Leonardo & co.: il catalogo del made in Italy di Anna Masera
Leonardo & co.: il catalogo del made in Italy Leonardo & co.: il catalogo del made in Italy Anna Masera mmrmm UTTO ciò che si poteva inventare è già stato inventato» sosteneva Charles H.Dueh, commissario dell'ufficio brevetti Usa, nel 1899. Niente di vero, ovviamente. Ma è in buona compagnia, in quanto a previsioni sbaghate sulla portata dehe nuove invenzioni. «Il cinema è un'invenzione senza futuro» sentenziò Antoine Lumière, padre dei fratelli che inventarono il cinema, nel 1895. «La televisione non potrà reggere il mercato per più di sei mesi» disse il direttore deha 20th Century Fox, Darryl F. Zanuk, nel 1946. «Non ci sarà mai più di un milione di automobili al mondo perchè non è possibhe trovare più di un milione di artigiani da addestrare per fare gh autisti» decretarono gh amministratori deha Mercedes; nel 1903. «L'ipotesi dei viaggi neho spazio è una totale assurdità» commentò l'astronomo inglese Richard van der Riet Wooley, in un articolo pubblicato su Time il 16/1/1956. «Credo che nel mondo ci sia mercato per...mah, direi 5 computer» azzardò Thomas Watson deha Ibm, nel 1943. «Credo proprio che 640 Kbytes saranno sufficienti per chiunque» gh fece eco quasi quarant'anni dopo Bill Gates, fondatore deha Microsoft, nel 1981. «Internet cohasserà in maniera catastrofica nel 1996» sparò Robert Metcalfe, inventore di Ethernet. Tra le previsioni sbaghate ci potrebbe essere anche quella secondo la quale l'Italia è destinata al declino. La chiave per il futuro dell'umanità è nell'innovazione. Nell'Italia postindustriale lo dicono tutti. Ma c'è un libretto agevole di 150 pagine che lo dice, in maniera innovativa. Scritto da Andrea Granehi con Luca De Biase, Inventori d'Italia racconta l'eredità del passato in cerca deha chiave per l'innovazione, con un approccio storico e sociologico apprezzato nell'introduzione da Giuseppe De Rita (Censis), che si svela come gh autori grande fan deho storico francese Femand Braudel, convinto cbe le sorgenti del futuro sgorghino dal passato («Essere stati è una condizione per essere»). Dimenticarlo può essere fonte di drammatici errori e secondo gh autori negh anni Novanta questa verità empirica è stata dimenticata. «L'unico futuro prevedibile è quello che noi costruiamo» ripetono a Silicon Vahey. Per questo, servono leader chiamati a creare la visione su cui tutti scommettono. Michelangelo era un leader: ha dipinto la Cappella Sistina da vecchio, con l'aiuto di molti pittori. Per dimostrare la vastità del contributo itahano all'innovazione, il libro contiene una ricca anedottica di invenzioni «made in Italy». Alcune famosissime come quelle rinascimentah di Leonardo e compagni, altre di itahani più o meno ignoti: il primo filatoio meccanico per la seta è stato inventato a Bologna, nel 1273 (da Borghesano Lucchese), la prima catena di montaggio preindustriale nacque nell'Arsenale di Venezia nel Quattrocento. Granehi e De Biase sostengono che la ricerca fondamentale per ritrovare il filo dell'innovazione è quella dell'identità e quella economica itahana è artigianato, famiglia, capacità tecnica e abilità di design, firma e autorevolezza. Se, come sostiene Braudel, la Francia è la sua campagna, l'Italia è le sue città. Il ruolo dell'Italia non può che partire dalla sua storia e dalla sua geografia. E l'innovazione viene da un atto di ribehione: una critica del presente accompagnata da una visione. Non abbiamo ancora perso fi treno: se aha fine lo prenderemo, lo faremo a modo nostro. www. lastampa. it/blog/ Andrea Granelli e Luca De Biase Inventori d'Italia Guerini e Associati pp. 150.216,50 S A G G
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