In lizza a fine gennaio 156 partiti di Paolo Mastrolilli

In lizza a fine gennaio 156 partiti MA SECONDO UN RECENTE SONDAGGIO NESSUNO GODE DI GRANDE REPUTAZIONE TRA LA GENTE In lizza a fine gennaio 156 partiti Paolo Mastrolilli NEW YORK Una lista di 156 partiti, sistema proporzionale, e coalizioni difficili da costruire. Non è il panorama politico dell'Italia di qualche decennio fa, ma llraq dell'anno 2005. Secondo la Independent Electoral Commission (lec), ossia la commissione incaricata di gestire il voto in programma il 30 gennaio, in origine i partiti che avevano presentato la domanda erano 212. Ma 56 di questi non hanno soddisfatto i criteri basilari d'iscrizione, e quindi sono stati esclusi. «Tutto ciò - ha detto il portavoce delllec, Farid Ayar - è meraviglioso. Abbiamo così tanti partiti, e eoa tante persone che vogliono partecipare». Il vertice di Sharm el Sheik ha confermato ieri l'appoggio intemazionale per le elezioni, anche se l'Egitto e la Giordania hanno sollevato dubbi sulla possibilità di tenerle davvero alla fine di gennaio. 11 Cairo e Amman volevano proporre un rinvio, ma secondo il segretario di Stato americano Powell l'idea non è stata neppure discussa. La preoccupazione per le violenze resta, così come quella per il boicottaggio minacciato dalla comunità sunnita, che incrinerebbe la credibilità e la rappresentatività nazionale dei risultati. Ma i preparativi della lec continuano, e se la partecipazione è un metro del successo della democrazia, la data del 30 gennaio potrebbe passare alla storia del Medio Oriente. In palio ci sono i 275 posti dell'Assemblea Nazionale, che dovrà scrivere la nuova Costituzione. Se la legge fondamentale verrà approvata in tempo, a dicembre del 2005 dovrebbero tenersi altre elezioni, per scegliere stavolta il primo governo democratico. Il sistema selezionato per il voto prevede che ogni partito consegni una lista con i suoi candidati: i seggi, poi, verranno assegnati in proporzione diretta ai consensi ottenuti. In sostanza, chi prende il 10*56 dei voti riceve anche il 10% dei posti I seggi saranno distribuiti a partire daTvertice di ogni lista, e quindi sono già in corso le grandi manovre dei candidati per essere piazzati più in alto possibile. I partiti possono unirsi in coalizioni, per massimizzare i loro risultati, ma le alleanze devono essere notificate alla lec entro fine novembre. Tra le formazioni più conosciute, per quanto possano essere noti i nuovi gruppi politici, ci sono llraqi National Accord del premier lyad Allawi, l'Independent Democratic Movement dì Adnan Pachachi, l'Islamic Dawa Party in Iraq del vice presidente Ibrahim Jaafari, il Kurdistan Democratic Party di Massoud Barzani, la Patriotic Union of Kurdistan di Jalal al-Talahani, il Supreme Council for Islaniic Revolution in Iraq di Abdel Aziz al-Hakim, e llraqi's Party del presidente Ghazi al-Yawer. E' stato iscritto anche l'Iraqi National Congress di Ahmed Chalabi, l'ex politico prediletto del Pentagono, che adesso sta lavorando ad un'alleanza benedetta dall'Iran con il leader religioso sciita ribelle Muqtada al Sadr. Proprio ieri al Sadr è tornato a criticare il governo, dicendo che non sta rispettando gli accordi presi con lui alla fine della doppia rivolta di Najaf. Il vero leader degli sciiti, l'ayatollah al Sistani, sta spingendo per costruire un fronte unico del suo gruppo, ma per ora il partito Dawa e il Supreme Council for Islamic Revolution in Iraq non hanno aderito. Non ci sono più i socialisti del Baath, ma nelle pieghe della lista si trova anche llraqi Communist Party di Hamid Majid Mousa. Difficile capire chi fra questi 156 partiti abbia davvero consenso nella popolazione. Secondo un sondaggio condotto ad ottobre dalTIntemational Republican Institute, nessuno è avanti e nessuno gode di grande reputazione.