Da Sharm el-Sheìkh un «sì» globale alle elezioni in Iraq di Maurizio Molinari

Da Sharm el-Sheìkh un «sì» globale alle elezioni in Iraq APPROVATO IL DOCUMENTO FINALE IN 14 PUNTI Da Sharm el-Sheìkh un «sì» globale alle elezioni in Iraq Baghdad chiede più truppe straniere per garantire il voto. Francia Siria e Iran non ottengono una data per il ritiro della coalizione Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Il summit di Sharm el Sheikh ha approvato la dichiarazione a sostegno delle elezioni in Iraq e Baghdad chiede alla comunità intemazionale di far seguire alle parole i fatti, inviando più truppe per garantire la sicurezza del voto del 30 gennaio. I 14 punti del documento finale varato dalla conferenza intemazionale sul Mar Rosso, alla quale hanno preso parte venti nazioni, incluse tutte quelle confinanti con l'Iraq, garantiscono un ampio sostegno politico alle elezioni previste dalla risoluzione 1546 dell'Onu, ponendo come unica richiesta al governo ad interim di lyad Allawi di convocare un incontro a Baghdad con tutti gli esponenti delle opposizioni. Forte del risultato ottenuto, il ministro degli Esteri iracheno, Hosyar Zebari, ha lanciato da Sharm el Sheikh un appello a «contribuire al più presto alla forza multi¬ nazionale per aiutare a garantire le condizioni di sicurezza necessarie per il voto e la stabilizzazione del Paese», affinché «tutti gli iracheni abbiano la possibilità di andare alle urne». L'auspicio di Zebari è che l'arrivo di più truppe consenta anche il ritorno del personale delle Nazioni Unite, necessario per l'organizzazione del voto. Proprio il timore di violenze durante le elezioni aveva spinto ima delegazione delle opposizioni irachene a chiedere al summit il rinvio della consultazione e alcuni Paesi arabi - incluso l'Egitto, ospite dei lavori - avevano mostrato attenzione per questa ipotesi. Alla fine, però, a prevalere è stato il consenso sull'impegno a «rispettare la data fissata per impedire ai terroristi di ottenere un successo», come ha sottolineato Zebari. Ciò che Washington e Baghdad più cercavano dal summit era il consenso dei Paesi confinanti - Turchia, Giorda¬ nia, Iran, Arabia saudita e Kuwait - per le elezioni, sul modello di quanto già avvenuto in occasione della transizione politica in Afghanistan. Questo risultato è stato ottenuto e il ministro degli Esteri iraniano, Kamal Kharrazi, lo ha sottolineato auspicando una «forte affluenza alle urne». Tanto Teheran quanto Damasco hanno però voluto mettere a verbale i propri distinguo dall'intesa raggiunta sull'Iraq, ribadendo la contrarietà alla guerra avvenuta. Il ministro degli Esteri siriano, Faruk alSharaa, ha condannato senza mezzi termini «l'uccisione di civili e il bombardamento di città e villaggi» da parte delle forze americane e Kharrazi ha usato espressioni simili, aggiungendo però una condanna della guerriglia «perché i suoi attentati non fanno che prolungare la presenza delle truppe straniere». Teheran e Damasco avrebbero voluto, assieme a Parigi, includere nel testo una scadenza per la presenza delle forze della coalizione, ma la proposta non è passata. Dietro le quinte il ministro iraniano è stato uno dei protagonisti del summit, unendo il sostegno alla transizione alle critiche all'operato di Washington e fermandosi a parlare durante là cena di lunedì - con il Segretario di Stato americano, Colin Powell, che ha poi parlato di una «conversazione educata». Nessuno dei due ministri ha rotto il riserbo sugli argo¬ menti trattati ma l'incontro, seppur informale, lascia intendere che Washington e Teheran dialogano, nonostante le tensioni sul nucleare iraniano. Prima di ripartire Powell ha invece voluto rendere pubbliche le pressioni in atto su Damasco affinché ostacoli l'afflusso di uomini e anni alla guerriglia che opera nelle regioni sunnite: «I siriani recentemente hanno compiuto alcuni passi ma possono fare molto dì più. Gli Stati confinanti devono intensificare la cooperazione per il controllo delle frontiere irachene». Al termine dei lavori il Segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha incontrato Powell, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e l'Alto rappresentante europeo Javier Solana per discutere delle elezioni palestinesi in calendario il 9 gennaio. «Abbiamo di fronte l'opportunità di portare avanti il processo iniziato con la Road Map - ha detto Annan lasciando trapelare un cauto ottimismo - e riteniamo che anche il governo di Israele sia pronto a farlo». DisBMaigaBsmi 4^SOVRANITÀ Riaffermata la sovranità, I l'indipendenza politica, l'integrità territoriale e l'unità nazionale dell'Iraq. Tutte le parti interessate devono contribuire alla stabilità dei Paese: importanti le relazioni di buon vicinato e di non ingerenza VIOLENZA Condanna a tutti i sequestri e gli omicidi. Gli elementi contrari alla violenza si impegnino nel processo politico ed elettorale. Evitare la violenza contro i civili ^ «3^ RICOSTRUZIONE j^ L'assistenza umanitaria . I i ha un ruolo essenziale per la ricostruzione. Questione cruciale è anche la riduzione del debito ONU Le Nazioni Unite devono avere un ruolo dirigente come stipulato nella risoluzione 1546 dei 9 giugno 2004 ;^^| GOVERNO Wffft AD INTERIM I Continui il processo politico: elezioni generali, assemblea di transizione, nuova costituzione e nuovo governo entro la fine del 2005 FORZA MUITINAZIONALE J II mandato non è a tempo indeterminato e deve concludersi in conformità con la risoluzione 1546 o con il completamento del processo politico ""^1 CU UOMINI 4fc DI SADDAM f ,,J È necessario giudicare i responsabili dell'ex regime che hanno commesso crimini contro l'Iraq, l'Iran e la comunità internazionale Il Segretario di Stato americano Colin Powell ieri al vertice di Sharm el-Sheikh sull'Iraq