Chiamalo Pippo

Chiamalo Pippo «Regime»: presentazione al Nuovo Chiamalo Pippo IUNEDI' 29 novembre, alle 20,30, al Teatro Nuovo (corso Massimo d'Azeglio 17) presenU tiamo il nostro nuovo libro. S'intitola «Regime - Biagi, Santoro, Massimo Fini, Freccerò, Luttazzi, Sabina Guzzanti, Paolo Rossi, tg, gr e giornali. Storie di censure e bugie nell'Italia di Berlusconi» (postfazione di Beppe Grillo, edizioni Bur). Lo presentiamo con due dei censurati più noti: Michele Santoro e l'ex direttore di Rai2 Carlo Freccerò, nonché con Loris Mazzetti, il regista del «Fatto» di Biagi e di «Che tempo che fa» di Fazio. Proietteremo anche le testimonianze inedite di altri due epurati: Biagi e Paolo Rossi. Sarà un' occasione per discutere del regime mediatico che ammorba l'Italia da tre anni e mezzo, sommergendola di menzogne, di notizie manipolate e di quelle «armi di distrazione di massa» che servono a distogliere l'attenzione generale dai veri problemi. Ma ci domanderemo anche come sconfiggere questo regime al quale troppo spesso collabora, con i suoi silenzi e le sue complicità, la cosiddetta opposizione. Forse con una nuova tv, forse con nuovi sistemi per far giungere le informazioni a chi ne è digiuno. Le censure e le epurazioni hanno colpito trasversalmente uomini di destra e di sinistra, accomunati da due caratteristiche fondamentali: essere bravi ed essere liberi. Non obbedire, non piegare la schiena. Massimo Fini, Qliviero Beha, Ferruccio De Bortoli non sono sicuramente di sinistra, e Biagi non è mai stato un sovversivo: ma si ostinano a pensare con la loro testa e a dare le notizie, soprattutto quelle scomode. Per questo li hanno eliminati. I giornalisti e gli attori, anche di sinistra, disposti a inchinarsi non sono stati neppure sfiorati. Si è discusso molto sull'uso della parola «regime». I soliti anestesisti, terzisti e minimizzatoli inorridiscono solo a sentirla pronunciare. Eppure i veri liberali, da Montanelli a Sartori, non hanno mai esitato a usarla. Certo, regime non vuol dire fascismo. Vuol dire, semplicemente, non-democrazia. Se democrazia è separazione dei poteri per consentirne il controllo incrociato ed evitare che il governo debordi dai suoi confini e instauri la dittatura della maggioranza, se democrazia è conoscere per deliberare, se democrazia è libera concorrenza delle idee e delle informazioni contro ogni monopolio, se democrazia è pluralismo, l'Italia non è più una democrazia. E' qualcos'altro. Se George Bush si recasse in Cile o in Paraguay per chiedere la testa di David Letterman e Dan Rather, verrebbe ricoverato alla neurodeliri, e comunque non troverebbe una sola tv disposta a obbedirgli. Anche perchè nelle democrazie vere chi governa non può possedere tv. E se anche qualcuno gli obbedisse cacciando Letterman e Rather, questi troverebbero subito un'altra tv pronta a ingaggiarli, non foss'altro che per i loro ottimi ascolti (con annessi introiti pubblicitari). In Italia Berlusconi ha lanciato il suo ukase dalla Bulgaria contro Biagi, Santoro e Luttazzi, la Rai gh ha prontamente obbedito allontanando i tre reprobi, e questi da tre anni non lavorano più in nessuna tv. Non vogliamo chiamarlo regime? Chiamiamolo Pippo, chiamiamolo Benito, chiamiamolo come voghamo. Purché non lo chiamiamo democrazia. Michele Santoro è ospite di Travaglio e Gomez al Teatro Nuovo

Luoghi citati: Bulgaria, Cile, Italia, Paraguay