo un debito pubblico che è quasi il doppio di quelli e Francia e Germania. Dunque, il rischio di rimanere isolati è piuttosto alto. Questa è la realtà. Noi del centrosinistra proponiamo di modificare Maastricht rendendo il patto mobile, pienamente ciclico. Lasciando alla Commissione uno 0,1-0,3 per l'applicazione del patto di Lisbona. Di tener fuori dal patto ricerche e infrastrutture pienamente europee. E, come Italia, combattere perché non si tenga conto dello stock del debito, ma della sua dinamica decrescente. Una strategia realista, rigorosa, in collegamento con altri Paesi. Ma sempre maneggiando la questione con cautela. Perché vede, se c'è un Paese che può scoprire che era più comodo il Patto di stabilità "stupido", beh questo è proprio l'Italia». Se si volevano ™^ risollevare i consumi occorreva ridare i soldi a chi non arriva a fine mese I mercati internazionali sono molto preoccupati, non tanto per i 6,5 miliardi ma per la troppa finanza creativa 99 Pierluigi Bersani

Persone citate: Berlusconi, Bersani, Pierluigi Bersani, Siniscalco, Zapatero

Luoghi citati: Francia, Germania, Italia, Lisbona, Madrid, Roma