Palestina e Iraq, il canto del cigno di Powell di Maurizio Molinari

Palestina e Iraq, il canto del cigno di Powell SBLOCCO DELLE TRATTATIVE CON ISRAELE E VOTO A BAGHDAD Palestina e Iraq, il canto del cigno di Powell Due successi a Sharm el-Sheikh Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Primo accordo alla conferenza intemazionale di Sharm elSheik sul voto in Iraq e aperture israeliane alle richieste palestinesi di elezioni nei Territori: la missione del Segretario di Stato, Colin Powell, è iniziata con due passi avanti verso l'obiettivo dell'Amministrazione Bush di trasformare le elezioni irachene e palestinesi nei primi tasselli di un nuovo assetto geopolitico del Medio Oriente. E' stato lo stesso itinerario di Powell a disegnare il comune approccio di Washington al voto palestinese (9 gennaio) e iracheno (30 gennaio). Nella mattinata di ieri Powell si è recato nell'ufficio del premier israeliano, Ariel Sharon, facendogli presente che «i palestinesi hanno delle attese in merito alle scelte di Israele sulle elezioni» e chiedendo di inviare segnali chiari di collaborazione e apertura. Sharon non si è tirato indietro e ha risposto compiendo due passi: anche i palestinesi residenti a Gerusalemme Est potranno votare - a differenza di quanto avvenne nelle consultazioni del 1996, quando era consentito solo il voto per posta - e Israele è pronta a riaprire il dialogo con i palestinesi sui temi della sicurezza, ovvero a discutere i dettagli di un eventuale ridispiegamento delle truppe in Cisgiordania e Gaza in coincidenza con il voto. Subito dopo Powell è volato a Gerico, dove all'incontro con i leader palestinesi è seguito l'annuncio da parte di Al Fatali che il proprio candidato alla presidenza sarà Mohammed Abbas (Abu Mazen), ovvero l'ex premier cui Washington guarda con attenzione in ragione dell'intesa personale avuta con il presidente George Bush e Sharon in occasione del summit trilaterale che ebbe luogo ad Aqaba nel 2003. Non a caso Powell a Gerico ha ribadito i cardini proprio dell'accordo di Aqaba: lo Stato di Palestina per nascere ha bisogno di leader determinati a realizzare riforme democratiche e a condurre la lotta contro il terrorismo. Conclusa la spola fra Israele e Territori palestinesi, il Segretario di Stato è arrivato in serata a Shar el-Sheik, in Egitto, dove ad accoglierlo ha trovato l'intesa raggiunta al tavolo della conferenza internazionale sulla bozza di dichiarazione preparata dal Cairo per sostenere le elezioni in Iraq. I primi Paesi a discutere il testo sono stati quelli confinanti con l'Iraq - Giordania, Turchia, Iran, Kuwait e Arabia Saudita oltre all'Egitto padrone di casa - e la dichiarazione in 14 punti non ha incontrato resistenze. Il testo si richiama alla risoluzione 1546 dell'Onu sul passaggio dei poteri a Baghdad, legittimando il governo ad interim di lyad Allawi, e affida alle Nazioni Unite un «ruolo guida» nella fase di transizione politica che inizierà con le elezioni di gennaio e si concluderà a fine 2005 con l'adozione della nuova Costituzione. II sostegno alle elezioni è nei punti, 4 e 5, lì dove si chiede a «tutti gli elementi contrari alla violenza di impegnarsi nel processo politico» e si incoraggia il governo ad interim a «continuare il processo per stabilire la democrazia». In questa cornice viene formulata ad Allawi una richiesta chiara: «Riunire il più presto possibile, prima delle elezioni, tutte le parti politiche e i rappresentanti della società civile» alfine di evitare che singole organizzazioni o gruppi possano rimanere esclusi dalla «transizione verso la democrazia». Includendo questo paragrafo, la Conferenza ha voluto esprimere comprensione per la protesta dei gruppi di opposizione ad Allawi che, giunti a Sharm el-Sheik con una delegazione di undici persone, hanno fatto appello alla Lega Araba e alle Nazioni Unite affinché le elezioni siano rinviate per evitare di «escludere le aree sunnite del Nord, dove mancano ancora le garanzie di sicurezza». Mazher El Deleimi, capo della delegazione degli oppositori, ha avuto parole dure nei confronti delle truppe americane, accusandole di «atti che fanno scaturire la violenza dei terroristi». Il timore della diserzione delle urne da parte dei sunniti preoccupa numerose capitali arabe e Allawi dovrà tenerne conto nelle dieci settimane che mancano al voto. Se la richiesta ad Allawi di dialogare con le opposizioni è frutto dell'intervento delle feluche di Parigi, sono stati invece gli americani a chiedere e ottenere che la dichiarazione contenga un esplicito richiamo al «buon vicinato» e alla «non ingerenza» riferito ai Paesi confinanti, ai quali si chiede di «prendere tutte le misure per contribuire alla stabilità dell'Iraq, impedendo il transito di teiroristi, armi e finanziamenti». Nel testo ha trovato spazio al punto 13 - anche il sostegno ai processi nei confronti di «chi ha commesso crimini contro l'Iraq». E questo apre la strada al giudizio del deposto Raìss Saddam Hussein. Militari egiziani schierati intorno alla sede del vertice a Sharm el-Sheikh CINA W Cuangya (ara Gnu) ALGERIA Abdelaziz Belkhadem (min. Esteri) TUNISIA Abdelbaki Hemassi (min. Esteri) ARABIA SAUDITA Principe Saud al-Faisai (min. Esteri) SIRIA Farouq al-Shara (min. Esteri) EGITTO Ahmed AGheit (min. Esteri) 8AHRE1N IRAN Kamal Kharraii (min. Esteri) della conferenza islamica) Abdelouàhed Beìkezk fcesitarìo generale) LEGA ARABA Amr Moussa (segretario generale) GIORDANIA HanlMulki (min. Esteri) TURCHIA dullah ùl (min. Esteri) ONU Kofi Anhan UNIONE EUROPEA Javier Solana (Alto rappresentante per la politica estera) USA^ Colin Powell (segretario aitato) CANADA Pfef» Pettigrew (min. Esteri) ITALIA Gianfranco Finì (min. Esteri) GERMANIA FRANCIA Joschka Fischer Michel Barnier (min. Esteri) (min. Esteri) N BRETAGNA Jack Straw (min. Esteri) CAPPONE Nobutaka Machimura (min. Esteri) RUSSIA Serghiei Lavrov (min. Esteri) KUWAIT Rashid Aal-Nua! (min. Esteri)