L'inflazione scende ancora Allarme Ocse per il deficit di Raffaello Masci

L'inflazione scende ancora Allarme Ocse per il deficit A NOVEMBRE PREZZI SALITI DELL'1,9%. CONSUMATORI: DATI FUORI DALLA REALTA' L'inflazione scende ancora Allarme Ocse per il deficit Raffaello Masci ROMA L'inflazione scende a novembre, per il quinto mese consecutivo. Siamo all'1,9% con un incremento congiunturale di appena lo 0,1% rispetto al mese precedente. «La gente dovrebbe fare festa, altro che scioperare» ha commentato il ministro per le Comunicazioni Maurizio Gasparri. Ma sembra l'unico a gioire di questo dato, perché i consumatori sono scettici - una volta in più - sulla correttezza dei dati medesimi, mentre Confcommercio lamenta che è solo la contrazione drastica della domanda a determinare questa flessione. Il dato dell'inflazione, peraltro, giunge in un panorama fosco per la nostra economia. L'Ocse (l'organizzazione dei paesi maggiormente sviluppati) nel suo Outlook semestrale pubblicato ieri, dice che la nostra crescita è tra le più deboli all'interno di una Europa anch'essa debole: 1,3% quest'anno, 1,7% l'anno prossimo e il 2% - se tutto va bene - nel 2006. Senza dire che anche noi - come Francia e Germania - l'anno prossimo sfonderemo il tetto del 3% nel rapporti deficit-pil fissato dal trattato di Maastricht. Ma vediamo i dettagli. L'inflazione è in deciso rientro. Da luglio in avanti il suo calo è stato costante e per trovare una performance analoga occorre tornare ai dati del, settembre '99. Il dato è più basso perfino della media europea che Eurostat fissa nel 2,2%. A guardare dentro il bilancio delle famiglie italiane si scopre che sono diminuite le spese sanitarie e quelle alimentari. La prima voce registra un contenimento dello 0,3% rispetto allo scorso anno, grazie alla riduzione del 4,7% del prezzo dei farmaci. Ma l'attenzione degli analisti è concentrata soprattutto sulla seconda voce - la spesa alimentare - che da sola incide per un sesto (16%) sul paniere dell'inflazione. Secondo l'Istat sono stati i prezzi di frutta e verdura a rientrare maggiormente rispetto allo scorso anno, rispettivamente del 2 e dell'8 per cento. E se l'inflazione generale non è scesa più di tanto è solo colpa dei carburanti, cresciuti invece del 14,6%. A questo punto, però, le valutazioni divergono. Coldiretti, in una nota diffusa ieri, dice che non bisogna cantare vittoria per la fine del caro-zucchina, considerando che il listino dei prodotti vegetali freschi è totalmente gonfiato e che ci sarebbero ampi margini per abbassare i prezzi al consumo: «Dalla produzione al consumo - dice la nota - i prezzi delle verdure aumentano in media del 267% e quelli della frutta del 198%, fino a toccare punte del 1.011%». Confcommercio denuncia che il fenomeno che abbiamo davanti non è dovuto tanto ad una performance virtuosa del mercato, quanto alla brusca contrazione dei consumi, «che non dipende solo dal diminuito potere di acquisto delle fami- glie, ma anche da un evidente peggioramento del clima di fiducia di famiglie e imprese sulla possibilità di ripresa del nostro paese». Federalimentare concorda: è la domanda ad essere in picchiata. Intesaconsumatori poi, parla dei dati Istat come dei miracoli «San Buggeri» (Luigi Biggeri, presidente dell'Istat - ndr): campati per aria e senza alcun rapporto con la realtà. Questa bassa inflazione, che preoccupa invece di confortare, si inserisce peraltro in un deludente quadro di crescita generale. Nonostante una ripresa delle esportazioni e della domanda interna, dice infatti l'Ocse, l'economia del nostro Paese non crescerà quest'anno più dell'I,3%, per poi accelerare nel 2005 all'I,7% e superare il 2% nel 2006. Spazio per migliorare c'è: i tagli fiscali e la riforma delle pensioni lasciano ben sperare ma - avverte l'Organizzazione di Parigi - bisogna ridurre il debito pubblico, altrimenti non sarà possibile ricostituire la fiducia di consumatori e imprese. Sul fronte del deficit le notizie non sono migliori: l'Italia è pronta a rompere la soglia del 3% del pil nel 2005 (3,1%) e ad ampliare lo sforamento nel 2006 (3,6%), a meno che non si sostituiscano le una tantum con interventi strutturali. Francia e Germania hanno certo dati percentuali meno confortanti nel rapporto deficit-pil, ma che si riferiscono ad economie più solide. E se la zona euro fa ancora i conti con la crescita debole, nel resto del mondo avverte l'Ocse - la ventata di ripresa si fa sentire più forte. Gli Stati Uniti, che quest'anno sono cresciuti di oltre il 4%, rallenteranno tra il 2005-2006 pur restando su tassi superiori al 3%. La Cina invece è al 9% e minaccia la competitività europea (e italiana in particolare). Anche sul fronte del deficit le notizie non sono migliori: l'Italia è pronta a rompere da quest'anno la soglia del 3 per cento del pil e ad ampliare lo sforamento nel 2006 LA CLASSIFICA DEGLI AUMENTI Variazione % dei prezzi dei principali capitoli di spesa rispetto allo stesso mese del 2003, secondo le stime preliminari. Novembre 2004 + 6,8 Bevande alcoliche e tabacchi Trasporti +4,4 Istruzione +3,5 Altri beni e servizi <: +3,1 Abitazione, acqua, elettr. e combustibili +3,0 Alberghi, ristoranti, pubblici esercizi +2,9 Abbigliamento e calzature +2,1 Mobili, articoli per la casa +2,1 Ricreazione, spettacoli, cultura ,' : +1,1 -0,21 Alimentari-bevande analcoliche -0,31 Servizi sanitari e spese salute -5,71 Indice generale (con tabacchi) Comunicazioni +1,9

Persone citate: Luigi Biggeri, Maurizio Gasparri