«Un centro per armi chimiche a Falluja» di Paolo Mastrolilli

«Un centro per armi chimiche a Falluja» I MARINES SOSPETTANO CHE IL LABORATORIO PRODUCESSE ESPLOSIVI CONVENZIONALI «Un centro per armi chimiche a Falluja» Annuncio del governo iracheno ma anche gli Usa sono scettici Paolo Mastrolilli NEW YORK Il giallo sulle armi chimiche di Saddam, mai ritrovate, è tornato sulla scena a Falluja. Il consi»liere per la sicurezza nazionae del governo provvisorio iracheno, Kassim Daoud, è convinto che i suoi soldati hanno trovato un laboratorio, nei covi abbandonati dai guerriglieri dopo l'offensiva cominciata l'S novembre. I marines, però, non ne sono sicuri: secondo loro, i materiali e le apparecchiature scoperte servivano a produrre esplosivi convenzionah. La struttura segreta era nella zona meridionale di Falluja, dove alcune sacche di resistenza continuano a combattere. «I soldati della Guardia nazionale irachena - ha detto Daoud in una conferenza stampa - hanno trovato un .laboratorio chimico che veniva usato per preparare esplosivi e veleni mortali. Nelle stanze c'erano manuali e istruzioni per fabbricare bombe e sostanze letali. Questi libri parlavano anche della produzione di antrace». I marines hanno confermato di aver trovato, all'interno di un laboratorio chimico, la bandiera del gruppo guidato dal terrorista Abu Musab Zarqawi, però non sono certi che la versione del consigliere di Allawi sia quella giusta. Secondo loro, infatti, è più probabile che la struttura venisse adoperata per preparare gli esplosivi convenzionali, impiegati poi nelle autobombe e negli ordigni nascosti lungo le strade delle città. La scoperta di un laboratorio chimico sarebbe molto rilevante per due motivi: primo, il pericolo che pone per le truppe e i civili iracheni e stranieri; secondo, il possibile valore nella caccia alle armi di Saddam. Se l'interpretazione di Daoud fosse confermata, i terroristi di Zarqawi potrebbero aver messo le mani sui materiali segreti del vecchio regime, che i soldati americani non hanno mai trovato. Il gruppo del ricercato giordano, però, aveva condotto esperimenti chimici nelle sue basi del Nord anche prima dell'invasione, e quindi è possibile che le apparecchiature e i manuali con le istruzioni vengano di là. In entrambi i casi, le truppe impegnate in Iraq avrebbero un pericolo in più da temere. Se invece hanno ragione i marines, e il laboratorio serviva solo per gli esplosivi convenzionah, si tratterebbe dell'ennesimo falso allarme nella ricerca per le armi di distruzione di massa di Saddam. Anche se il responso finale fosse questo, le scoperte fatte a Falluja durante l'offensiva degli ultimi giorni restano molto preoccupanti. I soldati americani, infatti, sostengono di aver trovato depositi di armi ed esplosivi in quantità sufficiente a scatenare una vera insurrezione nazionale, e non solo per difendere la città. Uno di questi covi si trovava nella moschea Saad Ahi Bin Waqas, dove predicava l'imam ribelle Abdullah al-Janabi. Dentro c'erano fucili leggeri, mitragliatrici pesanti, colpi di artiglieria e mine anti carro. Le armi trovate a Falluja adesso non serviranno più, ma i ribelli scappati dalla città continuano gli attacchi in altre zone dell'Iraq. Il Pentagono pensa che molti di loro si siano rifugiati nella provincia di Bah il, a Sud di Baghdad, e quindi da qualche giorno ha lanciato l'offensiva Plymouth Rock, cui partecipano circa cinquemila soldati americani aiutati dalle truppe britanniche. L'obiettivo è ripulire il cosiddetto «triangolo della morte», andando a caccia di guerriglieri in città come Iskandariya e Jabella. Il piano non prevede uno scontro frontale come quello di Falluja, ma operazioni mirate contro i membri della resistenza. Oltre cento arresti sono già avvenuti, in particolare durante un raid lanciato mercoledì notte nella zona a Sud di Baghdad chiamata «il viale dei miliardari», perché ospitava le case di molti leader del vecchio regime. Alcuni ribelli, però, sono già scappati a Sud. Vicino a Bassora le forze della coalizione hanno catturato cinque stranieri, due sauditi, due tunisi e un libico, che venivano da Falluja e volevano organizzare attentati contro le truppe britanniche. Invece a Mossul, nel Nord, è stato catturato Abu Said, considerato un braccio destro di Zarqawi. La guerriglia comunque è tornata a colpire a Baghdad, dove ha ucciso il diplomatico americano James MoUen, mentre guidava appena fuori dalla superprotetta «Zona verde». Un'esplosione è avvenuta ieri sera nella capitale, e tre bombe hanno ucciso almeno due persone a Samarra. In questo clima di tensione il principale partito sunnita, ITraqi Islamist Party, ha minacciato di boicottare le elezioni, se non verranno rimandate di almeno sei mesi. Il capo del Pentagono Rumsfeld, salutando le truppe per la festa di Thanksgiving, ha detto di aspettarsi un aumento delle violenze in vista del voto. Ma il premier Allawi ha ripetuto che la data del 30 gennaio è fissata e verrà rispettata. La caccia alla guerriglia si sposta nel «triangolo della morte», un'area a Sud di Baghdad Ucciso un diplomatico americano appena fuori della superprotetta Linea Verde nella capitale Postazione americana alla periferia di Falluja tiene sotto il fuoco un gruppo di ribelli

Persone citate: Allawi, Daoud, James Mouen, Kassim Daoud, Musab Zarqawi, Rumsfeld, Zarqawi