L'affascinante enigma dei Depeche Mode di Bruno Ruffilli

L'affascinante enigma dei Depeche Mode L'affascinante enigma dei Depeche Mode Bruno Ruffilli DAL punto di vista commerciale, il nuovo album dei Depeche Mode è un enigma: sarebbe doppio, però è disponiiile in versione singola o addirittura tripla (prossimamente uscirà anche un cofanetto con sei dischi in vinile). Vi sono raccolti alcuni, parecchi o quasi tutti i remix che Bave Gahan e compagni hanno realizzato in ventiquattro anni di carriera. Nessun brano nuovo, insomma, eppure «Remixes 81-04» è da qualche settimana nella top ten, e addirittura ha riportato in classifica una vecchia antologia dei Depeche Mode pubblicata sei anni fa. Quando il loro primo brano, «Photographic», fu pubblicato in una compilation, erano una delle tante band new romantic, tutto look e spray per capelli. Dal 1980 ad oggi, i ragazzi di Basildon, Inghilterra, sono diventati gli eredi legittimi dei Kraftwerk, declinando l'elettronica nei tempi e nei modi del rock. Hanno fatto a meno prima di Vince Clarke (che ha fondato Yazoo ed Erasure) e poi di Alan Wilder (ora mente dei Recoil). Sono stati ospiti di Mike Bongiomo e hanno suonato davanti a decine di migliaia di persone. Senza mai perdere un certo fascino oscuro, una vena malinconica nei testi e quelle pose da star fatte apposta per alimentare le leggende: così, dopo quattordici album e cinquanta milioni di copie vendute, sono la più famosa cult band del pianeta, con schiere di fans fedelissimi e ammiratori entusiasti anche tra i musicisti. Su tutti, Marilyn Manson (che ha appena registrato una cover di «Personal Jesus») e Nine Inch Nails. Lo scorso anno, l'uscita contemporanea dei due album solisti di Gahan e di Martin Gore, accompagnata da dichiarazioni non proprio amichevoli, aveva fatto supporre che la fine della band fosse prossima. Forse per questo, la Mute ristampò in tutta fretta tre rari cofanetti con tutti i singoli e ripubblicò in dvd «101», doppio album dal vivo risalente al 1989. Ora, dopo l'ennesimo Dvd (assai bello, però: è il «Devotional Tour» del 1993), ecco la raccolta di remix e un nuovo singolo. Che poi è ima delle loro canzoni più belle e più giustamente famose: «Enjoy The Silence», pubblicata per la prima volta nel 1991 e già allora entrata in classifica in mezzo mondo. Mike Shinoda dei Linkin' Park ne ha accentuato il lato epico, portandola ad un passo dal kitsch, ne ha modifi- cato la struttura fino a farla sembrare una canzone dei Nirvana, ma non ne ha intaccato l'alchimia miracolosa di malinconia e aggressività, di rock ed elettronica che la rendono un piccolo capolavoro pop. Ma «Remix 81-04» offre anche altre perle: «Halo», per esempio, cui Goldfrapp aggiunge una specie di arpa e un mare di sospiri, inventandosi pure un duetto virtuale con Gahan. Oppure «Home», che gli Air trasformano in un brano che sarebbe stato perfetto su «Moon Safari». Ancora, «Barrel Of A Gun», rielaborata dagli Underworld come fosse ima nuova «Bom Slippy» (quella di «Trainspotting»). Insomma, le canzoni sono solo un pretesto da cui i remixers partono per esprimere la loro visione dei Depeche Mode. Nei casi migliori, gli originali acquistano una profondità inedita, svelano parentele inaspettate («Personal Jesus», manipolata da Frangois Kevorkian sembra un ibrido tra Kraftwerk e Soft Celi), si riflettono trasfigurati nello specchio dei re- mixers (è il caso di «Useless», diventata praticamente un brano di Kruder fr Dorfmeister). La raccolta, specie nella versione tripla, diventa davvero una piccola storia del remix, come suggeriscono le note di copertina. All'inizio, nei primi anni Ottanta, si trattava semplicemente di allungare una canzone, dupUcando le parti strumentali; al più veniva accentuata la sezione ritmica per renderla adatta al dancefloor. Col tempo invece il remix è diventato un atto creativo in sé, capace di resuscitare camere traballanti (gli Everything but the Girl di «Missing») come di consolidare la fama di una band (basta pensare alla tante versioni dei singoli degli U2). Affidando i loro brani ad artisti di nicchia o emergenti, i Depeche Mode (ma anche Madonna e Bjòrk) hanno indicato una strada per traghettare la sperimentazione nell'universo del pop. Perché l'avanguardia può nascondersi anche dietro successi da classifica, come «Violator» e «Songs OfFaithAndDevotion». IDepecheMode

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