«Su Stato e Islam serve una legge»

«Su Stato e Islam serve una legge» PISANU LA CHIEDE, LEGA CONTRARIA «Su Stato e Islam serve una legge» ROMA. Sì all'integrazione sociale, no a quella culturale. E poi coraggio nell'intraprendere la strada della piena libertà religiosa, «superando la dimensione della mera tolleranza». E' questa la via maestra per il dialogo tra Stato e Islam, che è «auspicabile in un sistema concordatario come il nostro», ma diventerebbe anche «una delle armi più potenti per sconfiggere il terrorismo». Il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, offre le sue indicazioni al Parlamento nella delicatissima questione di come trattare la questione islamica. In materia di Islam, la moderazione del ministro è nota, specie se confrontata ad alcune posizioni molto più aspre nell'ambito del centrodestra, leghiste e non solo. Pisanu resta invece convinto che un'immagine dialogante dello Stato è il modo migbore per controbattere la propaganda fondamentalista. L'ha confermata anche ieri: «In questa battaglia i musulmani pacifici sono nostri alleati naturali: dobbiamo perciò creare le condizioni più favorevoli al consolidarsi di un Islam italiano, di una comunità non chiusa in se stessa e potenzialmente ostile, ma, al contrario, aperta al dialogo, sia con le istituzioni pubbbche, centrali e locali, sia con le altre confessioni religiose». Il problema dell'Islam italiano, però, e la difficoltà per il momento insormontabile di un concordato con lo Stato italiano, è che si tratta di una religione assolutamente decentralizzata, e senza clero. «La mancanza di un'organizzazione che indichi con certezza un organo esponenziale della collettività dei musulmani d'Italia, non permette oggi di realizzare l'intesa con questa confessione religiosa». D'altra parte il vuoto legislativo è un problema nel problema. «Per la crescente quantità di musulmani presenti in Italia - dice Pisanu - e per il rischio terrorismo, o meglio, come ho cercato più volte di chiarire, per i rischi che derivano dalla scelta del terrorismo intemazionale di strumentalizzare l'Islam a fini di proselitismo e di lotta politica violenta per la conquista del potere». Per quanto riguarda il contrasto dei terroristi, rassicura Pisanu, ci pensa il sistema di sicurezza, polizia e servizi segreti. «Escludo che una legge sulla libertà rehgiosa possa essere la sede idonea per affrontare il problema». Per contrastare la propaganda, invece, una legge che regoli le confessioni religiose, specie quelle che non riescono a stipulare un concordato, sarebbe ottima. Ecco dunque che il ministro Pisanu invita tutti a lasciarsi le diffidenze alle spalle e a procedere: valorizzando le diversità culturali e religiose, e «procedendo con prudenza, ma senza cedere alla pur comprensibile paura del nuovo. Personalmente resto convinto che la paura, come il sonno della ragione, genera mostri. Una legge sulla libertà religiosa che cedesse su questo terreno, o perdesse di vista la tutela dei valori fondamentali della nostra comunità nazionale, negherebbe se stessa». Ma come dovrebbe essere la legge che verrà? «Penso che possiamo aspettarci un insieme di principi e regole per i comportamenti individuali e collettivi nei quali si esprime la coscienza dei singoli in materia religiosa. Ma principi e regole coerenti con i valori della nostro Costituzione e con le convenzioni intemazionali». Di diverso avviso, ovviamente, la Lega Nord. Questa legge «non ce la chiede nessuno sul territorio. I nostri elettori non la vogliono», ha detto Federico Bricolo, vice capogruppo del Carroccio alla Camera. «E dopo l'intervento del ministro Pisanu siamo ancora più contrari». [fra.gri.]

Persone citate: Federico Bricolo, Giuseppe Pisanu, Pisanu

Luoghi citati: Italia, Roma