«Sciopero e Prodi, ne penso tutto il male possibile» di Ugo Magri

«Sciopero e Prodi, ne penso tutto il male possibile» IL PREMIER A MADRID: COLLOQUIO CON IL CAPO DEL GOVERNO SPAGNOLO, INCONTRO CON IL RE JUAN CARLOS «Sciopero e Prodi, ne penso tutto il male possibile» Berlusconi: il taglio delle tasse serve a limitare l'invadenza dello Stato Ugo Magri inviato a CUENCA Quasi non credeva alle sue orecchie, il nostro premier, quando ieri ha sentito José Luis Zapatero sostenere che la riduzione delle tasse «è anche una politica di sinistra». Non al chiuso dell'incontro annuale italo-spagnolo che si è tenuto in questa cittadina della Mancha, ma in conferenza stampa, davanti alle telecamere. E proprio nel giorno dello sciopero generale in Italia contro la manovra economica del governo... Se lo dice perfino Zapatero, «supereroe» della sinistra europea più intransigente, si capisce come mai il Cavaliere non stesse più nella pelle. Bocciando senza appello non solo le manifestazioni sindacali, ma anche Romano Prodi che è andato al Quirinale per sensibilizzare il Capo dello Stato. «Cosa ne penso? Tutto il male possi- Malumori neldi Palazzo ChiCiampi ha ricedell'opposizionel giorno delbile», ha commenta to con un sorriso a trentadue denti. Poiché sul momento non ha aggiunto altro, mentre stava per tornarsene a Roma gli è stato chiesto se pensasse peggio dello sciopero o della visita di Prodi sul Colle. E lui, con tono misterioso, ha svicolato pure stavolta: «Ai posteri... l'ardua sentenza);. Dunque non ha voluto dare una mano ai cronisti. I quali però, interpellando alcuni ministri che s'era portato con sé al vertice (da Gianfranco Fini a Beppe Pisanu, da Bobo Maroni a Giuliano Urbani), hanno scoperto un terzo destinatario della stroncatura berlusconiana: Carlo Azeglio Ciampi. Già, perché il premier non ha gradito affatto la tempestività (almeno tale gli è parsa) con cui il leader dell'opposizione è stato ricevuto nello Studio alla Vetrata. Pare che, stuzzicato da Maroni, Berlusconi si sia sfogato a margine del vertice italo-spagnolo in questi termini: «Prodi prende e va da Ciampi... Ma a quale titolo? L'avessi fatto io quando ero all'opposizione, figurarsi se sarei stato mai ricevuto... Per giunta proprio nel giorno delle loro manifestazioni di piazza...». Logico che il premier, volendo evitare uno scontro istituzionale, sotto i riflettori si sia trattenuto. Però è rimasto deluso. E da estimatore della corret¬ entourage i: perché vuto il capo ne proprio o sciopero? tezza di Ciampi, si è sorpreso per la «pronta disponibilità» quirinalizia a prendere in esame i veti prodiani su riforma della legge elettorale e par condicio: due leggi, fanno pesare i suoi, «che non abbiamo nemmeno ancora presentato. Che motivo c'era, dunque, di fare da sponda?». Irrituale è l'aggettivo più usato in queste ore, integrato da una velenosa considerazione di galateo: «Non è che uno sale sul Colle, parla col Capo dello Stato e poi spiattella tutto ai giornalisti, come ha fatto Prodi... Fosse stato al suo posto Berlusconi, me l'immagino lo scandalo dei consiglieri presidenziali, come minimo si sarebbero strappati le vesti». Di tutto questo, come s'è detto, davanti ai microfoni il premier non ha fatto parola. Anzi il suo staff, il portavoce Paolo Bonaiuti in testa, ha cercato in ogni modo di smentire l'impressione di un Cavaliere lancia in resta, ad esempio contro i sindacati. Mai messo in discussione, assicurano, il diritto di sciopero. Semplicemente, «il governo non può essere criminalizzato per ciò che lo stesso Zapatero ha inserito nel programma elettorale del partito socialista», cioè la riduzione delle imposte (dopo la conferenza stampa Berlusconi e Fini si sono vivamente congratulati con il primo ministro spagnolo). C'era il «piallo» del documento che il Dipartimento celle politiche fiscali ha allegato alla Finanziaria (vi si asserisce che solo il 40 per cento degli italiani trarrà vantaggio dalla riduzione delle aliquote). Berlusconi ha bacchettato gli estensori, «sono considerazioni dove si prescinde dal fatto che è impossibile fare ulteriori sconti a chi già non paga un euro di tasse, vale a dire 13 milioni di italiani». D'altra parte lui stesso si rende ben conto che l'intervento sull'Irpef «va al di là della riduzione in sé», insomma è «un fatto simbolico», il segno che «si è cambiata direzione di marcia, per la prima volta nella storia della Repubblica un governo interviene per limitare l'invadenza dello Stato e ridurre le tasse dei cittadini». In questo senso aveva parlato, spiega, di «evento epocale», e non si pente affatto di avere «esagerato». Malumori nell'entourage di Palazzo Chigi: perché Ciampi ha ricevuto il capo dell'opposizione proprio nel giorno dello sciopero? Silvio Berlusconi ieri a Madrid con il primo ministro spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero

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