Il gip: «Blasi partecipò alle nozze della figlia di un boss mafioso» di Fulvio Milone

Il gip: «Blasi partecipò alle nozze della figlia di un boss mafioso» PER I GIUDICI POTENZA E' UNA CITTA DOMINATA DAL MALAFFARE Il gip: «Blasi partecipò alle nozze della figlia di un boss mafioso» Audizione del deputato di Forza Italia alla Giunta per le autorizzazioni a procedere: «Assurdo collegarmi a qualsiasi associazione criminale» Fulvio Milone Inviato a POTENZA Una «lobby affaristico-mafiosa» diretta da un boss della malavita. Renato Martorano, per il quale la politica non aveva colore se non quello delle banconote. Dalle 773 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare contro i 51 personaggi della Potenza che conta finiti in manette per lo scandalo degli appalti truccati, emerge il quadro desolante, e chissà quanto realistico, di una città dominata dal malaffare, preda di una banda di criminali che godevano della copertura dì pubblici amministratori e parlamentari: senza distinzioni dì partito, né di schieramento politico. Il gip Alberto lannuzzi parla senza mezzi termini, ad esempio, di «stretti rapporti esìstenti fra Martorano e Gianfranco Blasi (deputato di Forza Italia per il quale è stato chie¬ sto l'arresto alla Camera per associazione a delinquere di stampo mafioso, ndr) e, seppure in modo meno rilevante fra, lo stesso Martorano e Antonio Luongo (parlsmentare Ds che risulta indagato nell'inchiesta, ndr)». Ieri, mentre erano in corso ì primi interrogatori, Blasi è andato a Roma per una prima audizione davanti alla Giunta per le autorizzazioni a procedere. «Non ho chiesto alcuno sconto, mi sono posto a disposizione dei colleghi deputati - ha detto -. Ma il solo pensare che il mio nome possa essere collegato ad associazioni criminali, che si chiamino mafia o camorra o in qualsiasi altro modo, mi fa sanguinare la coscienza». Aggiunge il deputato: «E' singolare che su di me indaghi un magistrato a proposito del quale sono intervenuto tempo fa per sollecitare al ministero della Giustizia e al Csm un'ispezione». Ma il giudice è durissimo con Blasi e gli altri polìtici. Spiega che la loro complicità nell'aggiudicazione degli appalti a ditte collegate alla 'ndrangheta calabrese e alla camorra napoletana aveva precìse contropartite: il «tornaconto personale e politico» dei «due menzionati parlamentari» era consistente, «sìa in termini squisitamente economici (in particolare attraverso generosi contributi elettorali...), sia sotto forma dì consensi elettorali, sia ancora in termini di immancabile e inesorabile richiesta dì assunzioni a imprenditori e a soggetti legati a Martorano». Dì certo c'è che Blasi risulta essere un vecchio amico del boss e dei suoi gregari. Lo dimostra, fra l'altro, il fatto che il deputato partecipò il 2 settembre 2000, quando era ancora consigliere regionale, alla festa per il matrimonio della figlia di Pio Albano, anch'agli arrestato, elemento di spicco del clan Martorano. Ma Blasi non ci sta: ammette di essere stato presente al banchetto, ma solo «per un atto dì cortesìa verso le famiglie degli sposi che conoscevo entrambe». Il meccanismo «politico-affaristìco-malavitoso», sostiene il giudice, è ben lubrificato. Gli imprenditori al telefono parla- no dì «polizze» per indicare gli accordi sugli appalti, e accettano di pagare tangenti ai clan pari al 30 per cento dell'importo: «Il 30, punto e basta», dice il titolare di una ditta. E il caso dell'appalto per la pulizia all' Asl 4 di Matera, bandito quattro anni fa, è secondo il gip emblematico della complicità dei politici. Alla gara partecipa la ditta «2 ENNE» di Antonino Garramone, consigbere comunale di Forza Italia a Potenza, anche lui arrestato: è lo stesso che tenterà in un'altra occasione di aggiudicarsi il servizio di pulizia della Camera dei deputati, un affare da 300 miliardi di lire l'anno che, però, non andrà mai in pòrto. Garramone, come si evince da decine di intercettazioni telefoniche, non esita a rivolgersi per una raccomandazione ai «nemici politici», ai Ds, a quell'epoca ancora Pds. Chiama un'infinità di volte Giovanni Petruzzi e Giuseppe Sonnessa, della segreteria del partito, per chiedere l'intervento di Antonio Luongo e del presidente della giunta regionale lucana Filippo Bubbico, anch'egli indagato nell'inchiesta. La «2 ENNE» è in difficoltà, è stata estromessa dalla gara, e Garramone tenta prender tempo tentando di fare invalidare la procedura. Nel frattempo fa pressing sui politici. Petruzzi lo rassicura: «Ho parlato con Antonio e mi ha detto che ora, immediatamente, parlava con Bubbico». L'appalto sfumerà, ma l'imprenditore se ne assicurerà un altro sia pure di minore importo. Il 2 maggio, Garramone telefona al suo avvocato per concordare «le modalità per versare un contributo elettorale in favore dell'onorevole Antonio Luongo». Poi arrivano le richieste di assunzione da parte dei politici. Il 3 dicembre 2001 Petruzzi dice a Garramone «di essere stato incaricato di dargli i dati di due persone da impiegare a Matera». Garramone rilancia alzando la posta: «Chiarisce a Petruzzi che la «2 ENNE» è disposta ad assumere anche 25 persone - scrive il gip -, però è necessario che l'ente appaltante avanzi una richiesta di prestazioni aggiuntive». Secondo l'accusa il meccanismo «politico affaristico-malavitoso» prevedeva tangenti del 30oZo per gli appalti Ipotizzato l'intervento di Antonio Luongo (Ds) dopo una gara non andata a buon fine per il servizio di pulizia della Camera dei deputati Gianfranco Blasi ÌM I palazzo di giustizia di Potenza

Luoghi citati: Matera, Potenza, Roma