Che buono l'aglio biodiverso

Che buono l'aglio biodiverso Che buono l'aglio biodiverso Spesso risolamento decreta la qualità: è il caso della «inaccessibile» Valle di Resia Carlo Pettini CI sono casi "fecondi" di isolamento, che trasformano iniziali difficoltà di adattamento, in garanti custodi della.biodiversità. E quello che si può pensare guardando al nascente presidio dell'aglio dì Resia, nell'omonima valle, chiusa in un angolo dell'Alto Friuli tra i Monti Musi e l'imponente massiccio del Canin. Se consideriamo l'intera area della Val dì Resia, incominciando dal paese dì Resiutta e incontrandu ie frazioni di San Giorgio, Prato di Resia, Oseacco, Gniva, Stolvizza e Coritis, non si contano più di 1500 abitanti, considerati depositari dì un'antica cultura dove si parla una lìngua dì matrice paleoslava incomprensibile solo pochi chilometri più a valle. Che l'aglio di Resia abbia proprio qui le sue radici lo testimonia il nome stesso, "strok" o "strocb", che significa appunto aglio in lìngua resina, ed ha conservato, proprio grazie alle condizioni impervie del territorio, una sua specificità riconosciuta per le eccellenti qualità organolettiche e aromatiche. Tra queste terre poco coltivabili, vige la fierezza che "tutto qui si lavora colle mani, cob'aiuto della pala, deba zappa., perciò sì può dire a ben ragione che a Resia non vi sono campi, ma solo orti e verzieri". Alcuni studi condotti dall'Università di Agraria dì Udine ed attraverso il progetto "Strok: origini, caratteristiche e potenzialità commerciali" finanziato dall'Istituto Nazionale per la Ricerca sulla Montagna hanno, per l'appunto, cercato dì approfondire maggiori elementi lega¬ ti alla storia di questo prodotto, rilevando anche la presenza dì ben trenta diversi ecotipi dì fagiolo. Scopriamo così, che già nei secoli passati l'aglio di Resia varcava i propri confinì dentro grandi gerle trasportate sulle spalle dei suoi abitanti che andavano a venderlo ai mercati di Vienna, capitale deb' impero Austro-Ungarico dì cui la regione faceva parte, Lubiana, Udine e Trieste. Il periodo del raccolto avviene nei mesi dì luglio ed agosto, sradicando la pianta intera al momento in cui presenta la maggior parte delle foglie ingiallite e secche: una volta, a seguito del raccolto, se ne appendevano lunghe trecce fuori dalla finestra, come a celebrare la fine del lavoro. Oggi, l'aglio viene confezionato in piccoli mazzetti da 4-5 bulbi e si conserva anche per un anno. Grazie al suo sapore dolce e privo dell'aroma a volte acre che hanno altre varietà più comuni d'aglio, si mostra particolarmente adatto alla produzione di salumi. Inc-./e, la coltivazione è praticata in maniera naturale, grazie ad un uso dì concimi con letame bovino. Sì tratta, dunque, dì un prodotto strettamente collegato a questi territori e, insieme, ai suoi abitanti. Il lavoro che è stato fatto dì valorizzazione e commercializzazione, punta a mantenere vìva la sua coltivazione valorizzando non solo i suoi saporì, ma anche la sua storia. E, infatti, esiste anche una fiera dedicata all'aglio che si ripete ogni anno b 2 luglio, e già attiva nel Settecento, insieme alla "fiera del raccolto" dì Stolvizza in Settembre, occasione per vìvere e conoscere meglio queste terre ricche dì storia e cultura contadina.

Persone citate: Canin, Resia Carlo