Barroso difende il Patto: no a una revisione radicale di Enrico Singer
Barroso difende il Patto: no a una revisione radicale IL CONFRONTO CHIESTO DAL PREMIER ITALIANO SI SVOLGERÀ AL VERTICE DI MARZO, SOTTO LA PRESIDENZA LUSSEMBURGHESE Barroso difende il Patto: no a una revisione radicale «Sì alla flessibilità, ma nel rispetto dei princìpi» Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES «La discussione sul Patto di stabilità tra i capi di Stato e di governo dell'Unione ci sarà a marzo, nel primo vertice europeo che si terrà sotto la prossima presidenza del Lussemburgo. E' quello che ha chiesto Berlusconi e noi siamo d'accordo». Frits Kemperman, il portavoce dell'attuale presidenza olandese della Uè, spiega che il primo ministro Jan Peter Balkenende, dopo avere ricevuto la lunga lettera da Roma, ne ha subito parlato con il lussemburghese Jean-Claude Juncker e che il calendario degli appuntamenti, ormai, è fissato. Compreso quello tecnico che ci sarà all'inizio di gennaio nella riunione dell'Ecofin e che potrebbe rivelarsi decisivo per le sorti del negoziato e per i tempi di un'intesa. Tra meno di un mese, invece, nel vertice di Bruxelles del 16 e 17 dicembre, il capitolo della reinterpretazione delle regole di Maastricht non sarà all'ordine del giorno. Se Berlusconi vorrà evocarlo - come ha annunciato nella sua lettera - potrà farlo, naturalmente. Ma non sarà quello il momento della discussione formale. Balkenende, così, accoglie i suggerimenti italiani e li gira, però, al suo successore Juncker che è stato appena nominato «mister euro» nell'ultimo Consiglio europeo del 4 e 5 novembre e che è anche uno dei pochi leader in carica nella Uè che, per il suo Paese, ha partecipato a tutti i negoziati che hanno portato alla nascita del Patto di stabilità. Questa scelta - sia pure non in modo ufficiale come adesso - era stata già fatta e l'Olanda, in fondo, ne è ben febee perché potrà muoversi nella trattativa difendendo le sue posizioni senza essere costretta a giocare il ruolo di mediazione che spetta alla presidenza di turno. E di questo è contento soprattutto il «duro» ministro delle Finanze dell'Aja, Gerrit Zalm. Perché al di là dei tempi quello che conta è la sostanza delle novità che entreranno nel! applicazione del Patto. E su questo le posizioni sono ancora mol¬ to lontane. Il presidente della Commissione, Manuel Barroso, si è schierato ieri nel fronte di chi è contrario a una «revisione fondamentale» dei parametri di Maastricht: il tetto del 3 per cento di deficit e il rapporto del 60 per cento tra lo stock di debito e il prodotto nazionale lordo. Toccare quelle regole «non sarebbe utile per la credibibtà del Patto», ha detto Barroso. «Non ho letto la lettera che Berlusconi ha inviato, ma noi siamo pronti a lavorare con gli Stati membri per arrivare alla necessaria flessibihtà soltanto nel rispetto dei grandi principi». Il presidente della Commissione, insomma, sposa in pieno la linea del suo commissario agh Affari economici, JoaquinAlmunia. «Sappiamo che il Patto è di crescita oltre che di stabilità. Ma il primo contributo alla crescita è avere bassi tassi di interesse e un euro credibile», ha detto ancora Barroso che ha voluto ricordare, poi, che il Patto è stato inserito anche nella Costituzione «firmata proprio a Roma in una cerimonia indimenticabile». In realtà, e questo lo ha ammesso anche Manuel Barroso, «nessuno Stato ha chiesto la revisione del Patto». Il problema-chiave è stabilire i confini della flessibihtà possibile. E, allo stato del negoziato, l'Italia appare isolata sulle due ipotesi che più le stanno a cuore. Zalm, al termine dell'Ecofin della scorsa settimana, si è dichiarato contrario allo scorporo delle spese per investimenti, ricerca e difesa dal computo del deficit. E alla richiesta di non prendere in maggiore considerazione la massa del debito nelle procedure di sorveghanza dei bilanci si è opposto Ahnunia. La strada di un compromesso si presenta ancora lunga. Il neocommissario Franco Frattini, da parte sua, ha invitato a «mettere l'accento sulla qualità della spesa e dell'investimento» e a concentrarsi in particolare sulla competitività dell'economia europea. «Ogni rigidità sarebbe sbagliata», ha detto Frattini, perché «ima spesa di qualità non è ima spesa, ma un ritomo positivo e per questo va incoraggiata». Il dibattito è aperto. Il presidente della Commissione europea Barroso con il commissario italiano Franco Frattini
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